domenica 30 marzo 2025

Scienza: il nemico numero uno per Trump - Mariano Rampini

Le sirene di allarme suonano un po’ dappertutto. Siamo forse tornati nel pieno della Seconda Guerra Mondiale quando nelle città europee lo stesso, stridulo suono annunciava l’arrivo di un bombardamento? No, per il momento ₋ solo per il momento, ahimé ₋ questo pericolo l’abbiamo scampato. Ma le sirene continuano a suonare e non occorre un orecchio particolare per capire che quegli allarmi continueranno a farsi sentire. A lungo.

Riguardano la salute di tutti, nessuno escluso, anche di coloro che fanno parte dei tanti movimenti antivax ai quali la diffusione a macchia d’olio delle “democrature” (termine non elegantissimo ma che certamente definisce ciò che accade in molti Paesi) ha concesso sempre più spazi. Quasi a premiarli del forte appoggio offerto all’avvento di movimenti e/o personaggi come quelli attualmente al governo negli Usa.

Fino dalle sue prime uscite il presidente Trump ha infatti mostrato tutto il suo livore vero quella scienza che pure ha portato gli Usa ai primi posti del mondo per quanto riguarda la ricerca.

Da questo orecchio Trump, che vorrebbe un America Ancora Grande (Maga, per intenderci: Make America Great Again), sembra proprio non sentirci e tra i primi ad avvertire il peso delle sue decisioni è stata proprio l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms o, se si preferisce World Health Organization) che si è vista tagliare dall’oggi al domani i fondi proprio dallo Stato suo principale finanziatore.

Lo ha affermato a chiare lettere il direttore generale della stessa Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Ginevra, dove ha rilevato come l’atto esecutivo di Donald Trump potrebbe costare «milioni di vite umane» impedendo di fatto l’accesso ai servizi sanitari essenziali. La decisione di stringere i cordoni della borsa (sarebbe questa la motivazione principale addotta da Trump) si rivelerebbe mortifera per una lunga serie di attività dell’Oms: nella lotta contro l’Aids, ad esempio, «potrebbe annullare 20 anni di progressi, causando più di 10 milioni di casi aggiuntivi e 3 milioni di morti correlate all’Hiv, il triplo rispetto all’anno scorso».

La scelta di Trump, secondo Ghebreyesus, andrebbe riconsiderata anche solo per non far mancare «il sostegno alla salute globale». Il direttore dell’Oms ha portato l’esempio della lotta a malattie come malaria e tubercolosi dove si registrano già «…gravi interruzioni nella fornitura di diagnostici per la malaria, farmaci e zanzariere trattate con insetticidi a causa di scorte, ritardi nella consegna o mancanza di fondi».

Già, perché al ritiro dall’Oms si aggiungono le misure sull’Usaid (l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale e dei programmi sanitari): dallo stop di tre mesi alla sua attività, fino alla chiusura del suo sito web. E la “longa manus” (forse è vero il contrario?) di Trump, Elon Musk ha annunciato l’intenzione di abolirla definitivamente.

La scure di Washington si è abbattuta anche sui Cdc, i rinomati Centers for Disease Control and Prevention (quelli che negli Usa hanno gestito la pandemia di Covid e che tengono sotto controllo la salute complessiva degli americani). Sempre nell’ottica di risparmiare sulle spese federali (da tempo messe sotto accusa da Trump e dal suo sodale Musk come “fonti di sprechi” a danno dei cittadini americani) sono in programma sostanziosi tagli al funzionamento di Medicaid, cioè del servizio sanitario americano destinato a sostenere le famiglie a basso reddito.

Una pausa radicale sulle attività chiave nei National Institutes of Health (il più grande istituto di ricerca biomedica al mondo) deriverà poi dai risparmi che l’amministrazione Trump cerca e che sarebbero diretti a sfoltire i cosiddetti costi “indiretti” quelli cioè che non ineriscono direttamente alla ricerca ma che la rendono possibile (manutenzione dei laboratori, fornitura di attrezzature e stipendi del personale amministrativo e di supporto).

