mercoledì 31 maggio 2023

Angeli del fango e di tutto il resto - Alessandro Ghebreigziabiher

 

Il primo a usare tale espressione fu l’inviato del Corriere della sera Giovanni Grazzini in un articolo datato 10 novembre del 1966 per definire i tanti giovani che in quell’anno giunsero da tutta Italia e anche dall’estero per aiutare la città e i suoi abitanti a rimettersi in sesto a causa di una tremenda alluvione (qui le immagini) dovuta a una successione di straripamenti del fiume Arno.

Da allora sono trascorsi quasi 60 anni e possiamo affermare senza tema di smentita che sulla natura problematica dei nostri territori, se così possiamo definirla, e soprattutto sulle nostrane gravi carenze in materia di prevenzione di tali sciagure, nonché nella cura, la verifica e il rinnovamento delle infrastrutture su cui si regge l’intero paese, ne sappiamo abbastanza.
Chiunque potrebbe rendersene conto in pochi secondi se dotato di una seppur lenta connessione internet.
Ciò nonostante, oggi anche più di allora le pagine dei giornali si riempiono dei nuovi angeli nella versione 2.0., con la passerella in galosce del presidente del consiglio stesso o di personaggi dello spettacolo, per finire di nuovo con i giovani e le persone comuni, ancora loro, sui quali si può dire solo qualcosa di buono.
Nondimeno, vi è un’ulteriore differenza rispetto a quei terrificanti giorni del ‘66, le cui immagini televisive o le drammatiche narrazioni radiofoniche lasciarono inorriditi milioni dei nostri concittadini del secolo scorso, tra genitori, nonne e zii.
Una differenza che è il prodotto di una consapevolezza ineludibile, il famoso senno di poi che ci dovrebbe permettere di avere la coscienza a posto all’indomani di tali tragedie, come minimo, o al meglio di ridurre i danni, per non dire il numero dei morti e degli sfollati. Ma non è affatto la norma, ahinoi, altrimenti…
Nel frattempo vi sono altri angeli che da allora si fanno il culo tutto l’anno, lontano dai flash dei fotografi assoldati per la propizia occasione.
Sto parlando, se non si è ancora capito, degli angeli del resto.
Gli angeli del petrolio, ovvero di coloro che per contrastarne gli effetti nocivi sulla vita di tutti noi si lordano quotidianamente dello schifo che non si nasconde nei barili, bensì nei cuori di chi lucra su milioni di vittime predestinate di guerre cosiddette civili pianificate a tavolino, per dirne una.
Gli angeli delle parole semplici e delle azioni facili, che potremmo fare tutti in ogni luogo e ciascun istante, che sfidano ingenuamente le gigantesche multinazionali dell’informazione e dell’energia anche solo per un singolo centimetro di ragione a discapito della dilagante e virale follia.
Gli angeli della terra, ma si può chiamarli più comunemente indigeni, che anche ora, in questo preciso istante, sono schierati a petto nudo di fronte ai proiettili del più forte di turno, il colonizzatore di ritorno che non se n’è mai andato.
Cadono, spesso, in quello stesso fango di cui sopra. In molti vi periscono, ma un attimo dopo ne arrivano degli altri. Perché ogni tanto, anche se di rado, si vince pure e questo cambia tutto. Dimostra che è possibile.
E poi gli angeli dell’acqua, che assurdamente lottano per convincere tutti gli altri che non ce ne sarà un’altra quando quella che abbiamo si sarà esaurita.
Gli angeli delle piante e di ogni specie vivente, come se fossero ormai dei dettagli assolutamente trascurabili, perché tanto li puoi avere in digitale, è compreso nel pacchetto, che fortuna!
Gli angeli del vento e della luce del sole, di tutto ciò che muove il pianeta tranne gli altri che non si smuovono dal divano, perché quelli sono furbi, eh? La sanno lunga, mica sono criceti o formiche. Sono piuttosto come quei disgraziati di topini, hai presente? Dai, quelli che sfrecciano nei labirinti da laboratorio e se imbeccano la strada giusta si guadagnano un pezzetto di formaggio. Quindi, se giunge l’ora e l’occasione giusta, si infilano i gambali e vanno a spalare il fango per un giorno. Ma quando giunge la sera e si spengono le luci, lo spettacolo è finito. Via il costume di scena e si torna a distruggere il pianeta come se niente fosse…

da qui

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