domenica 9 marzo 2025

Se gli animali sono brutti, pochi soldi per la ricerca: così l’uomo li condanna all’estinzione - Alessandra Carta

 

La bellezza conta anche nel mondo a quattro zampe e tra gli invertebrati

 

È un classico esempio di cane che si morde la coda. Ma soprattutto un caso di condanna deciso a tavolino e senza appello: per la ricerca sugli animali brutti, che pure rischiano l’estinzione, vengono destinate pochissime risorse. Ragion per cui quelle stesse specie, la cui permanenza sulla terra è da considerarsi in bilico, sono destinate a scomparire del tutto, se non si inverte la rotta.

Il valore della bellezza applicato ai fondi per la biodiversità è stato studiato dalle Università di Hong Kong e Firenze. Con un risultato talmente sorprendente, a svantaggio degli animali non belli, che ha voluto darne eco persino il Proceedings of the national academy of sciences (Pnas), quartier generale in America, uno dei più prestigiosi giornali scientifici al mondo.

Nella lista degli animali considerati brutti ci sono salamandre, rane, pipistrelli, serpenti, lucertole e moltissimi insetti. Il motivo è che non fanno "engagement”. Cioè non tirano, non fidelizzano lettori, non creano quell’effetto “virale” che per esempio si registra con i panda. Ma anche con le farfalle, annoverate nella scarna lista di invertebrati che la scienza ama. Anche per la loro impareggiabile bellezza (ma tant’è: prima erano “solo” dei bruchi).

Il problema è che a furia di trattare gli animali alla stregua di influencer, si finirà per mettere a rischio la biodiversità del mondo. Quindi l’ecosistema. Stefano Cannicci, docente di Zoologia nell’ateneo di Firenze, è uno dei ricercatori che ha studiato l’andamento dei finanziamenti destinati alla conservazione delle specie animali e vegetali. Cannini è pure componente della Iucn, l’Unione internazionale che tutela la biodiversità. In questi giorni, in una delle tante interviste rilasciate, il professore ha spiegato al Corriere della Sera un concetto tanto basilare quando pericolosamente ignorato nella ripartizione dei fondi: «Investire su poche specie le risorse non preserva gli ecosistemi che li supportano. Che senso ha conservare un animale ma non quelli della catena alimentare che sono alla base della sua sussistenza?».

Evidentemente serve un rimescolamento delle carte. I numeri, a livello mondiale, sono a senso unico: rispetto ai 1.963 miliardi di dollari assegnati ai progetti sulla biodiversità, l’82,9 per cento viene destinato ai vertebrati, pari a 14.566 ricerche. Così dal 1992 al 2016. Gli animali più studiati, perché i più amati dal pubblico, sono stati elefanti e tartarughe. Vere e proprie specie iconiche dentro i social (ma anche fuori). Su piante e invertebrati, invece, gli stanziamenti non hanno superato il 6,6 per cento del totale.

Questi dati hanno aperto la strada anche a una seconda analisi: le specie a cui è destinato l’89,5 per cento delle risorse rappresenta appena il 6 per cento degli animali e dei vegetali presenti sulla terra. Significa che il restante 94 per cento non ha ricevuto alcun sostegno economico, sebbene rischi l’estinzione allo stesso modo.
In tutto il pianeta sono un milione le specie che non hanno la sopravvivenza garantita. E la tendenza italiana alla spesa non mostra dinamiche differenti rispetto al resto degli altri Stati. Nel nostro Paese, secondo un report di Legambiente, sono 58 gli ecosistemi fragili. Quanto ai singoli animali, nella lista rossa ci sono l'orso bruno marsicano, l'aquila del Bonelli, il capovaccaio, la pernice bianca, alcune farfalle diurne, lo stambecco alpino, i pipistrelli e particolari tipi di anatre mediterranee. Nel mondo, invece, sono a rischio estinzione il panda rosso, l’elefante asiatico, l’aye-aye (piccolo mammifero nativo del Madagascar), il banteng (bovino selvatico originario del sud-est asiatico), la balenottera azzurra, il bonobo, lo scimpanzé e il sifaka coronato, che appartiene alla famiglia dei lemuri.

L’allarme è lanciato. Adesso serve che qualcuno lo raccolga. Per davvero.

da qui

 

Nessun commento:

Posta un commento