…E’
più facile abbandonare in giro un tappo da solo che una bottiglia, sappiamo che
sulle nostre spiagge si trovano molti più tappi che conchiglie.
Ma proprio
perché è così minimale la misura, ha qualcosa di ridicolo.
E magari io, che non butterei un tappo senza pensarci, mi sento un pochino
offeso; e questo si somma a tante altre cose che non capiamo, e che ci piovono
addosso, e in un mondo in cui l’unico potere che ci è concesso è quello di
votare ogni cinque anni contro qualcuno,
contribuiscono alla sensazione di far parte di un gregge diretto da un pastore
disumano, per fini che sa solo lui.
Allo stesso
tempo, dovrebbe essere ovvio che il problema non è il tappo, è la bottiglia:Nel
2016, furono prodotti 320 mila miliardi di tonnellate di
plastiche di tutti i tipi.
Ma sentiamo la parte veramente interessata: la UNESDA
Soft Drinks Europe (“UNESDA rappresenta l’industria europea delle bevande
analcoliche”) e la Federazione Europea di Acque Imbottigliate, due lobby con
sede – ovviamente – a Bruxelles.
Sono contrari
quanto Salvini alla misura del tappo legato (“tethered cap”), ma
per motivi ben più seri.
Iniziano facendo rumorosa professione di fede
ambientalista, ovviamente.
Ma fanno notare
che i tappi legati richiedono plastiche diverse e più pesanti,
e quindi faranno aumentare le tonnellate di plastica in
giro; la loro lavorazione dovrebbe aggiungere una gran quantità di
emissioni di CO2; e per produrli, si dovrà rivedere tutta la linea di produzione, con un
aumento di costi notevole.
Ora, i plasticari hanno ragione, dal punto di vista loro.
Le bottiglie di
plastica usa e getta sono un prodotto che al cliente finale non
costa quasi niente, per cui quasi tutti gli esseri umani ne possono comprare
senza nemmeno pensasrci.
Quindi ogni
anno nel mondo si producono circa 600 miliardi di
bottiglie di plastica usa e getta.
Prodotti che
non costano quasi niente, solo
che il quasi moltiplicato per 600 miliardi fa una bella
cifra, è un elemento fondamentale di tutta la catena planetaria della Grande
Distribuzione Organizzata. E le aziende federate all’Unesda si vantano di dare
lavoro a 1,7 milioni di persone. E più si parla di ambiente, più cresce il mercato dell’acqua in
bottiglia:
Non entriamo
qui nel devastante impatto ambientale di queste bottiglie
usa-e-getta, persino i plasticari lo riconoscono; eppure come si vede il
mercato della devastazione cresce proprio
negli anni in cui cresce la retorica ambientalista.
I tappi legati
faranno sicuramente aumentare i costi ai produttori; che quindi aumenteranno il
prezzo all’utente finale e continueranno a guadagnare lo stesso? No, perché se
le bottigliette cominciassero a costare quasi qualcosa,
la gente ci penserebbe due volte. Magari scoprirebbe che l’acqua del rubinetto
è potabile…
Per cui i
plasticari suggeriscono una sola strategia alternativa: il riciclaggio. Cioè tutte le bottiglie, invece di
essere buttate, tornano a casa e ridiventano bottiglie e le spiagge restano
pulite e gli inceneritori non emettono fumi. Questa è la proposta
dell’industria della plastica da sempre, ma è ovviamente bacata alla radice: la
plastica non viene “re-cycled”, ma “down-cycled”, con le bottigliette ci fai
prima le palette per raccogliere la spazzatura, e poi più niente
(semplificando); e più si ricicla la plastica, più diventa tossica.
Ma la proposta
sembra semplice: per continuare a produrre sempre più bottigliette di plastica
che non costano quasi niente, si fa così:
1.
A spese del contribuente, lo Stato lancia una grande campagna per
dire dove si butta questo e dove si butta quello. L’Uomo Medio vive sommerso
tra milioni di messaggi che contemporaneamente cercano di sedurre, di vendere
qualcosa, di prenderein giro, di spaventare e per fortuna è quindi diventato
quasi sordo a roba del genere; ma comunque i plasticari vogliono proprio quello
che l’Uomo Medio non vuole – uno Stato Predicatore.
2.
A spese del contribuente, lo Stato potenzia tutta l’immensa infrastruttura che
permette il riciclaggio.
3.
A spese del contribuente, lo Stato finanzia la ricerca e l’innovazione che
permetterà a plasticari di godere di un po’ di materia prima più o meno
gratuita.
Il bello è che il Contribuente è lo stesso tizio che
compra la bottiglietta di plastica.
Quindi la situazione è questa.
C’è un’Istituzione (che chiamiamo vagamente “Europa”) che
deve affrontare la catastrofe ambientale indotta dall’uso della plastica usa e
getta.
Per farlo, ha davanti a sé un’alternativa:
1.
chiudere tutta la filiera, far licenziare 1,7 milioni di persone, far infuriare centinaia di milioni
di elettori abituati a compare la bottiglina al supermercato, far tremare il
PIL.
2.
Fare ammuina, cioè imporre i tappi legati. Che non sono del tutto inutili, certo, e
danno l’illusione che si è fatto qualcosa.
C’è una Destra politica che coglie un rigetto istintivo di
tanti. Immaginatevi una persona che lavora sodo e non ha tempo da perdere a
informarsi troppo; che ha sentito dire che il riciclaggio risolve tutto, e sta
attenta a riciclare; poi arriva una misura piccola, ma che si sente anche
fisicamente come un po’ scomoda e ridicola, quasi a tatto una presa in giro, e
che dice, “io non mi fido di te, che ricicli“. E la persona si
chiede a pelle – “perché io, che non faccio male a nessuno, devo
sempre pagare?“
C’è una Sinistra politica che si eccita subito, dicendo
che la Destra è talmente menefreghista che pur di danneggiare l’ambiente,
respinge anche una misura così evidentemente positiva e così piccola e così
poco fastidiosa.
E c’è una
Destra che ri-coglie la palla al balzo, e nota come la Sinistra sia sempre
vessatoria e nemica della libertà e vuol
fare pagare tutte le crisi agli ultimi.
Così sul nulla,
riparte il Motore Perpetuo a Energia Avversaria.
Mentre la
catastrofe ambientale avanza inesorabile, ovunque inconstrata.
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