Per rompere il muro dell’indifferenza e dell’ineluttabilità è stato
organizzato un contro-vertice, per dare segnali alternativi, per dire che un
altro mondo è assolutamente necessario. Lo abbiamo chiamato la controcena dei
poveri e si è svolto oggi a Brindisi in occasione del G7.
PARTIRE DAL CIBO
Il cibo è
essenziale per la vita, unisce tutti.
Il cibo può
ammalare il nostro corpo o può
mantenerlo sano.
Il cibo può ammalare il nostro pianeta o può mantenerlo sano.
Il cibo può
essere un sano nutrimento o un alimento carente di nutrimento, pieno di zuccheri
raffinati e grassi dannosi.
Il cibo è lo
specchio delle contraddizioni del momento che
viviamo, in cui la fame nel mondo ricomincia ad
essere in crescita dal 2015.
I DATI sulla fame
Secondo
i dati Fao (Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura
dell’ONU) del 2023, gli affamati sono 828 milioni di persone, oltre il 10% della
popolazione mondiale, più di 3 miliardi di persone (oltre
un terzo della popolazione complessiva soffrono qualche forma di insicurezza alimentare!
L'OMS stima 11 milioni di morti per fame all'anno, uno
ogni 3 secondi.
Nel
settembre 2000 tutti i 193 stati membri dell’Onu hanno
firmato la dichiarazione che fissava gli obiettivi di sviluppo del millennio
(MDGs), da raggiungere entro il 2015. Al primo posto "sradicare la povertà estrema e la fame nel mondo".
All’inizio si sono registrati segnali di miglioramento ma dal 2015 il numero delle persone affamate sono aumentate,
anche a causa dei cambiamenti climatici e
delle guerre, non ultima quella in Ucraina che ha portato a
gravi conseguenze sull’esportazione del grano nei paesi africani.
Le contraddizioni
La malnutrizione ha due aspetti speculari,
entrambi dannosi:
·
la carenza di
cibo e la conseguente denutrizione, con ritardi nello sviluppo e gravi problemi
di salute
·
L’eccesso di
cibo iper-trasformato, carente di sostanze nutrienti per il corpo, pieno di
calorie, zuccheri raffinati e grassi dannosi
Si
comincia ad assistere da diversi anni a nuove forme di malnutrizione con
l’avvento di fast food e alimenti iper-industrializzati: la combinazione di
sovrappeso e ritardo di crescita.
Questi due
problemi stanno causando danni sia per gli individui sia
per la salute pubblica sia per il pianeta.
I cibi iper-trasformati
sono frutto di sistemi alimentari che producono sfruttando le risorse del
pianeta in modo inaccettabile e che distribuiscono gli alimenti in modo
insostenibile.
La FAO
stima che quasi il 30% delle emissioni di gas serra sia a carico del settore
agro alimentare, per la produzione e la distribuzione di cibo.
A questo si
aggiunge il consumo di suolo, il consumo di acqua, l’utilizzo di pesticidi e
veleni per le coltivazioni, la riduzione di biodiversità.
Un ulteriore
dato inaccettabile è quello dello spreco alimentare che ogni anno oltrepassa il
miliardo di tonnellate di cibo. Circa un terzo delle produzioni (frutta,
verdura, pesce, cereali, prodotti caseari e carne) viene persa, mentre potrebbe
sfamare abbondantemente la parte di popolazione del pianeta affamata.
Dobbiamo
quindi ripensare l'intero funzionamento dei nostri sistemi alimentari. La sfida
non è solo sradicare la fame dal mondo, ma sradicare la malnutrizione in tutte
le sue forme e invertire la rotta della produzione e distribuzione del cibo per
frenare i cambiamenti climatici e i danni al pianeta
LE SOLUZIONI
Con i dati
appena visti, 800 milioni circa di affamati e migranti climatici, che senso può
avere una soluzione di respingimento?
Le soluzioni
devono essere strategiche e devono rivedere radicalmente il concetto di
‘sviluppo’, in modo che tenga conto della limitatezza delle risorse del pianeta
e della necessità di preservarlo per le future generazioni.
Le soluzioni
devono essere sistemiche per la complessità dei problemi in gioco e per l’interdipendenza che contraddistingue la
nostra società.
Le risorse
ci sono, dirottandole dalle spese militari a obiettivi di salvaguardia della
vita.
In
questi giorni si riunisce il G7 in Puglia: basterebbe tagliare l'1% (uno percento, avete letto
bene) del bilancio militare dei grandi sette della Terra
per sradicare la fame nel mondo. I paesi del G7 manterrebbero
comunque una schiacciante superiorità militare sulla Russia.
Inoltre
con una
riduzione complessiva del 5,7% delle spese militari dei paesi del solo G7 si
potrebbero eliminare dal mondo:
- la morte
per fame, riducendo dello 0,94%;
- la morte
per malaria riducendo dello 1,06%
- la
mortalità infantile in eccesso, riducendo dello 0,94%.
Tutto ciò
sempre senza perdere la superiorità rispetto alla Russia che spende 109
miliardi di dollari all'anno rispetto ai 1.166 miliardi di dollari dei paesi
del G7.
I dati
sono stati preventivamente assunti ed elaborati dall’associazione Peacelink e
successivamente sottoposti alla verifica di un avanzato sofware di
Intelligenza Artificiale, in grado di analizzare gli immensi archivi delle
statistiche mondiali. In tal modo si è ottenuta conferma dell’accuratezza
dei risultati calcolati.
Invece a che
cosa assistiamo?
Ad un
aumento generalizzato delle spese militari: nei paesi del G7 nel 2017 ammontavano a circa 855
miliardi di dollari, oggi sono arrivate a 1166 miliardi.
Basterebbero
le considerazioni appena fatte per convincere tutti, in primo luogo i grandi
della Terra, a prendere decisioni per cambiare rotta drasticamente, per il bene
degli individui, delle comunità e del pianeta.
Per rompere
il muro dell’indifferenza e dell’ineluttabilità è stato organizzato questo
contro-vertice, per dare segnali alternativi, per dire che un altro mondo è
assolutamente necessario.
Un
riferimento alla controcena dei poveri… un cibo popolare, la frisella e il
couscous, che fa bene alla propria salute e a quella del pianeta, che unisce le persone in una relazione conviviale. Nella
dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco,
oltre alla qualità e quantità degli alimenti è riconosciuto il valore della
condivisione conviviale.
Ripartiamo
dal cibo semplice, nutriente, di origine
vegetale, che segue la stagionalità e le peculiarità dei territori in cui è
coltivato, quindi cibo a km zero e tipico di una comunità, cibo popolare.
Le frise
sono l’espressione del pane da conservare, di cui non andasse persa neanche una
briciola….anche le briciole di frise, i cosiddetti ‘frizzuli di friselle’ si
consumavano con pomodori o con zuppe di legumi e
verdure. Grani duri antichi, coltivati da piccoli produttori locali che hanno
preferito la restanza all’emigrazione per contrastare l’abbandono delle
campagne e dei piccoli centri.
L’alternativa
alle politiche che affamano, ammalano, avvelenano, distruggono… può iniziare da
frise e couscous, dal complesso di valori e buone pratiche che
c’è dietro.
Saggezze
alimentari di tutti i POPOLI, unitevi!
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