Siamo di fronte non a semplici speculatori ma a veri e propri nuovi colonizzatori faccendieri e predatori incalliti invasivi invadenti e sbrigativi, alle porte della nostra Sardegna. Anzi: sono già entrati in casa nostra. Senza permesso.
Predatori venuti da tutto il Pianeta,
d’oltreoceano e d’oltralpe, che hanno deciso di mettere a ferro e fuoco, ogni
angolo di questa terra promessa, votata al ruolo di genio naturale, trasformata
per scelte scalmanate e devastanti in terra di servitù per industrie nere e
inquinanti, armi, rifiuti e ora pale eoliche e distese infinite di pannelli
cinesi.
Piani di assalto studiato nelle
casseforti delle banche d’affari mondiali, congegnato nelle diplomazie europee
ma messi a punto “accolti” e “legalizzati” nei Palazzi romani. E, ahimè con il
beneplacito o, comunque la connivenza e collusione dei “basisti” e vassalli
locali: di ieri come di oggi.
Vengono per sfruttare, deprivandocene,
le nostre risorse: vento e sole, terra e mare. Suolo e sottosuolo. Devastando
il nostro territorio e imbruttendo il nostro paesaggio.
Ma non solo.
Violentando l’ambiente. Sradicando gli
alberi. Interrando la nostra storia e la nostra cultura e identità
etno-antropologica, e linguistica.
Noi sappiamo bene che l’ambiente è una
risorsa, limitata e irriproducibile: la più preziosa che abbiamo. Di qui la necessità
di difenderlo con le unghie e con i denti e di conservarlo, valorizzandolo e
non semplicemente sfruttandolo e divorandolo: come vorrebbero fare i nuovi
invasori e furones.
L’ambiente per noi sardi è la necessità
stessa per sopravvivere. Ed il territorio deve essere certo utilizzato anche
come supporto di attività turistiche, economiche e produttive ma nel rigoroso
rispetto e della salvaguardia del nostro complesso sistema di identità
ambientali, paesaggistiche, geografiche, etno-storiche, archeologiche culturali
e linguistiche.
La loro propensione predatoria e di
spoliazione si ammanta di mascherature ideologiche, odiose e mistificatorie
quanto false: le energie rinnovabili, la transizione ecologica. Con cui siamo
assolutamente d’accordo: purché lo sia veramente.
Insieme alla transizione ecologica
occorre tener presente gli interessi dei sardi. La nostra Autonomia e
Autodeterminazione. Il consenso e il coinvolgimento delle popolazioni e delle
comunità? Che sono stati calpestati e interrati. Come nel passato. Più che nel
passato.
A fronte dei novelli predatori
savoiardi, chi dae su bentu e su sole nde cherent faghere milliones, pigandesi
su ranu e lassende a nois sa palla.
Di qui la necessità di una mobilitazione
capillare e ubiquitaria e di una lotta delle comunità sarde. Come in parte sta
succedendo. Ma cui fin’ora, da parte dello Stato, nei confronti della protesta
– penso soprattutto a quanto è successo nei giorni scorsi nel Porto di Oristano
– c’è stata soltanto la risposta della forza e della repressione.
C’è da chiedersi, a questo proposito: ma
lo Stato rappresenta e difende i “faccendieri” o dovrebbe rappresentare e
difendere le popolazioni e i cittadini?
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