Inutile lavorare sodo, meglio dimenticarsi la carriera, ciò che conta è
un’eredità. A inizio del Novecento i patrimoni ereditati valevano circa il 20%
del Pil mondiale. Poi con le lotte e le conquiste sociali la percentuale si è
ridotta drasticamente. Alla fine del secolo scorso con la fine della
contrapposizione capitalismo contro comunismo, e l’avanzata del neoliberismo,
la concentrazione della ricchezza è nuovamente aumentata e oggi il valore delle
eredità è ritornato al 10% del Pil.
Esempio dinastie Rotschild e Agnelli
Chi può
spiegarcelo meglio di due rappresentanti delle principali dinastie di
ereditieri della storia? Sono i Rotschild e gli Agnelli, editori del
britannico The Economist che ha svolto un’approfondita
inchiesta sulle “ineguaglianze create dall’eredità”. Un bel mea culpa
che, se non fosse per alcune omissioni che vedremo più avanti, meriterebbe
l’indulgenza plenaria. L’inchiesta fa emergere che le eredità in Francia sono
raddoppiate dagli anni ’60. Quelle tedesche sono quasi triplicate dagli anni
’70. In Gran Bretagna sono il doppio in relazione ai guadagni dei nati negli
anni ’80 rispetto alla generazione precedente. In Italia i patrimoni ereditari
valgono il 15% del Pil nazionale.
Meno potere al reddito, più alla
ricchezza
Risultato:
diminuisce il potere del reddito ed aumenta quello della ricchezza. Le eredità
sono centrali per determinare il benessere delle famiglie. Stipendio basso e
patrimonio ereditato alto fanno la differenza con chi magari guadagna bene, ma
non ha alle spalle alcun aiuto e del fieno in cascina. Prendiamo il caso del
mercato immobiliare, ovvero dell’accesso al credito per ottenere un mutuo: se
la banca “Mamma e Papà” fosse un’azienda sarebbe tra i dieci maggiori istituti
di credito ipotecario. L’aiuto di genitori e parenti aumenta il tasso di
proprietà immobiliare tra i giovani di più di un terzo, spiega The Economist.
Banca ‘mamma e papà’
L’analisi
rileva che l’ascesa dell’eredità è dovuta principalmente a tre fattori: aumento
della ricchezza legato a una crescita economica più lenta, invecchiamento della
popolazione e calo demografico e una costante riduzione delle imposte di
successione. Economisti come Thomas Piketty, che studia da anni le dinamiche
delle diseguaglianze, fanno luce sul fattore principale per cui la maggior
parte della ricchezza derivano dalle eredità: l’accumulazione di capitale
generata dal sistema economico attuale. Nei Paesi più sviluppati le persone
aumentano i risparmi a un ritmo abbastanza costante, ma il Pil aumenta meno
rapidamente. Paesi a crescita più rapida, come gli Stati Uniti, sono meno
condizionati dall’ereditarietà rispetto a quelli più lenti, come la Germania e
l’Italia. Quando il patrimonio accumulato si trasforma in eredità e l’economia
reale non offre opportunità di crescita, le disuguaglianze aumentano.
‘Finanza etica’ e scorciatoie
E’ quello
che denunciano anche diversi Forum sulla finanza etica e l’economia
sostenibile. Ed è quello che hanno dimenticato di sottolineare gli editori
dell’Economist che amministrano i propri patrimoni (ereditati) attraverso
sistemi di concentrazione economica e un ginepraio di riduzioni ed elusioni
fiscali. La dinamica di riduzione delle imposte di successione non fa che
confermare che ai più ricchi va ancor di più, accrescendo la diseguaglianza
economica con il resto della società.
Le imposte di successione
«All’inizio
del XX secolo, le entrate derivanti dalle imposte di successione
rappresentavano una fetta considerevole delle entrate fiscali totali in America
e Gran Bretagna. Ma a partire dagli anni 2000, i politici dei diversi
schieramenti si sono fatti paladini della lotta contro le imposte. Oggi le
imposte di successione rappresentano ben meno dell’1% delle entrate governative
nei Paesi ricchi» dichiara il prof. Salvatore Morelli del “Forum Disuguaglianze
e Diversità” che ha effettuato ricerche sul tema e che lo stesso The Economist
cita come fonte. E sempre l’economista italiano ci aiuta ad osservare più da
vicino la situazione dell’Italia.
Italia la media del pollo: chi tutto
chi niente
Banca
d’Italia e Istat indicano il patrimonio netto delle famiglie a quasi 10.500
miliardi di euro. Questo corrisponderebbe a circa 175mila euro di ricchezza per
cittadino, ma in realtà sono 50mila coloro con un patrimonio medio di circa 15
milioni di euro, mentre la ricchezza pro-capite dei 25 milioni di adulti più
poveri si avvicina ai 7mila euro.
«In Italia, attualmente, i lasciti ereditari superiori ai 10 milioni di
euro generano imposte versate che valgono solo l’1% di tutto il valore del
lascito. Questo onere fiscale era di 6 volte superiore negli anni ’90, poi c’è
stata la riforma voluta fortemente da Berlusconi». La progressività
dell’imposizione fiscale, sancita dalla Costituzione, resta una chimera.
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