Visitare un carcere è sempre un’esperienza dolente. Visitare un carcere minorile lo è ancora di più, in quanto recluse dietro quelle mura ci si imbatte in una giovinezza, in un’esplosione di vita, in una pienezza di futuro e di speranza che si avvertono drammaticamente come interrotte, spezzate, mortificate, piangenti. Sono appena rientrata da una visita a un istituto penale per minorenni e l’angoscia di quelle esistenze adolescenti mi è rimasta, come ogni volta, appiccicata addosso.
Visitare un carcere minorile è
sempre un’esperienza dolente, ma in questa fase storica
lo è assai più del solito. Non dirò di che carcere si trattava: il problema è
prima di tutto sistemico e riguarda l’intera detenzione dei giovani oggi in
Italia. Camminando per i corridoi scrostati e luridi, si vedevano nelle celle i
lerci materassi di gommapiuma accatastati sugli altri letti, cosicché la sera
si potessero buttare a terra per far sdraiare quei ragazzi aggiuntivi che non
avevano trovato posto nelle brande ordinarie. Sì, perché oggi anche gli
istituti minorili sono sovraffollati, cosa
che non avevamo mai visto nella nostra quasi trentennale esperienza di monitoraggio
delle carceri.
Non poche celle avevano la luce spenta.
Pensando fossero vuote, ho scostato leggermente il blindo, la pesante porta di
ferro che si aggiunge a quella più ariosa costituita da sbarre. La poca luce
che filtrava allora dal corridoio permetteva di intravedere dei rigonfiamenti
sopra i letti, fagotti di coperte tirate a volte fin sopra
la testa. Là sotto c’erano ragazzini di quindici, sedici, diciotto anni, che
evidentemente non avevano trovato la forza o la motivazione per alzarsi,
nonostante fosse quali l’ora di pranzo. Sono copiose le dosi di psicofarmaci che vengono somministrate nelle
carceri minorili.
Tutta Europa guardava al modello italiano
di giustizia minorile come a un modello virtuoso da
seguire. Questo perché alla mera e inutile punizione, che da sola non potrà mai
bastare a far comprendere l’errore commesso, era stato capace nei decenni di
sostituire un approccio seriamente educativo, basato sul dialogo e
sull’immersione del ragazzo o della ragazza in attività significative e utili
al suo futuro, così da allontanare ogni tentazione di vita criminale. Tante
differenti misure penali vedevano i giovani immersi
nella comunità, piuttosto che rinchiusi tra quattro sbarre dove imparare la
vita sociale è ben più difficile.
Tutto questo accadeva prima dell’arrivo dell’attuale governo. Il quale
ha deciso che il recupero del minore dovesse passare in secondo piano rispetto
alla pura e semplice punizione. Sono criminali e devono pagare. Anche se tutti
gli organismi internazionali ci parlano del recupero del minore autore di
reato, anche se così si mette a rischio la sicurezza delle nostre città (prima
o poi i ragazzi usciranno e se non si è investito in recupero sociale
torneranno inevitabilmente a delinquere).
Qualche giorno fa Andrea Ostellari, sottosegretario con delega alla
giustizia minorile, durante un pubblico evento si è
vantato dell’aumento di giovani detenuti che si è prodotto dopo
il cosiddetto Decreto Caivano. Finalmente combattiamo la delinquenza minorile,
ha detto. E i risultati si vedono, ha aggiunto: oggi i detenuti negli istituti
penali per minorenni sono una volta e mezzo di più di
quelli che erano quando il governo è andato al potere. L’affermazione si
commenta da sola, nella sua miopia politica e sociale.
E quindi le carceri minorili sono sempre
più sovraffollate, i ragazzi dormono sui materassi a terra, non si riesce a
gestirli se non imbottendoli di farmaci, il sistema è allo sbando.
Nel goffo tentativo di tamponare il
problema, è stata aperta una sezione minorile all’interno di un carcere per
adulti, precisamente quello di Bologna. Settanta
ragazzi da tutta Italia che, dopo aver commesso il reato da minorenni, hanno
compiuto i diciotto anni, verranno rastrellati e portati qui, senza curarsi del
radicamento territoriale, del percorso che avevano intrapreso, del rapporto con
gli operatori. Non si era mai visto nulla di simile.
In pochi mesi è stato distrutto tutto. Oggi l’Europa ci guarderà per come
mandiamo al macero i nostri ragazzi.
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