Le sirene di allarme suonano un po’ dappertutto. Siamo forse tornati nel pieno della Seconda Guerra Mondiale quando nelle città europee lo stesso, stridulo suono annunciava l’arrivo di un bombardamento? No, per il momento ₋ solo per il momento, ahimé ₋ questo pericolo l’abbiamo scampato. Ma le sirene continuano a suonare e non occorre un orecchio particolare per capire che quegli allarmi continueranno a farsi sentire. A lungo.
Riguardano la salute di tutti, nessuno escluso, anche di coloro
che fanno parte dei tanti movimenti antivax ai quali la diffusione a macchia
d’olio delle “democrature” (termine non elegantissimo ma che certamente
definisce ciò che accade in molti Paesi) ha concesso sempre più spazi. Quasi a
premiarli del forte appoggio offerto all’avvento di movimenti e/o personaggi
come quelli attualmente al governo negli Usa.
Fino
dalle sue prime uscite il presidente Trump ha infatti mostrato tutto il suo
livore vero quella scienza che pure ha portato gli Usa ai primi posti del mondo
per quanto riguarda la ricerca.
Da
questo orecchio Trump, che vorrebbe un America Ancora Grande (Maga, per
intenderci: Make America Great Again), sembra proprio non sentirci
e tra i primi ad avvertire il peso delle sue decisioni è stata proprio l’Organizzazione
mondiale della sanità (Oms o, se si preferisce World Health
Organization) che si è vista tagliare dall’oggi al domani i fondi proprio
dallo Stato suo principale finanziatore.
Lo ha
affermato a chiare lettere il direttore generale della stessa Oms, Tedros
Adhanom Ghebreyesus nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Ginevra, dove
ha rilevato come l’atto esecutivo di Donald Trump potrebbe costare «milioni di
vite umane» impedendo di fatto l’accesso ai servizi sanitari essenziali. La
decisione di stringere i cordoni della borsa (sarebbe questa la motivazione
principale addotta da Trump) si rivelerebbe mortifera per una lunga serie di
attività dell’Oms: nella lotta contro l’Aids, ad esempio, «potrebbe
annullare 20 anni di progressi, causando più di 10 milioni di casi aggiuntivi e
3 milioni di morti correlate all’Hiv, il triplo rispetto all’anno scorso».
La
scelta di Trump, secondo Ghebreyesus, andrebbe riconsiderata anche solo per non
far mancare «il sostegno alla salute globale». Il direttore
dell’Oms ha portato l’esempio della lotta a malattie come malaria e tubercolosi
dove si registrano già «…gravi interruzioni nella fornitura di diagnostici per
la malaria, farmaci e zanzariere trattate con insetticidi a causa di scorte,
ritardi nella consegna o mancanza di fondi».
Già,
perché al ritiro dall’Oms si aggiungono le misure sull’Usaid (l’Agenzia
degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale e dei programmi
sanitari): dallo stop di tre mesi alla sua attività, fino alla chiusura del suo
sito web. E la “longa manus” (forse è vero il contrario?) di Trump, Elon Musk
ha annunciato l’intenzione di abolirla definitivamente.
La
scure di Washington si è abbattuta anche sui Cdc, i rinomati Centers
for Disease Control and Prevention (quelli che negli Usa hanno gestito
la pandemia di Covid e che tengono sotto controllo la salute complessiva degli
americani). Sempre nell’ottica di risparmiare sulle spese federali (da tempo
messe sotto accusa da Trump e dal suo sodale Musk come “fonti di sprechi” a
danno dei cittadini americani) sono in programma sostanziosi tagli al
funzionamento di Medicaid, cioè del servizio sanitario americano
destinato a sostenere le famiglie a basso reddito.
Una
pausa radicale sulle attività chiave nei National Institutes of Health (il
più grande istituto di ricerca biomedica al mondo) deriverà poi dai risparmi
che l’amministrazione Trump cerca e che sarebbero diretti a sfoltire i
cosiddetti costi “indiretti” quelli cioè che non ineriscono direttamente alla
ricerca ma che la rendono possibile (manutenzione dei laboratori, fornitura di
attrezzature e stipendi del personale amministrativo e di supporto).
