Extincton Rebellion Italia (XR) ringrazia per il supporto espresso da Enrico Euli ai movimenti di disobbedienza civile nonviolenta. Il sostegno è sempre apprezzato: essere attivista è un lavoro faticoso e spesso poco gratificante in termini di risultati raggiunti. Il movimento sente però il bisogno di integrare alcune riflessioni esposte nell’articolo. Tra queste: ricondurre le lotte per la giustizia climatica unicamente ai giovani e valutare come opinabili o mediocri le scelte strategico-operative attuate dagli attivisti.
La giustizia climatica è un tema cruciale oltreché universale. Vincolarlo
alle nuove generazioni è miope e contribuisce a distorcere il quadro narrativo.
La crucialità del collasso ecoclimatico investe tutte e tutti, a prescindere[i] da origine,
sesso, età. La trasversalità anagrafica è un valore all’interno dei
movimenti e di XR in particolare. Anche chi non ha figli sente, in questo
momento, una profonda responsabilità per la pesantissima eredità in termini di
crisi eco-climatica che si sta lasciando alle generazioni future.
Si agisce per la sopravvivenza della razza umana e degli ecosistemi, per
rivendicare il diritto a un futuro sostenibile e per smentire l’indifferenza e
la sufficienza di chi sbeffeggia l’attivismo. La disobbedienza civile
nonviolenta non è un capriccio giovanile, un desiderio di ribellione alle
autorità o, peggio, mero vandalismo.
Vanessa Nakate scrive:
“Serve veder coinvolta gente di tutte le origini e di tutte le età, con il
più ampio ventaglio possibile di competenze, di tutte le estrazioni
socioeconomiche, da tutta la Terra. Proprio come non esiste un solo attivista o
un modo ‘giusto’ di essere attivisti, limitare il movimento per il clima a una
sola categoria anagrafica o a una sola forma di protesta o a una sola parte del
globo, vuol dire ridurre la portata della forza potenziale ed effettiva della
nostra energia collettiva, delle nostre capacità e voci condivise e
sottovalutare l’urgenza delle sfide che siamo chiamati ad affrontare”.
Le sfide universali che Nakate cita, confliggono con quella narrativa
reiterata, che fa pelo e contropelo alle azioni promosse dai movimenti
ambientalisti, e che tralascia sempre di includere nell’analisi il
problema reale: l’inazione della classe politico-dirigenziale, quella con
potere legislativo. Un potere, ad oggi, rivolto altrove, completamente scollato
dalla fragilità sociale e ecologica che abita il Pianeta.
Pertanto sì, accogliamo chi scende in strada a bloccare le auto, lancia
zuppe sui quadri, blocca i jet privati negli aeroporti: non sono persone che
hanno manie di protagonismo, con l’agenda degli impegni vuota o le spalle
coperte da qualcun altro. No, sia chiaro. Banalmente è gente disperata,
inascoltata nel messaggio che porta, della Scienza con i suoi dati e della
Natura con le sue lacrime salatissime.
Gli attivisti ad oggi prendono solo sanzioni, amministrative e penali,
critiche e stigmatizzazioni. Allora l’invito, sincero e spontaneo, è a unirsi.
Perché non c’è una soluzione, c’è l’intelligenza collettiva dove tutte e tutti
possono contribuire, per crescere, per vincere, non per affossare.
Le azioni individuali sono importanti ma non salveranno il mondo finché le
grandi lobby industriali (alimentare, bellica, energetica,
logistica…) godono della copertura politica che consente loro di
continuare a inquinare, senza scrupoli, mantenendo fermo l’unico interesse
di cui sono portatrici: la crescita dei profitti.
Dall’alto non arriveranno segnali concreti di lungimiranza perché
lungimiranza oggi vuol dire sacrifici, rinunce, frugalità. E il
famoso 1 per cento della popolazione non intende rinunciare proprio a nulla,
men che mai agli agi e alla connivenza politica.
Allora, piuttosto, aiutate i movimenti in questa corsa contro il tempo:
occorre agire immediatamente.
La critica riempie un vuoto ed è comodamente articolata da casa: è il tempo
dell’azione. Unitevi!
https://comune-info.net/aiutateci-in-questa-corsa-contro-il-tempo/
restare
in ascolto, vedersi in azione – Enrico Euli
Lo ammetto: ero rimasto basito -ed
anche un po' ferito- da alcuni commenti ricevuti sul mio ultimo post
pubblicato, relativo alle azioni contro il silenzio omertoso (o le false
parole) che -colpevolmente e collettivamente- attornia la catastrofe climatica.
Questo intervento di XR mi rincuora
e mi stimola a scrivere ancora su questo tema, che sento decisivo per le nostre
vite e per le sorti di quel che ancora potremmo provare a chiamare 'politica'.
Vedo che -almeno da parte loro- non
sono stato frainteso.
Lungi da me l'idea che le azioni
dirette di disobbedienza civile non servano e non siano legittime ed
auspicabili.
Credo anzi che da tempo non ci sia
più nulla da aspettarci dai potenti di turno, dai partiti e dalle istituzioni.
E che non abbia senso quindi continuare
a chiedere loro qualcosa (attraverso petizioni o appelli) o a protestare in
forme convenzionali e ritualizzate (quali cortei o manifestazioni di massa su
appelli generici e superati dagli eventi).
L'azione diretta nonviolenta (anche
illegale) è l'unica possibilità che la nonviolenza propone quando la situazione
risulta bloccata e compromessa come quella attuale.
Spero che ne nascano molte, diverse
e tali da permettermi di prendervi parte in prima persona.
Appartengo a quella minoranza di
persone adulte che pensa ancora di poterselo permettere, anche a costo di
apparire ingenui, adolescenziali o semplicemente 'fuori'.
Ho qualcosa da perdere anch'io, e
non è facile confrontarsi con il mondo adulto, anche da sessantenne quale ormai
sono.
Ma non avrei paura e non mi
sentirei a disagio in azioni rischiose e illegali, se potessi condividerle con
altri (giovani o meno).
Il mio dubbio -lo voglio chiarire
per una volta ancora- riguarda dove e come inserire queste azioni, se vogliamo
creare intorno ad esse un clima favorevole ed un sostegno più ampio (e quindi
favorire la possibilità di un consenso che le protegga almeno in parte dai
forti rischi che esse comportano per chi le compie).
Fatta salva quindi la possibilità,
la necessità e l'urgenza che qualcuno le faccia, resta da chiedersi cosa
potrebbero fare le maggioranze silenziose che sinora assistono ad esse -più o
meno distratte, inquiete o ambivalenti- senza che queste azioni le stimolino ad
agire a loro volta.
Non credo sia probabile che queste
ultime possano passare immediatamente dall'inazione simpatizzante alla
disobbedienza civile illegale.
Ma potrebbero compiere azioni
potenti di non collaborazione attiva all'interno di una campagna più ampia, che
preveda al suo interno un'integrazione tra atti legali ed illegali.
Oppure esse potrebbero almeno
trovare il modo di manifestare in forme più evidenti il loro sostegno (legale,
politico, economico, sociale) alle azioni illegali in corso ed a chi
coraggiosamente sceglie di compierle a suo rischio e pericolo.
Quel che conta è che si rigeneri un
ponte tra le generazioni, animato da un comune senso di urgenza e disperazione,
ma anche da un vero dialogo che -non rimuovendo il valore delle esperienze
pregresse- sappia però aprirsi alle novità che la nonviolenza ha sempre
dimostrato di saper far emergere nella sua storia.
http://satur-nous.blogspot.com/2022/12/restare-in-ascolto-vedersi-in-azione.html
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