Il trasporto aereo è responsabile
del 4,9% del riscaldamento climatico globale. Ma non è tassato, è protetto da
una sorta di immunità. I treni, molto meno inquinanti, lo sono
Secondo un rapporto del Climate Action
Network, il trasporto aereo è
responsabile del 2-3% delle emissioni globali di CO2. Se
può sembrare poco, è utile pensare che – qualora l’aviazione fosse
un Paese – si tratterebbe del settimo più grande inquinatore
del mondo.
Dal
trasporto aereo il 4,9% delle emissioni climalteranti
Il rapporto della rete di
associazioni sottolinea inoltre che «il settore emette da 14 a 40 volte più CO2
rispetto ai treni, per chilometro percorso». E non è
tutto: un aeroplano disperde nell’atmosfera anche ossidi di azoto,
che contribuiscono alla produzione di ozono, e vapore acqueo.
Tutti elementi che comportano un aumento della temperatura dell’atmosfera terrestre. Così,
tenendo conto di tutti i gas climalteranti, il settore è
responsabile del 4,9% del riscaldamento climatico globale.
Un valore paragonabile a quello di una nazione come la Russia.
Ciò nonostante, il carburante utilizzato
dagli aerei continua a non essere tassato.
E anche nell’ambito di intese internazionali come l’Accordo di Parigi, il comparto non viene
praticamente neppure citato. Come fosse protetto da una sorta di “immunità” che
gli permette di non essere chiamato a fare la propria parte nello sforzo
mondiale di lotta ai cambiamenti climatici. Al contrario,
ad esempio, l’elettricità utilizzata dai treni è tassata, e lo è da tempo.
Nonostante i trasporti ferroviari siano
infinitamente meno inquinanti.
Niente
tasse grazie a un accordo del 1944
La prima ragione di tale stortura è
storica. Per capire perché il cherosene non è
sottoposto a particolari imposte occorre tornare alle ultime fasi della Seconda
guerra mondiale. All’epoca l’obiettivo degli Stati Uniti era
salvaguardare la propria produzione di aerei e
sviluppare l’aviazione civile a livello globale. Così, 52 nazioni firmarono
la Convenzione di Chicago,
che vieta appunto ad un Paese di tassare il contenuto dei serbatoi degli
aerei all’arrivo. Oggi sono 191 gli Stati che aderiscono all’accordo.
Il problema dal punto di vista
ambientale è emerso negli ultimi decenni, con il boom delle compagnie low cost (e
dunque del numero di voli). Secondo l’Organizzazione internazionale
dell’aviazione civile, nel 2017 i biglietti venduti dalle compagnie di tutto il
mondo sono stati circa 4,3 miliardi.
Secondo l’International Air Transport Association, si potrebbe arrivare a 8
miliardi nel 2037.
L’80-90%
della popolazione mondiale non ha mai volato
Eppure, quello aereo resta un
trasporto “da ricchi”. Secondo un’analisi del mensile francese
Alternatives Economiques «tra l’80 e il 90% della popolazione
mondiale non ha mai messo piede su un velivolo». Uno studio della Direzione
generale dell’aviazione civile di Parigi ha scattato inoltre una fotografia del
cliente-medio delle compagnie. Nel 50% si tratta di professionisti, dirigenti e
funzionari. Mentre solo il 2% degli operai sceglie il trasporto
aereo.
Il successo del comparto è dunque
legato ad un target ben preciso. Che i vettori low-cost hanno consentito di
allargare a buona parte della classe media (ma senza operare una totale
“democratizzazione”) grazie alla leva dei prezzi. «Oggi un volo a basso costo
costa in media tra 3 e 4 centesimi di euro al chilometro,
contro i 10 di un treno ad alta velocità e i 25 di un’auto», prosegue la
rivista transalpina, citando un esperto del think tank Shift
Project.
https://twitter.com/aerospaceaero/status/669251983987965952
Secondo il quale i vantaggi
fiscali del settore non si limitano al carburante. Esistono
infatti altre agevolazioni di cui beneficia il
trasporto aereo. A partire dalle sovvenzioni che,
spesso, gli Stati concedono in nome di un ipotetico “interesse generale”.
«Globalmente, una fiscalità simile agli altri mezzi di trasporto porterebbe il
biglietto di un aereo a raddoppiare», prosegue lo Shift Project.
Emissioni
in netta crescita tra il 2005 e il 2017
In termini di impatto climatico,
poi, il boom dei voli ha portato ad autentica impennata delle emissioni.
Soltanto tra il 2005 e il 2017 quelle di CO2 sono cresciute del 16%,
mentre quelle ossidi di azoto del 25%, secondo
l’ultimo European Aviation Environmental
Report. Per rendere il settore compatibile con gli impegni climatici
assunti dalla comunità internazionale sono state immaginate alcune soluzioni.
Si è parlato di aumentare il
quantitativo di persone presenti su uno stesso aereo, al fine di diminuire il
numero di voli. Ma già oggi il tasso di riempimento è
dell’84% in Europa. Sono stati quindi presentati progetti per ridurre
i consumi dei velivoli, ma anche in questo senso è difficile
immaginare rivoluzioni tecnologiche nel settore. Resta dunque una sola
possibilità: incentivare fiscalmente mezzi meno inquinanti,
per tutti i percorsi fattibili. Armandosi di pazienza, certo, perché i tempi
per percorrere mille chilometri in treno non saranno
gli stessi. Per i passeggeri così come per le merci. Ma se in gioco c’è la
salvezza del Pianeta, il sacrificio è decisamente necessario.
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