domenica 16 marzo 2025

I vandali del pianeta Terra - George Monbiot

 

Se penso alla guerra fatta da Donald Trump, Elon Musk e i loro scagnozzi alla vita sulla Terra, ho un terribile sospetto. Mi chiedo se, oltre a voler consegnare il mondo agli oligarchi e alle multinazionali, e spremere dai sistemi viventi il massimo profitto realizzabile, non ci sia un altro obiettivo. Forse vogliono semplicemente vedere la distruzione del pianeta? Sappiamo che l’obiettivo principale di Trump è il potere. Sembra non averne mai abbastanza. Dunque, consideriamo il traguardo estremo del potere: diventare non solo un imperatore, ma l’ultimo degli imperatori; chiudere il capitolo della civiltà. È ovvio, naturalmente, che molte delle sue azioni rientrano nel normale saccheggio capitalista.

Nei giorni scorsi Trump ha ordinato la distruzione delle foreste nazionali e di altri territori protetti a opera dell’industria del legname, che avverrà sotto la supervisione del Forest service degli Stati Uniti, a capo del quale oggi siede l’ex vicepresidente di un’azienda di legname. Tra le conseguenze ci saranno la perdita di specie selvatiche e di ecosistemi rari e un maggiore rischio d’incendi. Trump ha giustificato l’ordine con il solito pretesto da dittatore: una presunta emergenza. Ha usato la stessa scusa per avviare una nuova ondata di progetti legati ai combustibili fossili. È probabile che questo causerà l’inquinamento delle aree umide e delle riserve idriche. Alla guida dell’assalto c’è il nuovo segretario all’energia Chris Wright, ex amministratore delegato di una compagnia di fracking. Se gli Stati Uniti fossero davvero alle prese con un’emergenza energetica, il governo dovrebbe accelerare anche sulle energie rinnovabili. Invece ha congelato gli investimenti nel settore. Inoltre, potrebbe spingere per un uso più attento dell’energia, invece sta eliminando le norme sul consumo di carburante dei veicoli. Sembra una ricompensa per l’industria dei combustibili fossili che ha contribuito a far eleggere Trump.

Altre politiche, però, fanno pensare più a un gioioso vandalismo: i tagli al personale dei parchi nazionali e del Fish and wildlife service, l’agenzia che si occupa di difendere la fauna selvatica degli Stati Uniti, e la sospensione dei finanziamenti internazionali per la conservazione dell’ambiente che non faranno arricchire nessuna lobby. Anzi, l’obiettivo dichiarato da Trump di sbarazzarsi dell’Ente federale per la gestione delle emergenze, che fa le funzioni della protezione civile, potrebbe mettere a rischio i profitti aziendali, soprattutto per assicuratori e fondi d’investimento, aggravando le sofferenze delle persone colpite dalla crisi ambientale. Il presidente ha anche eliminato gli aiuti forniti alle comunità vittima dell’inquinamento.

Allo stesso tempo promuove con entusiasmo i piani di Musk per mandare gente su Marte, un pianeta dove gli esseri umani non potrebbero vivere. Questi uomini, che sostengono spudoratamente di dover tagliare per forza mille miliardi dal bilancio federale altrimenti “l’America andrà in bancarotta”, sono gli stessi che premono per lanciare un programma da centinaia di miliardi che non porterà nessun beneficio alla collettività.

Una delle spiegazioni più convincenti che ho letto della nostra epoca è un saggio di Jay Griffiths intitolato Fire, hatred and speed! (Fuoco, odio e velocità), pubblicato nel 2017. L’autrice propone un nesso tra i vandali del pianeta di oggi e i futuristi italiani del novecento. I futuristi, che crearono gran parte dell’iconografia e dell’ideologia del fascismo, idolatravano le macchine e fantasticavano sul “trionfo tecnologico dell’umanità sulla natura”. Erano ossessionati dal volo, attraverso il quale, osserva Griffiths, pensavano di poter raggiungere la loro condizione ideale. Penso che questa sia una chiave per capire Elon Musk e la forte presa che ha sull’amministrazione Trump. Quella offerta da Musk è la fantasia di fuga definitiva: dalla moralità, dalla cura, dall’amore e dal pianeta stesso. Distruggere il pianeta per poi trascenderlo; lasciare il proprio marchio indelebile sulla Terra mentre s’impone un trionfale dominio nei cieli: io credo che questa sia una pulsione profonda e nascosta che può contribuire a spiegare i programmi di Trump.

Anche se, per qualche sinistro miracolo, i demolitori del pianeta dovessero riuscire nel loro intento, scoprirebbero presto che nessun paradiso tecnologico, nessuna stazione spaziale o città marziana sarà paragonabile a quello che abbiamo.

Questo è l’unico pianeta nell’universo a cui ci siamo adattati. Cose alle quali non pensiamo quasi mai – la pressione atmosferica di 1 bar sulla superficie terrestre; la magnetosfera, che insieme all’atmosfera ci protegge dalle radiazioni cosmiche e dal bombardamento protonico del Sole; l’ossigeno atmosferico – insieme ai sistemi viventi creano un luogo che apparirebbe come una meraviglia a chiunque ne fosse allontanato. Questo è il nostro paradiso, e non può esisterne un altro. ◆ fdl

Questo articolo è uscito sul quotidiano britannico The Guardian.

Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 42.

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