L’elenco delle azioni messe in atto dal Governo Trump e dirette in qualche modo a “contenere” la spesa pubblica con l’uso della motosega, sempre nel campo della ricerca biomedica o nei programmi di assistenza medico-sanitaria, non finisce qui. Ci sono un altro paio di fatti da non dimenticare. L’amministrazione Trump senza particolari clamori ha emanato due direttive. La prima ha ripescato la «Mexico City Policy» in una versione ampliata: il provvedimento blocca qualsiasi finanziamento federale alle organizzazioni non governative per la salute che forniscano informazioni e cure relative all’aborto. Ed è arrivata anche una stretta all’Emendamento Hyde che, salvo rarissime eccezioni, proibisce l’uso di fondi federali per l’aborto. Infine, durante la sua prima settimana da Potus (president of the United States) con un ordine esecutivo – questa volta ampiamente pubblicizzato – ha concesso la grazia a 23 attivisti condannati per aver bloccato l’accesso a cliniche in cui si praticano aborti.

Veniamo adesso a uno dei personaggi più contestati del governo Trump: il segretario alla salute Robert Kennedy Jr. Prima ancora del suo insediamento un nutrito numero di scienziati aveva scritto al Senato Usa per chiedere di non ratificare la sua nomina. Perché? Kennedy Jr. è noto per le sue posizioni antivax, ed è uno dei sostenitori della creazione del virus del Covid in laboratorio destinato a non colpire cinesi ed ebrei (qui scatta una perplessità: ma l’amministrazione Trump non ha apertamente appoggiato il governo Netanyahu?). Lo stesso RKJ – Robert Kennedy Jr, – messo dinanzi alla realtà di quanto stava accadendo in Texas dove è scoppiata un’epidemia di morbillo nella Contea di Gaines (in quel luogo c’è una forte presenza di Mennoniti, il più numeroso credo anabattista che predica un ritorno alle origini della Chiesa cristiana e si tiene lontano da ciò che è “moderno”) ha finito con il minimizzare nonostante ci fossero stati più di duecento casi di morbillo e la morte di una bambina in età scolare non affetta da altre patologie (i suoi genitori, convinti no-vax, nonostante quanto accaduto alla loro figliola, hanno ribadito l’invito a tutti di non farsi vaccinare).

Va ricordato che poco meno di venti anni fa, grazie al sistema vaccinale, il morbillo era stato dichiarato non endemico negli Usa e che le tante campagne novax, spesso condotte da organizzazioni simil-religiose, hanno finito con l’abbassare notevolmente la protezione indotta dai vaccini.

Kennedy Jr. a questo proposito ha sì dichiarato i vaccini “utili” ma si è anche dichiarato favorevole alla «libertà di scelta». Se qualcuno non volesse vaccinarsi, il Governo non lo dovrebbe costringere perché i vaccini provocano decessi ogni anno e arricchiscono le case farmaceutiche (ma del ruolo economico che l’industria farmaceutica ha negli Usa che ne è stato?) anche se il vaccino antimorbillo viene somministrato in tutto il mondo da decenni e con successo.

RKJ non è nuovo a queste uscite: crede infatti alla correlazione tra autismo e vaccinazioni, una posizione oramai screditata tra gli scienziati di tutto il mondo (*). L’associazione antivaccinista Children’s Health Defence che fa capo allo stesso Kennedy Jr in una sua pubblicazione sostiene che le epidemie di morbillo siano state “create” con l’obiettivo di diffondere paure tra la popolazione. Le autorità sanitarie (quelle sulle quali ora si stende la longa manus dello stesso segretario alla Salute) sarebbero asservite alle industrie farmaceutiche e per compiacerne gli interessi userebbero sui bambini vaccini inutili e dannosi.

Ma le esternazioni di Kennedy Junior non sono finite qui: a suo dire le vitamine (chi le produce? Le stesse case farmaceutiche?) in particolare quella A potrebbero ridurre «drasticamente» la mortalità del morbillo. Se poi ci si aggiunge l’olio di fegato di merluzzo, ancora meglio. Alla faccia di qualsiasi plausibilità scientifica. Il presidente dell’associazione dei pediatri Usa interrogato in proposito ha ribadito di non conoscere nessun suo collega che avrebbe mai usato la vitamina A come cura per il morbillo.

Qui scatta la strategia che l’intera amministrazione Trump sta perseguendo: diffondere notizie false, senza nessun possibile contatto con la realtà, avvolte però in una confezione accettabile dal grande pubblico. La vitamina A, infatti, certamente non cura il morbillo, né lo previene. È però utile come coadiuvante in soggetti già malati.

