domenica 4 dicembre 2022

Alberi, cemento e condono - Maria Rita D'Orsogna

 

Leggiamo di Ischia. Di bambine con il pigiama rosa, di neonati trovati sotto il letto, di commesse innamorate dai capelli neri che si erano appena sposate… La cosa che più mi turba è che ad Ischia nel 2018 circa 27mila case, la metà del totale, avevano chiesto il condono edilizio. Circa 600 erano completamente abusive. Legambiente dice nei comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno, con circa 13 mila abitanti, le pratiche di condono sono oltre 6 mila, una su due abitanti.

Uno ci deve pensare bene a questo: la metà delle case di Ischia e dei comuni più colpiti aveva qualcosa che non andava. Forse per alcune di queste case era la ringhiera del balcone, un qualche muro di poca importanza spostato di qualche metro, o qualche altro dettaglio insignificante. Ma dati questi numeri esorbitanti, almeno una parte di queste 27mila case deve aver avuto problemi importanti, che ne hanno messo in discussione l’integrità. E appunto, 600 almeno erano totalmente abusive.

Non è accettabile questo, né ad Ischia né altrove. L’Italia è un paese fragile. Bello e fragile. Occorre capirlo questo. Terremoti, frane, alluvioni, alta densità abitativa, archeologia. A tutto va sommata la scarsissima manutenzione e i pochissimi controlli seri. Le regole e i vincoli ambientali esistono per un motivo. Non è che lo stato o il comune o i geologi sono cattivi a prescindere, o che lo sport nazionale deve sempre essere cercare di contravvenire le regole. È che a volte davvero non È appropriato farle certe cose, come appunto costruire a casaccio.

Sappiamo già che il tentativo di regolarizzare le cose nel corso degli anni sarà stato osteggiato da politici che temono di perdere popolarità e da un popolo che non riesce proprio a capire che le furbizie e il “che vuoi che sia” non porta lontano. Dopotutto, ogni governo che si rispetti propone il condono e tutti sono felici. E invece no. Tutte quelle 600 case, o quel che resta di loro, devono essere abbattute con coraggio e ci deve essere una politica di zero tolleranza per le costruzioni non a norma e non in sicurezza.

Fare i furbi e costruire dove non si deve forse non porta a conseguenze immediate, ma prima o poi i conti si pagano. E si pagano non in denaro ma in vite umane. Ad Ischia appunto sono bastate piogge torrenziali per distruggere tutto, dopo anni di abusivismo.

Basta guardarli i video e le foto. Il fiume di fango scende giù per la collina e si vedono case, case ed altre case quasi a sfidare la fiancata della collina. Non so quante e quali di queste case fossero abusive. Ma ce ne sono tante, tutte appiccicate, improbabili, brutte.

Per costruirle hanno sradicato gli alberi che tenevano il suolo. E ad un certo punto la collina non ha retto più. Secondo me non è un caso che la frana parta da sotto una villa in cima alla collina e non da sotto gli alberi che tendono a contenere terreno con i loro intrecci di radici.

E ovviamente è Ischia, ma potrebbe essere qualsiasi altra parte d’Italia. Quante volte vediamo il cemento ingoiare i fiumi? Quante volte si costruisce lungo pendii pericolosi, in aree idrogeologicamente fragili, in aree sismiche, franose, a rischio alluvione? Con materiali non adeguati? Abbattendo alberi e pompando cemento? Tanto poi arriva il condono. E chi si è visto si è visto.

Non funziona cosi. Alla fine qualcuno, con il pigiama rosa e che della vita, e dei condoni, e delle frane non sa ancora niente, muore. Non è il destino, non è la natura, non è Dio. Siamo noi.

da qui

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