Le minacce del governo degli Stati Uniti di avviare una procedura contro il Messico nell’ambito del T-MEC [Tratado México-Estados Unidos-Canadá, l’accordo commerciale che ha sostituito il Tratado de Libre Comercio de Norteamérica – TLCAN, NAFTA in inglese] per garantire che si continui ad importare mais transgenico e ad utilizzare il glifosato sono una difesa del diritto delle multinazionali degli agrotossici e delle sementi transgeniche di avvelenare le persone e contaminare i semi nativi, il suolo e l’acqua. Come stabilito dal Tribunale Permanente dei Popoli – Capitolo Messico, questo tipo di accordo commerciale è stato uno strumento chiave per l’abuso di potere che si è verificato per vari sessenni, “con l’obiettivo di favorire e garantire legalmente la soddisfazione dei privilegi e degli interessi privati di alcune società transnazionali contro i bisogni e le aspirazioni storiche del popolo messicano” (“Sentencia de la audiencia final del Capítulo México del TPP”).
Si tratta di imprese che diventano sempre più potenti attraverso fusioni o
acquisizioni e attraverso il controllo di enormi quote di mercato. Il report del
gruppo ETC, Food Barons 2022,
descrive questo processo con le relative cifre. Mette in luce l’irruzione in
tutta la catena agroalimentare di investitori speculativi e giganti
tecnologici, che aggravano la minaccia alla salute pubblica e alla sovranità
alimentare della catena industriale. Non sono interessati
all’agricoltura, al cibo o alla salute, ma solo al profitto.
Venticinque anni fa, il gruppo ETC riferiva che 10 società controllavano il
40% del mercato delle sementi commerciali. Oggi quella percentuale è
monopolizzata solo da due società: Bayer (che ha inghiottito
Monsanto) e Corteva (fusione di DuPont / Pioneer e Dow). Queste
due imprese sono anche quelle che in Messico controllano la maggior parte del
mercato delle sementi commerciali di qualsiasi tipo e delle sementi commerciali
di mais, circa il 90% del mercato nazionale. Le due imprese che seguono, in
ordine di grandezza, nel settore delle sementi sono il Gruppo Syngenta (di
proprietà di ChemChina) e BASF. Fra tutte e quattro,
controllano più della metà del mercato globale e una parte molto
maggiore del mercato messicano.
Sono le stesse imprese che predominano nella vendita di prodotti
agrochimici: queste quattro controllano il 62% del mercato globale di
agrotossici. Le 10 più grandi, nel loro insieme, monopolizzano quasi
completamente il mercato degli agrotossici e dei semi commerciali.
Livelli di alta concentrazione ed enormi quote di mercato si riscontrano
anche nel resto della catena agroalimentare industriale, non solo nel settore
dei fattori di produzione, ma anche in quelli della genetica animale e
vegetale, delle macchine agricole, del commercio e della trasformazione
alimentare, dei supermercati. Il documento dell’ETC illustra questi livelli di
concentrazione in 11 settori chiave.
I maggiori gestori di investimento a livello globale (BlackRock, Vanguard,
State Street) possiedono circa il 25% di molte delle azioni delle principali
società della catena agroalimentare, come Corteva (sementi e prodotti
agrochimici), ADM (commercio), Tyson (zootecnia e mangimi), Mosaic
(fertilizzanti), Pepsico (trasformazione alimentare), Kroger e Walmart
(supermercati). Hanno percentuali rilevanti di azioni in tutte le
multinazionali della catena agroalimentare.
Un altro fattore riportato nel documento è l’integrazione orizzontale tra
imprese, non solo nel proprio settore, ma anche con altri. Questo è
importante per capire come funziona la domanda di importazione di mais
transgenico in Messico e perché continua a crescere anche se il Messico non ne
ha bisogno per soddisfare le sue necessità di cibo. Come spiega Ana de
Ita, del Ceccam [Centro de Estudios para el Cambio en el Campo Mexicano –
Centro di studi per il cambiamento nel settore agricolo messicano], nei
negoziati in vista del TLCAN [Trattato di Libero Commercio dell’America del
Nord], il Messico ha liberalizzato il mercato delle importazioni di
cereali, che è passato ad essere controllato da società commerciali
transnazionali, come ADM, Cargill, Dreyfus e altre che in seguito si
sono fuse con loro, nonché da grandi imprese di allevamento industriale di
pollame, suini e bovini. Molte di queste imprese che importano mais in Messico
dagli Stati Uniti hanno anche contratti con produttori statunitensi. Alcune
hanno anche cominciato a produrre bestiame in Messico, chiudendo così l’anello
dei loro profitti, poiché controllano l’offerta e la domanda.
Cargill, ad esempio, è la più grande impresa commerciale di cereali e
mangimi al mondo, la terza in ordine di grandezza nella zootecnia e ora la nona
nel settore delle bevande e dei cibi processati. Vale a dire che
produce mais transgenico (a contratto), è la principale venditrice di mangime
per il bestiame e acquista mais per l’allevamento di animali e la produzione di
cibo spazzatura. Inoltre, Cargill ha sempre collaborato con aziende sementiere,
in particolare Monsanto (ora Bayer) per la produzione di cereali. Anche altre
società mettono in atto circuiti di questo tipo o molto simili, ricreando
costantemente la presunta domanda di mais da parte del Messico, il che in
realtà non è un affare per il Messico, ma per le multinazionali e le grandi
imprese zootecniche.
Sono questi gli interessi che il governo degli Stati Uniti difende, a
scapito della salute e della sovranità alimentare del Messico. L’annuncio
ufficiale di non consentire l’importazione di mais transgenico per il consumo
umano è importante. Il problema è che la maggior parte delle importazioni viene
fatta da imprese che, sebbene dichiarino di importarlo come mangime per il
bestiame, possono dirottarlo per altri usi. Da parte delle comunità e delle
organizzazioni si deve continuare ad opporre resistenza contro tutte le forme
di semina e di utilizzo di mais transgenico, contro il glifosato e contro gli
altri agrotossici.
Fonte: “Barones de la alimentación defienden su derecho a
enfermarnos”, in La Jornada, 3/12/2022.
Traduzione a cura di Camminardomandando.
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