Infine RKJ non ha mancato di dire la sua anche in ordine all’influenza aviaria che sta decimando gli allevamenti statunitensi. A suo dire sarebbe opportuno lasciar circolare il virus (si tratta dell’H5N) allo scopo di individuare gli esemplari di bestiame più resistenti. Un’idea strampalata oltre ogni benevola considerazione di chi l’ha espressa. Dinanzi alle dimensioni del fenomeno (più di 23 milioni di uccelli da cortile uccisi perché colpiti dal virus) rimanere ad assistere a braccia incrociate non farebbe altro che consentire al virus di mutare, magari in una forma più virulenta. E già ci sono stati casi di “salti di specie” con il passaggio del virus dai volatili ai mammiferi. Con il rischio non improbabile che si possa arrivare a una mutazione pericolosa anche per l’uomo.

 

Creare confusione

L’effetto delle azioni del governo Trump si sono immediatamente ripercosse sul mondo scientifico americano. La lettera di benvenuto ai quasi 4.000 partecipanti all’edizione 2025 del CROI (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections) sottolineava come la manifestazione stesse per svolgersi «… in un clima di tremenda apprensione e incertezza, a causa delle recenti azioni del governo degli Stati Uniti». E al momento dell’iscrizione sono state distribuite spillette da appuntarsi sui vestiti con su scritto «Io sostengo la scienza» e «Io sostengo i nostri lavoratori federali».

Si è trattato di una più che legittima reazione sia alle decisioni prese da Trump in merito ai licenziamenti in massa di dipendenti federali (per fortuna quei provvedimenti sono rimasti congelati ma pendono come una spada di Damocle sulla loro testa) sia alle numerose restrizioni applicate agli spostamenti degli stessi dipendenti che hanno di fatto impedito a molti ricercatori, medici, funzionari della sanità pubblica Usa, come di enti quali i National Institutes of Health (NIH) o i Centers for Disease Control (CDC) di partecipare al meeting.

Si tratta di organizzazioni ed enti che da decenni sono impegnati sul fronte della lotta all’Aids costretti improvvisamente, praticamente senza alcun preavviso, a fermare la loro attività: niente più comunicazioni, viaggi, meeting, niente.

È la prima volta che accade qualcosa del genere: fin dalla prima edizione del meeting nel 1993, non si era mai assistito a qualcosa di simile. Così non sono stati pochi gli interventi “esterni” proiettati sul grande schermo in cui si è sentito affermare che un taglio ai fondi per la ricerca e lo studio dell’Hiv sarebbe un disastro tale da provocare moltissimi morti

Tra questi interventi anche quello di Anthony Fauci e va sottolineata la sua vicenda: Fauci è stato al vertice dei National Institute of Allergy and Infectious Diseases dal 1984 al 2022 e il suo operato per far sì che la ricerca contro il virus Hiv non segnasse il passo è universalmente noto. Nel 2020, cioè nel pieno dell’epidemia di Covid, Trump – allora in carica per il suo primo mandato come presidente Usa – lo chiamò a far parte della task force che avrebbe dovuto fronteggiare l’emergenza. Fauci in quella veste si trovò in più di un’occasione a smentire le affermazioni strampalate di Trump che se la legò al dito. Durante l’amministrazione Biden, Fauci fu nominato «consigliere medico capo» e anche questo non andò giù a Trump.

Così Biden, prima di lasciare la Casa Bianca ha concesso la “grazia presidenziale” ad alcuni funzionari pubblici e tra questi anche ad Anthony Fauci: un modo per proteggerli da eventuali «procedimenti giudiziari ingiustificati e politicamente motivati».

Torniamo a quello che è successo a San Francisco perché l’edizione CROI del 2025 è stata anche occasione di una manifestazione collaterale tenutasi nello Yerba Buena Park. E anche lì si è respirata un’aria densa di preoccupazione per l’attacco che l’amministrazione Trump ha sferrato alla ricerca biomedica Usa. Sono riapparsi anche cartelli con lo slogan “Silence=Death” già famoso negli anni Novanta del secolo scorso.

