lunedì 1 maggio 2023

Vedere le vite che nessuno vede - Giuseppe Rizzo

 

Pensiamo che i senzatetto siano un mondo a parte. Non sappiamo neanche quanti sono. A Roma è cominciato il primo censimento nazionale per conoscere la condizione di chi vive per strada. Cronaca di una notte con volontari e operatori

Per raccontare quello che succede fuori, per strada, a volte è utile dare un’occhiata a quello che succede dentro, nelle case. Al terzo piano di un appartamento in via Ferruccio, a Roma, a pochi passi dall’elegante e anonima piazza Dante, e dalla sede dei servizi di sicurezza, la luce filtra dalle finestre e cade morbida sul parquet color miele del soggiorno. Una libreria a parete, un tavolo di mogano e un divano sono gli unici mobili di una stanza che non somiglia alle altre, così zeppe di roba da non lasciare molto spazio all’immaginazione.

Nell’ingresso sono stati ricavati un armadio e un soppalco-studio – “Molto utile durante la pandemia”, dice uno dei due proprietari, una coppia sui cinquant’anni. Tra i fuochi e i pensili della cucina, bianchi su mattonelle bianche, trova posto solo un piccolo tavolo in acciaio. Nella stanza da letto matrimoniale ci sono due comodini, una cassettiera, una cabina armadio, una cyclette e una scrivania con sopra un computer, “un’altra postazione per riunioni e videochiamate”. La stanzetta è soppalcata, sotto ci sono un divano letto, una lunga scrivania di legno e una sedia da ufficio; sopra, un letto, delle scarpiere, roba ammucchiata e una panca per fare i pesi. In bagno la distanza tra la doccia e il lavello è di appena un passo. In totale sono ottanta metri quadrati e secondo i proprietari valgono 399mila euro.

In ascensore l’agente immobiliare dice che sotto i 390mila non scendono, perché devono comprare una casa da 450mila euro nella vicina via Merulana. L’annuncio c’è da pochi giorni, ma l’ascensore non ha ancora toccato terra che arriva la prima offerta. “Una ragazza ha fatto una proposta che penso sarà accettata”, dice l’agente immobiliare. Davanti al portone saluta e spiega: “Nonostante i prezzi, le case all’Esquilino vanno via come il pane, è una zona in forte rivalutazione”.

Due mondi a parte

La zona “in forte rivalutazione” è a pochi passi dalla stazione Termini e dalla basilica di San Giovanni. Ci vivono attori, scrittori e registi, ma anche migliaia di famiglie straniere in appartamenti minuscoli e bui; con dieci euro si può pranzare in una delle tante rosticcerie cinesi, ma per una colazione al forno Conti si possono spendere anche dieci euro. Il prezzo degli appartamenti è sui quattromila euro al metro quadrato, mille in più rispetto alla media cittadina. Sotto gli stessi portici possono incrociarsi il proprietario di un attico da un milione di euro su piazza Vittorio e il senzatetto che dorme davanti al suo portone.

Raramente i due mondi s’incontrano, e quando succede spesso non sono rapporti cordiali. In più di un’occasione gli abitanti hanno descritto la situazione usando le parole “decoro”, “degrado” e “sicurezza”, termini dietro cui si nasconde l’augurio che le persone finite per strada spariscano, o siano fatte sparire, soprattutto per non dare fastidio alle loro rendite immobiliari.

Tuttavia, i senzatetto tendono a non svanire, e all’Esquilino sono ormai centinaia. La notte del 31 marzo volontari e operatori hanno battuto le strade del quartiere per contarli, raccogliere informazioni e provare a scattare una fotografia di una situazione che ormai a Roma ha contorni molto ampi, e preoccupanti: nella capitale vivrebbero tra quattordicimila e ventimila persone senza dimora, mentre i posti letto per ospitarle sono circa 1.300.

Un deserto decoroso

“Non sapere quante sono è parte del problema”, spiega Alessandro Radicchi, fondatore di Binario 95, il centro per senzatetto vicino alla stazione Termini. Matematico che ha mollato la ricerca universitaria dopo aver fatto il volontario durante la guerra in Bosnia, la sera del 31 marzo Radicchi è tra le persone che affollano l’Acquario romano, proprio nel quartiere Esquilino, per ascoltare le istruzioni degli esperti dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) su come condurre il primo censimento di persone senza dimora a Roma e in Italia. Sono duecento: ragazzi, adulti e anziani; attivisti, operatori e volontari; disillusi ed entusiasti. A vederli tutti insieme fanno venire in mente i versi di Angelo Maria Ripellino: “Vivere è stare svegli/e concedersi agli altri/dare di sé sempre il meglio,/e non essere scaltri”.

Sono qui per “un progetto pilota ispirato alle esperienze di Parigi e Berlino”, spiega Barbara Funari, assessora alle politiche sociali e alla salute del comune di Roma. “Cominciamo dall’Esquilino per allargare poi l’indagine al resto della capitale, e ad altre città”, aggiunge. “Vogliamo avere un numero certo per sederci al tavolo con il governo e dire in maniera chiara di quanti soldi abbiamo bisogno per offrire un alloggio dignitoso a chi è rimasto senza più niente”, dice Giovanni Impagliazzo, dell’assessorato politiche sociali e sussidiarietà.

Il punto è questo: avvicinarsi il più possibile a un mondo che si ritiene lontano, e non lo è; scattare una fotografia in grado di cogliere quanti più dettagli possibili; partire da questi dettagli per offrire soluzioni che vadano oltre l’emergenza, altrimenti la fotografia è solo un’immagine senza cornice, destinata a rovinarsi in poco tempo. Al momento non sappiamo quante persone ci siano in questa foto, né come ci sono finite, ed è un problema per tutti: perché lasciamo indietro migliaia di donne, uomini e ragazzi in difficoltà; e perché aiutarli con progetti strutturati costerebbe meno che tenerli per strada, dove finiscono per ammalarsi di più (pesando sul sistema sanitario), incrociano la piccola criminalità (finendo spesso in carcere) e alimentano un sistema di emergenza continua e costosa…

continua qui

Nessun commento:

Posta un commento