L’elenco
delle azioni messe in atto dal Governo Trump e dirette in qualche modo a
“contenere” la spesa pubblica con l’uso della motosega, sempre nel campo della
ricerca biomedica o nei programmi di assistenza medico-sanitaria, non finisce
qui. Ci sono un altro paio di fatti da non dimenticare. L’amministrazione Trump
senza particolari clamori ha emanato due direttive. La prima ha ripescato la
«Mexico City Policy» in una versione ampliata: il provvedimento blocca
qualsiasi finanziamento federale alle organizzazioni non governative per la
salute che forniscano informazioni e cure relative all’aborto. Ed è arrivata
anche una stretta all’Emendamento Hyde che, salvo rarissime eccezioni,
proibisce l’uso di fondi federali per l’aborto. Infine, durante la sua prima
settimana da Potus (president of the United States) con un ordine esecutivo –
questa volta ampiamente pubblicizzato – ha concesso la grazia a 23 attivisti
condannati per aver bloccato l’accesso a cliniche in cui si praticano aborti.
Veniamo
adesso a uno dei personaggi più contestati del governo Trump: il segretario
alla salute Robert Kennedy Jr. Prima ancora del suo insediamento un nutrito
numero di scienziati aveva scritto al Senato Usa per chiedere di non ratificare
la sua nomina. Perché? Kennedy Jr. è noto per le sue posizioni antivax, ed è
uno dei sostenitori della creazione del virus del Covid in laboratorio
destinato a non colpire cinesi ed ebrei (qui scatta una perplessità: ma
l’amministrazione Trump non ha apertamente appoggiato il governo Netanyahu?).
Lo stesso RKJ – Robert Kennedy Jr, – messo dinanzi alla realtà di quanto stava
accadendo in Texas dove è scoppiata un’epidemia di morbillo nella Contea di
Gaines (in quel luogo c’è una forte presenza di Mennoniti, il più numeroso
credo anabattista che predica un ritorno alle origini della Chiesa cristiana e
si tiene lontano da ciò che è “moderno”) ha finito con il minimizzare
nonostante ci fossero stati più di duecento casi di morbillo e la morte di una
bambina in età scolare non affetta da altre patologie (i suoi genitori,
convinti no-vax, nonostante quanto accaduto alla loro figliola, hanno ribadito
l’invito a tutti di non farsi vaccinare).
Va
ricordato che poco meno di venti anni fa, grazie al sistema vaccinale, il
morbillo era stato dichiarato non endemico negli Usa e che le tante campagne
novax, spesso condotte da organizzazioni simil-religiose, hanno finito con
l’abbassare notevolmente la protezione indotta dai vaccini.
Kennedy
Jr. a questo proposito ha sì dichiarato i vaccini “utili” ma si è anche
dichiarato favorevole alla «libertà di scelta». Se qualcuno non volesse
vaccinarsi, il Governo non lo dovrebbe costringere perché i vaccini provocano
decessi ogni anno e arricchiscono le case farmaceutiche (ma del ruolo economico
che l’industria farmaceutica ha negli Usa che ne è stato?) anche se il vaccino
antimorbillo viene somministrato in tutto il mondo da decenni e con successo.
RKJ non
è nuovo a queste uscite: crede infatti alla correlazione tra autismo e
vaccinazioni, una posizione oramai screditata tra gli scienziati di tutto il
mondo (*). L’associazione antivaccinista Children’s Health Defence che
fa capo allo stesso Kennedy Jr in una sua pubblicazione sostiene che le
epidemie di morbillo siano state “create” con l’obiettivo di diffondere paure
tra la popolazione. Le autorità sanitarie (quelle sulle quali ora si stende
la longa manus dello stesso segretario alla Salute) sarebbero
asservite alle industrie farmaceutiche e per compiacerne gli interessi
userebbero sui bambini vaccini inutili e dannosi.
Ma le
esternazioni di Kennedy Junior non sono finite qui: a suo dire le vitamine (chi
le produce? Le stesse case farmaceutiche?) in particolare quella A potrebbero
ridurre «drasticamente» la mortalità del morbillo. Se poi ci si aggiunge l’olio
di fegato di merluzzo, ancora meglio. Alla faccia di qualsiasi plausibilità
scientifica. Il presidente dell’associazione dei pediatri Usa interrogato in
proposito ha ribadito di non conoscere nessun suo collega che avrebbe mai usato
la vitamina A come cura per il morbillo.
Qui
scatta la strategia che l’intera amministrazione Trump sta perseguendo:
diffondere notizie false, senza nessun possibile contatto con la realtà,
avvolte però in una confezione accettabile dal grande pubblico. La vitamina A,
infatti, certamente non cura il morbillo, né lo previene. È però utile come
coadiuvante in soggetti già malati.