I tagli di Trump ostacoleranno la formazione di nuovi medici e ricercatori: solo con la ricerca è stato possibile giungere agli antiretrovirali di ultima generazione che hanno assicurato a milioni di malati di Aids una vita più sicura. Ora il “congelamento” di USAID (United States Agency for International Development) e di programmi come il PEPFAR (President’s Emergency Plan for AIDS Relief) e il PMI (President’s Malaria Initiative) crea una situazione davvero paradossale e pericolosissima non solo per gli Stati Uniti ma per tutti i Paesi che di quelle ricerche e di quei fondi hanno beneficiato per il trattamento e la cura: PEPFAR, ad esempio, nell’arco degli ultimi 21 anni, ha permesso di salvare 26 milioni persone e prevenuto l’infezione di 7,8 milioni di bambini.

 

 

Il trionfo della non-scienza

Preoccupazione, timore ma anche rabbia e sconcerto perché se è vero che la premiata ditta Trump & Musk intende chiudere i cordoni della borsa del bilancio federale realizzando risparmi di 2 trilioni di dollari (qualcosa come 2mila miliardi di dollari), è anche vero che in questo modo rischiano di produrre un danno simile a un’onda lunga che colpirà non solo l’economia Usa ma anche quella mondiale.

Partiamo dalla farmaceutica, la grande colpevole di tanti complotti ai danni dei cittadini secondo i movimenti antivax così cari al “ministro” della salute Robert Kennedy Jr. Tra le maggiori industrie farmaceutiche mondiali, almeno sette sono stabilmente nei primi dieci posti e hanno casa madre in America del Nord (Eli Lilly, Johnson&Johnson, Merck, Bristol-Meyers-Squibb, Pfizer e Amgen). Se guardassimo all’elenco delle prime venti, ne troveremmo di più. Ora i tagli di Trump al funzionamento dei soli National Institutes of Health ma anche le restrizioni imposte alle comunicazioni esterne delle agenzie federali, il tetto ai finanziamenti indiretti e, soprattutto l’interruzione dei finanziamenti alla ricerca per la salute delle persone LGBTQ+ (emanano davvero un cattivo odore queste scelte contro i programmi di diversità e inclusione) mettono a repentaglio l’intero sistema di ricerca bio-medica mondiale.

Se allargassimo appena un po’ l’analisi dei “magheggi” (Maga…) trumpiani, scopriremmo che l’intero settore della ricerca sul clima è oggetto di un attacco feroce: la National Science Foundation (NSF) e la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) subiranno tagli sostanziali di bilancio e una riduzione di personale fino al 50%.

Se questo è il mattino, quello che ci attende nei prossimi quattro anni di mandato del presidente Usa, appare decisamente oscuro. Anche perché non passa giorno che attraverso un’esternazione o un’altra, il “dinamico duo” conquisti un passaggio nei quotidiani di tutto il mondo. Questo però a scapito di interi settori economici e, soprattutto del gran numero di dipendenti federali che andranno a ingrossare le fila dei disoccupati negli Usa. Senza trascurare l’impatto che la singolare politica dei dazi adottata da Trump potrebbe finire col danneggiare più gli Usa che i suoi presunti avversari. Tra i quali l’Europa verso la quale l’atteggiamento del presidente-tycoon è da subito stato quasi di dileggio. A questo proposito va ricordato che alcuni farmaci di comune prescrizione vengono prodotti in Europa. Stando ai dati sulle importazioni di fonte Fda (Food and drug administration) ci sono diversi i medicinali che provengono dal Vecchio Continente** e l’introduzione dei possibili dazi tra Usa ed Europa verrebbe a creare ulteriore confusione e a pagarne le conseguenze sarebbero proprio quei cittadini statunitensi che Trump vorrebbe invece proteggere (?).

A questo punto appare evidente che l’atteggiamento di chiusura mostrato dall’amministrazione Trump verso qualsiasi forma di progresso o di avanzamento scientifico potrebbe apire enormi opportunità a quella Europa che, secondo il presidente eletto, avrebbe da sempre “imbrogliato” gli Usa.

 

(*) nasce dalle affermazioni “pro domo sua” di tal Andrew Wakefield che nel 1998 pubblicò uno studio segnalando la possibile correlazione tra il vaccino MPR ₋ guarda caso ₋ e l’autismo. Lo studio conteneva grossolani errori metodologici e puntava a favorire le attività dello stesso Wakefield, successivamente radiato dall’Ordine dei medici inglese)

(**) https://www.reuters.com/business/healthcare-pharmaceuticals/widely-used-drugs-us-imports-list-europe-2025-03-18/?utm_source

 

da qui

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