mercoledì 26 marzo 2025

Presa “elettrica” diretta - Grig

La petizione Si all’energia rinnovabile, no alla speculazione energetica! si firma qui.

Ci risiamo.  

Dopo Far West ecco Presa Diretta.  

Dopo Salvo Sottile, ecco Riccardo Jacona.

Trasmissioni del servizio pubblico televisivo (RAI 3), supportate quindi con il canone pagato dai contribuenti, che fanno da megafono per la realizzazione di centrali di produzione energetica da fonti rinnovabili senza se e senza ma, cioè pura speculazione energetica.

A ‘sto punto sembra proprio una scelta di campo piuttosto netta da parte di un giornalismo d’inchiesta che appare più una velina d’interessi politico-industriali.

Che pena.

Mai che a ‘sto giornalismo d’inchiesta venga in mente, per esempio, di far vedere l’altra faccia della transizione energetica in corso in Cina, tanto decantata quanto poco indagata.

Vediamo un po’.

Alla recente  COP 29 di Baku, la 29^ Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Baku, Azerbaijan, 11 – 22 novembre 2024), come sempre, l’Italia ha fatto la sua parte e ha sottoscritto l’appello volontario per la messa al bando del carbone per la produzione energetica insieme numerosi Paesi, fra cui la Gran Bretagna, la Germania, la Francia, il Canada, l’Australia, l’Angola, l’Uganda, l’Etiopia: “i firmatari promettono chei loro prossimi piani climatici non includeranno alcuna nuova centrale elettrica alimentata a carbone senza cattura di CO2”.

L’Italia abbandonerà l’utilizzo del carbone a fini di produzione energetica nel 2025, con l’eccezione della Sardegna, dove l’utilizzo cesserà fra il 2026 e il 2028.

Cina (30,00%), U.S.A. (11,25%) e India (7,80%) – cioè i primi tre grandi “produttori” di CO2 al mondo (complessivamente il 49,5% delle emissioni nel 2023) – non aderiscono alla dismissione del carbone.

E abbiamo detto tutto.

Cina, Stati Uniti, India, Unione Europea (27 Stati), Russia e Brasile sono i Paesi che emettono più CO2 al mondo. Insieme, rappresentano il 49,8% della popolazione mondiale, il 63,2% del P.I.L. globale, il 64,2% del consumo di combustibili fossili e il 62,7% delle emissioni globali di CO2 fossile (Commissione europea, CO2 emissions of all world countries, 2024 Report).

Nel 2023 la Cina ha emesso 15.943,99 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (in sistematica crescita dal 1990, + 411%), il 30% delle emissioni globali mondiali, l’Italia ha emesso 374,12 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (in drastica diminuzione dal 1990, – 27%), lo 0,71% delle emissioni globali mondiali.

L’International Energy Agency (IEA), nel World Energy Outlook del 2023, sottolinea come il governo cinese preveda di arrivare al picco delle emissioni nel 2030, per cui non possiamo che prevedere ulteriori aumenti delle emissioni cinesi di CO2.

E’ ben chiara la follìa di chi vorrebbe in Italia una transizione energetica votata al proliferare senza se e senza ma di centrali eoliche, centrali fotovoltaiche, centrali a biomassa in spregio a qualsiasi salvaguardia del territorio: anche se l’Italia scendesse allo 0,5% delle emissioni globali mondiali di CO2 per la nostra Terra non cambierebbe un bel niente.

Il Consiglio di Stato l’ha ricordato in questi giorni con la  sentenza Sez. IV, 5 marzo 2025, n. 1872.

E ha ragione da vendere il magistrato amministrativo Paolo Carpentieri con il suo forte richiamo al buon senso che dovrebbe guidarci tutti nella transizione ecologica ed energetica: “...è del tutto inutile auto-distruggere qui e ora, subito, i nostri paesaggi, coprendoli di pale eoliche e di campi fotovoltaici, mentre il resto del mondo non fa nulla (anzi, continua a crescere con un’esplosione demografica fuori controllo). È come voler svuotare il mare con un cucchiaino.”.

Per questi motivi, a puro titolo d’esempio, è semplicemente criminale voler assediare la reggia nuragica di Barumini con cinque centrali eoliche e svariate centrali fotovoltaiche, per non parlare (sempre a puro titolo di esempio) della Sardegna inquinatrice d’Italia, una fesseria buona solo per chi si rifiuta di ragionare.

Il fenomeno della speculazione energetica, oltre che in Sardegna, è pesantemente presente in modo particolare nella Tuscia, in Puglia, nella Maremma, in Sicilia, sui crinali appennnici

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