Infine
RKJ non ha mancato di dire la sua anche in ordine all’influenza aviaria che sta
decimando gli allevamenti statunitensi. A suo dire sarebbe opportuno lasciar
circolare il virus (si tratta dell’H5N) allo scopo di individuare gli esemplari
di bestiame più resistenti. Un’idea strampalata oltre ogni benevola
considerazione di chi l’ha espressa. Dinanzi alle dimensioni del fenomeno (più
di 23 milioni di uccelli da cortile uccisi perché colpiti dal virus) rimanere
ad assistere a braccia incrociate non farebbe altro che consentire al virus di
mutare, magari in una forma più virulenta. E già ci sono stati casi di “salti
di specie” con il passaggio del virus dai volatili ai mammiferi. Con il rischio
non improbabile che si possa arrivare a una mutazione pericolosa anche per
l’uomo.
Creare confusione
L’effetto
delle azioni del governo Trump si sono immediatamente ripercosse sul mondo
scientifico americano. La lettera di benvenuto ai quasi 4.000 partecipanti
all’edizione 2025 del CROI (Conference on Retroviruses and
Opportunistic Infections) sottolineava come la manifestazione stesse per
svolgersi «… in un clima di tremenda apprensione e incertezza, a causa delle
recenti azioni del governo degli Stati Uniti». E al momento dell’iscrizione
sono state distribuite spillette da appuntarsi sui vestiti con su scritto «Io
sostengo la scienza» e «Io sostengo i nostri lavoratori federali».
Si è
trattato di una più che legittima reazione sia alle decisioni prese da Trump in
merito ai licenziamenti in massa di dipendenti federali (per fortuna quei
provvedimenti sono rimasti congelati ma pendono come una spada di Damocle sulla
loro testa) sia alle numerose restrizioni applicate agli spostamenti degli
stessi dipendenti che hanno di fatto impedito a molti ricercatori, medici,
funzionari della sanità pubblica Usa, come di enti quali i National
Institutes of Health (NIH) o i Centers for Disease Control (CDC)
di partecipare al meeting.
Si
tratta di organizzazioni ed enti che da decenni sono impegnati sul fronte della
lotta all’Aids costretti improvvisamente, praticamente senza alcun preavviso, a
fermare la loro attività: niente più comunicazioni, viaggi, meeting, niente.
È la
prima volta che accade qualcosa del genere: fin dalla prima edizione del
meeting nel 1993, non si era mai assistito a qualcosa di simile. Così non sono
stati pochi gli interventi “esterni” proiettati sul grande schermo in cui si è
sentito affermare che un taglio ai fondi per la ricerca e lo studio dell’Hiv
sarebbe un disastro tale da provocare moltissimi morti
Tra
questi interventi anche quello di Anthony Fauci e va sottolineata la sua
vicenda: Fauci è stato al vertice dei National Institute of Allergy and
Infectious Diseases dal 1984 al 2022 e il suo operato per far sì che
la ricerca contro il virus Hiv non segnasse il passo è universalmente noto. Nel
2020, cioè nel pieno dell’epidemia di Covid, Trump – allora in carica per il
suo primo mandato come presidente Usa – lo chiamò a far parte della task force
che avrebbe dovuto fronteggiare l’emergenza. Fauci in quella veste si trovò in
più di un’occasione a smentire le affermazioni strampalate di Trump che se la
legò al dito. Durante l’amministrazione Biden, Fauci fu nominato «consigliere
medico capo» e anche questo non andò giù a Trump.
Così
Biden, prima di lasciare la Casa Bianca ha concesso la “grazia presidenziale”
ad alcuni funzionari pubblici e tra questi anche ad Anthony Fauci: un modo per
proteggerli da eventuali «procedimenti giudiziari ingiustificati e
politicamente motivati».
Torniamo
a quello che è successo a San Francisco perché l’edizione CROI del 2025 è stata
anche occasione di una manifestazione collaterale tenutasi nello Yerba Buena
Park. E anche lì si è respirata un’aria densa di preoccupazione per l’attacco
che l’amministrazione Trump ha sferrato alla ricerca biomedica Usa. Sono
riapparsi anche cartelli con lo slogan “Silence=Death” già
famoso negli anni Novanta del secolo scorso.
