La percezione del mondo e quello che possiamo fare per cambiarlo dipendono molto dal luogo nel quale viviamo e dalla capacità di accogliere il punto di vista di coloro che sono in basso. Silenzi, sussurri e grida, ad esempio, sono assai diversi. In alcuni angoli del mondo, c’è il silenzio dei più poveri che nessuno si prende la briga di ascoltare. C’è anche la “cultura del silenzio”, quella che fa tacere per consuetudine ciò che dovrebbe essere invece raccontato. Ovunque c’è il sussurro della brezza del mattino. E il sussurro della paziente attesa della pace e della giustizia che tardano ad arrivare. Ci sono, poi, tante grida: quelle ad esempio di chi è gettato nel deserto o che il mare avvolge e copre per sempre, scrive Mauro Armanino dal Niger, ma ci sono anche le grida di un parto che fa nascere un mondo ancora tutto da creare.
C’è la “cultura del silenzio” che fa tacere per consuetudine ciò che
dovrebbe essere invece raccontato. Il silenzio, unico e non riproducibile, dei cimiteri. Il
silenzio dei più poveri che nessuno si prende la briga di ascoltare. Il
silenzio dei padri, in genere incompreso e quello delle madri in attesa. Il
silenzio dei complici di iniquità. Il silenzio di chi acconsente a ciò che la
maggioranza ha deciso. Il silenzio di chi non vuole esporsi per evitare di
incorrere in problemi, critiche o persecuzioni. Il silenzio dell’autocensura di
chi dovrebbe scrivere e informare sugli abusi del potere.
Il silenzio dei profeti e dei veggenti cooptati dal regime della narrazione
unica della verità. Il silenzio degli uomini di Dio che hanno smarrito
l’origine e la sacralità della parola. Il silenzio che accoglie e custodisce il
dolore della dignità ferita. Il silenzio di chi non ha più nulla da
dire perché smarrito dall’abuso della violenza senza un volto. Il
silenzio delle lacrime di chi ha visto tradite le speranze di un mondo nuovo.
C’è il sussurro della brezza del mattino che si avvolge attorno alle
preghiere abbandonate nelle mani dei mendicanti. Il sussurro delle parole che
tessono ogni giorno una realtà differente. Il sussurro della paziente
attesa della pace e la giustizia che tardano ad arrivare. Il sussurro
di chi non ha dimenticato di stupirsi della bellezza nel sorriso di un
bimbo. Il sussurro della pioggia che feconda la terra e il seme sparso. Il
sussurro del fiume che scorre verso il mare. Il sussurro del segreto di una
vita vissuta in pienezza. Il sussurro del passato che suggerisce al futuro come
inventare il presente. Il sussurro dei desideri mai formulati e di quelli
dimenticati. Il sussurro dell’utopia che resiste alla tentazione di
scomparire. Il sussurro dei cospiratori che non abbandonano la follia
di un mondo ancora da scoprire. Il sussurro di un’amicizia sincera. Il
sussurro del vento che inciampa tra gli i rami degli alberi. Il sussurro,
lieve, di una verità liberata dalla paura.
Ci sono, infine, le grida. Le tre grida che risuonano come cori di
canti lontani offerti a chi ha gli occhi e orecchie per ascoltare. Le
grida di chi è stato forzato a scappare dalla propria terra e dalla
propria patria che è la lingua. Le grida di che cerca un rifugio e si trova, di
colpo, senza le radici che lo sostenevano per dare una direzione al suo
cammino. Le grida di chi, cercando lontano ciò che non trovava accanto, ha
smarrito l’orizzonte del suo destino. Le grida di coloro che sono minacciati,
feriti, uccisi e abbandonati da chi dovrebbe proteggerli. Le grida di
coloro che sono buttati nel deserto o che il mare avvolge e copre per
sempre. Le grida dei naufraghi e quelle di coloro che le politiche e
le ideologie dominanti hanno estromesso dalla storia.
Le prime grida sono di ribellione per una società che ha tradito quanto
aveva loro promesso. Le seconde grida sono quelle della sofferenza generata
dall’ingiustizia, la violenza e la menzogna. Le ultime grida, infine,
sono quelle di un parto che fa nascere un mondo ancora tutto da creare.
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