sabato 26 febbraio 2022

Le altre violenze - Gustavo Esteva

  

Per sopravvivere e creare una qualche opportunità, dobbiamo prendere in considerazione seriamente la grottesca metamorfosi che ha subito il patriarcato capitalista e democratico che avevamo prima nel momento in cui al suo posto si è installato il regime che oggi subiamo.

Quello che la ribellione delle donne inizia a definire “agonia patriarcale” sta spingendo all’estremo i peggiori tratti del patriarcato. Non è solo una violenza che sembra illimitata. È la centralità del suo vangelo di morte, secondo il quale si cerca di sostituire tutto il vivente con i prodotti dell’uomo. La tecnologia per dare ordini dal cervello a tutte le cose che ci circondano, in fondo, simboleggia bene quella che è sempre stata la pretesa del maschio. Ecco perché la lotta anti-patriarcale rimette la cura della vita al centro della preoccupazione personale e dell’organizzazione sociale.

Il nuovo regime porta ancora più avanti il degrado morale delle élite che è proprio del capitalismo. I nostri 100 omicidi al giorno [Esteva vive Messico, ndt] sono qualcosa di terribile. Ma quella contabilità non tiene conto del fatto che tutti sono continuamente esposti a prodotti che uccidono, lentamente e silenziosamente. E sono esposti a condizioni come l’inquinamento atmosferico, che causa ogni anno più decessi di quelli attribuiti al Covid da quando è iniziato.

La maggior parte delle persone è già caduta in una forma di dipendenza dallo stomaco che è, letteralmente, mortale. Sempre più spesso, è necessario cercare sul mercato il proprio cibo. Quello che vi si trova non è solo poco nutriente; molto di esso è chiaramente tossico e sottrae lentamente la vita a coloro che lo consumano.

Il fatto che il Messico abbia il primato mondiale per il consumo pro capite di bibite analcoliche e il più alto tasso di obesità infantile illustra bene lo stato delle cose. I bambini ricevono “alimenti” zuccherati molto presto e, a poco a poco, finiscono per respingere quelli che non contengono la dose di zucchero a cui sono stati abituati. Quasi tutte le bibite analcoliche, molti altri “alimenti” e persino le medicine usano, invece che lo zucchero di canna, il fruttosio, che è più economico ma molto dannoso.

Niente di tutto questo è segreto. Tutte le informazioni al riguardo sono in Internet, a disposizione di tutti. Di tanto in tanto qualcosa di particolarmente scandaloso filtra nei giornali. Ma niente lo ferma. Dobbiamo prendere atto in pieno di quel che dobbiamo affrontare: una mafia criminale e cinica fornisce il cibo alla maggioranza della popolazione e la sua attività irresponsabile provoca anche immensi danni ambientali.

Ci sono organizzazioni che per decenni hanno denunciato questa situazione. Innumerevoli pressioni sono state fatte su tutti i governi affinché agissero di conseguenza, perché è chiaro che loro potrebbero porvi rimedio in breve tempo se solo si decidessero a usare le loro facoltà e le leggi appropriate. Sarebbe possibile, ad esempio, emanare leggi che vietassero la produzione e la distribuzione di molti prodotti; che limitassero drasticamente le quantità di zucchero e altri ingredienti che possono essere immessi in alimenti e bevande; che ponessero il veto alla propaganda che spinge al consumo di cibi tossici o nocivi, e molte altre cose ancora.

 

Niente di tutto questo è nuovo. Abbondanti argomenti e buone motivazioni sono stati offerti per tutte queste misure. Ma sappiamo da molto tempo che i governi non lo faranno. Non si tratta tanto del fatto che sarebbero misure molto impopolari, cosa che potrebbero affrontare con una tempestiva e adeguata diffusione delle loro ragioni e degli obiettivi che si propongono. È soprattutto perché i governi non hanno la volontà e il potere politico necessari per affrontare le élite economiche a cui scelgono di essere subordinati, quelle che guidano realmente la rotta della società e del governo.

È stato detto che potrebbe essere in corso uno spostamento a sinistra nei governi dell’America Latina. Così sembra. Ma questo non cambia la situazione. La palese incapacità dei governi di agire in base agli interessi della gente in questioni tanto fondamentali come il cibo è evidente in tutto l’arco dello spettro ideologico, dall’estrema sinistra all’estrema destra.

La pandemia ha aggravato il problema, ma ha prodotto anche un risveglio per molti. Sempre più persone si uniscono oggi a coloro che da parecchi anni agiscono come si deve: aumentano, passo dopo passo, la capacità autonoma di produrre ciò che mangiano e intessono reti che collegano i consumatori urbani con i produttori rurali.

Questa linea d’azione, che sfugge in modo evidente dal mercato e che, per rimediare ai suoi guai, confida sulle proprie forze e non su quelle dello Stato, sfida apertamente il regime dominante e lo smantella dal basso. Sebbene affronti grandi difficoltà, è alla portata di quasi tutte le persone e i gruppi, anche e specialmente dei più poveri. Per molti di loro, questa modalità di azione comincia a essere una formula di sopravvivenza. Oggi, inoltre, chi ha appena iniziato questo cammino può avvantaggiarsi degli esempi (che si moltiplicano ovunque) di coloro che lo seguono da molto tempo e sono disposti a condividere la propria esperienza. Non c’è città, nel paese o nel mondo, in cui non ci sia un’esperienza di questo genere. E in molte città c’è perfino un’effervescenza spettacolare… che alimenta la speranza in mezzo al disastro.

Fonte originaleLa Jornada

traduzione di Camminardomandando

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