I tagli
di Trump ostacoleranno la formazione di nuovi medici e ricercatori: solo con la
ricerca è stato possibile giungere agli antiretrovirali di ultima generazione
che hanno assicurato a milioni di malati di Aids una vita più sicura. Ora il
“congelamento” di USAID (United States Agency for
International Development) e di programmi come il PEPFAR (President’s
Emergency Plan for AIDS Relief) e il PMI (President’s Malaria Initiative)
crea una situazione davvero paradossale e pericolosissima non solo per gli
Stati Uniti ma per tutti i Paesi che di quelle ricerche e di quei fondi hanno
beneficiato per il trattamento e la cura: PEPFAR, ad esempio,
nell’arco degli ultimi 21 anni, ha permesso di salvare 26 milioni persone e
prevenuto l’infezione di 7,8 milioni di bambini.
Il trionfo della non-scienza
Preoccupazione,
timore ma anche rabbia e sconcerto perché se è vero che la premiata ditta Trump
& Musk intende chiudere i cordoni della borsa del bilancio federale
realizzando risparmi di 2 trilioni di dollari (qualcosa come 2mila miliardi di
dollari), è anche vero che in questo modo rischiano di produrre un danno simile
a un’onda lunga che colpirà non solo l’economia Usa ma anche quella mondiale.
Partiamo
dalla farmaceutica, la grande colpevole di tanti complotti ai danni dei
cittadini secondo i movimenti antivax così cari al “ministro” della salute
Robert Kennedy Jr. Tra le maggiori industrie farmaceutiche mondiali, almeno
sette sono stabilmente nei primi dieci posti e hanno casa madre in America del
Nord (Eli Lilly, Johnson&Johnson, Merck, Bristol-Meyers-Squibb, Pfizer e
Amgen). Se guardassimo all’elenco delle prime venti, ne troveremmo di più. Ora
i tagli di Trump al funzionamento dei soli National Institutes of
Health ma anche le restrizioni imposte alle comunicazioni esterne
delle agenzie federali, il tetto ai finanziamenti indiretti e, soprattutto
l’interruzione dei finanziamenti alla ricerca per la salute delle persone
LGBTQ+ (emanano davvero un cattivo odore queste scelte contro i programmi di
diversità e inclusione) mettono a repentaglio l’intero sistema di ricerca
bio-medica mondiale.
Se
allargassimo appena un po’ l’analisi dei “magheggi” (Maga…) trumpiani,
scopriremmo che l’intero settore della ricerca sul clima è oggetto di un
attacco feroce: la National Science Foundation (NSF) e
la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA)
subiranno tagli sostanziali di bilancio e una riduzione di personale fino al
50%.
Se questo
è il mattino, quello che ci attende nei prossimi quattro anni di mandato del
presidente Usa, appare decisamente oscuro. Anche perché non passa giorno che
attraverso un’esternazione o un’altra, il “dinamico duo” conquisti un passaggio
nei quotidiani di tutto il mondo. Questo però a scapito di interi settori
economici e, soprattutto del gran numero di dipendenti federali che andranno a
ingrossare le fila dei disoccupati negli Usa. Senza trascurare l’impatto che la
singolare politica dei dazi adottata da Trump potrebbe finire col danneggiare
più gli Usa che i suoi presunti avversari. Tra i quali l’Europa verso la quale
l’atteggiamento del presidente-tycoon è da subito stato quasi di dileggio. A
questo proposito va ricordato che alcuni farmaci di comune prescrizione vengono
prodotti in Europa. Stando ai dati sulle importazioni di fonte Fda (Food
and drug administration) ci sono diversi i medicinali che provengono dal
Vecchio Continente** e l’introduzione dei possibili dazi tra Usa ed Europa
verrebbe a creare ulteriore confusione e a pagarne le conseguenze sarebbero
proprio quei cittadini statunitensi che Trump vorrebbe invece proteggere (?).
A
questo punto appare evidente che l’atteggiamento di chiusura mostrato
dall’amministrazione Trump verso qualsiasi forma di progresso o di avanzamento
scientifico potrebbe apire enormi opportunità a quella Europa che, secondo il
presidente eletto, avrebbe da sempre “imbrogliato” gli Usa.
(*) nasce dalle affermazioni “pro domo sua” di
tal Andrew Wakefield che nel 1998 pubblicò uno studio segnalando la
possibile correlazione tra il vaccino MPR ₋ guarda caso ₋ e l’autismo. Lo
studio conteneva grossolani errori metodologici e puntava a favorire le
attività dello stesso Wakefield, successivamente radiato dall’Ordine dei medici
inglese)
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