Avro’ predicato tutto questo per anni, in tutti gli angoli d’Italia in cui
si parlava di petrolio, di Ombrina Mare, del perche’ no alle trivelle.
Il problema del petrolio e’ non se succedera’ mai un incidente, piuttosto
quando succedera’. Perche’ e’ garantito che quando meno te l’aspetti prima o
poi qualcosa andra’ storto.
Ed
infatti eccoci qui, in Nigeria. La tanto martoriata Nigeria. Come se non
bastasse tutto lo schifo che ENI, Shell e compari hanno fatto nel corso degli
anni, ecco un’altra petrol-tragedia.
Una FPSO - che sta per Floating, Production, Storage and Offloading unit -
e’ esplosa in mare lasciando disastri e dispersi. La FPSO esplosa si chiamava
Trinity.
Le FPSO sono navi-raffineria che stanno li, ferme in mezzo al mare, spesso
vicino ai campi petroliferi. Il loro compito e’ di raffinare petrolio in loco,
di stoccarlo, e poi di agevolare il trasferimento su navi merci in modo che il
prodotto finale possa essere mandato nel resto del mondo.
E’ per questo che c’e’ sempre la fiamma accesa, perche’ la FPSO raffina
petrolio ed emette fumi di scarto, specie di tipo sulfureo.
E’ esattamente la stessa infrastruttura che l’amico Sergio Morandi della
Rockhopper Exploration voleva propinarci in Abruzzo a 5km da riva.
Il lotto di mare nigeriano dove sorge questo petrol-mostro della trinita’
si chiama OML 108 e si trova nel mare dello stato di Warri. Trinity e’ di
proprieta’ di una ditta americana Allenne Ltd, ma e’ gestita da una ditta
Nigeriana che si chiama Shebah Exploration & Production Company Ltd
(SEPCOL).
La SEPCOL aveva rilevato delle quote dalla Conoco-Phillips ed ora si trova
(e’ il caso di dirlo) in cattive acque finanziarie.
Forse le ristrettezze finanziarie hanno contribuito alla mancanza di
sicurezza. E poi c’e’ da tenere conto che i protocolli di sicurezza nigeriani
sono assolutamente inadeguati e anche laddove ci sono nessuno li rispetta. Ad
ogni modo, non si sa bene cosa sia successo, ma dopo l’esplosione e il fumo e
le fiamme il risultato e’ che dieci persone mancano all’appello.
La FPSO era ancorata a 25 metri di profondita’ e raffinava 22,000 barili di
petrolio al giorno. Non si sa quanto petrolio fosse stoccato a bordo ma si
parla di circa 200,000 barili, quasi tutti provenienti dal vicino campo
Ukpokiti che contiene cinque pozzi estrattivi ed uno di reiniezione.
Ovviamente il timore, a parte l’ansia per i dieci dispersi, e’ ora che ci
possa essere un mega riversamento in mare di tutto questo greggio.
Trinity e’ stata una petroliera attiva prima di essere una FPSO, e va in
giro dal 1976. Ben 45 anni. Non e’ l’unica nave-antica ad operare come FPSO in
Nigeria ed in molti sono preoccupati di altri disastri dovuti alla mancanza di
manutenzione, di regolamentazioni e all’eta’ di questi mostri.
Un altro ingrediente che genera timore e’ che vari colossi internazionali,
Shell in primis, abbandonano la Nigeria, e subentrano operatori piu’ piccoli,
come questa sconosciuta SEPCOL con meno garanzie di sicurezza e con
infrastruttura che diventa sempre piu’ vecchia.
Ecco, questa Trinity potrebbe essera la prima di una lunga seria.
Restiamo a vedere.
In me, a parte il dispiacere per la Nigeria (e la Basilicata, e l’Ecuador,
e il Peru’, e ovunque vivano con questi schifi) c’e’ un pizzico di orgoglio ed
un sospiro di sollievo a pensare che all’Abruzzo tutto questo e’ stato
risparmiato.
Vorrei solo che queste lezioni non andassero dimenticate perche’ e’
successo in Nigeria ma puo’ succedere ovunque arrivano trivelle e trivellatori
e occorre sempre stare all’erta.
Il petrolio migliore del mondo e’ quello che resta sottoterra.
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