Il 21
febbraio 2022 Terna s.p.a., la società
pubblica di gestione della rete elettrica nazionale, ha svolto l’asta pubblica
per il mercato delle capacità per l’anno di consegna 2024.
Il mercato delle
capacità è “un meccanismo con cui Terna si approvvigiona
di capacità attraverso contratti di approvvigionamento di lungo termine
aggiudicati con aste competitive”. In parole povere, consente di avere
forniture energetiche certe per un consistente periodo temporale.
L’esito della
recente asta pubblica ha consentito di conoscere un nuovo tassello del futuro
della Sardegna e della prossima servitù
energetica.
Nel
2024 dovrebbero
esser attivi un polo delle energie rinnovabili nel Nord
Sardegna con batterie di accumulo per 247 MW e un analogo polo con batterie di
accumulo per 253 MW nel Sud Sardegna. Si ipotizza, così, la contemporanea
chiusura delle centrali a carbone di Fiume Santo (Porto Torres) e di
Portoscuso, facendo così dedurre (i soggetti aggiudicatari non sono ancora
pubblici) che abbia molto probabilmente vinto la gara il Gruppo ENEL s.p.a., titolare dell’impianto
di Portoscuso (la E.P. Produzione, titolare
dell’impianto di Fiume Santo non avrebbe partecipato).
Contemporaneamente
sono stati predisposti e
depositati presso gli uffici della Capitaneria di Porto di
Cagliari (ma non sono stati ancora pubblicati per eventuali atti di opposizione
al rilascio della concessione demaniale marittima) ben sei progetti di centrali
eoliche offshore nei mari della Sardegna meridionale:
* Seawind
Italia s.r.l., con sede a Portoscuso, progetto di due centrali
eoliche offshore, la Del Toro 2 a 21 miglia marine
a sud ovest dell’Isola di S. Pietro e la Del Toro 1 a 6 miglia
marine al largo dell’Isola di S. Antioco;
* Ichnusa Wind Power s.r.l.,
con sede a Milano, 42 aerogeneratori galleggianti alti 265 metri a circa 35
chilometri dalla costa sulcitana, per una potenza complessiva di 504 MW.
L’istanza di concessione demaniale marittima è stata
sospesa (aprile 2021) dopo un atto di opposizione presentato
dal Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG), mentre è stata svolta la fase di
definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale (scoping) finalizzata
alla successiva procedura di
valutazione di impatto ambientale (V.I.A.);
* Repower
Renewable s.p.a., dell’elvetico Gruppo Repower, un
progetto di centrale eolica offshore al largo di Capo Teulada;
* Nora Ventu s.r.l., società
milanese frutto dell’accordo tra Falck Renewables s.p.a. e BlueFloat Energy, due progetti di centrali
eoliche galleggianti offshore con una novantina di
aerogeneratori per una capacità
complessiva di 1,4 GW a 18 miglia marine a sud est di Cagliari
(Nora 2) e a 6 miglia marine a sud di Capo Teulada (Nora 1). Fan balenare ben
4 mila posti di lavoro in fase di realizzazione e 300 in fase di gestione.
Qualche
riflessione è d’obbligo.
L’abbiamo
già detto e denunciato pubblicamente,
ma lo facciamo di nuovo, visto il silenzio dei cosiddetti rappresentanti
del popolo, a parte qualche rara
eccezione virtuosa: la Sardegna sta diventando una piattaforma assoggettata
a servitù
energetica.
Questa la
“fotografia” del sistema di produzione energetica sardo (energia richiesta in
Sardegna: GWh 9.171,5 energia prodotta in più rispetto alla richiesta: GWh
+3.491,5, dati TERNA
2019) è che oltre il 38% dell’energia oggi prodotta “non serve”
all’Isola e viene esportato verso la Penisola grazie alle connessioni oggi
esistenti ovvero viene disperso in quanto non utilizzato (i sistemi di accumulo
e conservazione sono ancora in fase di
studio o sperimentale).
In Sardegna,
al 20 maggio 2021, risultavano presentate ben 21 istanze di pronuncia di
compatibilità ambientale di competenza nazionale o regionale per altrettante
centrali eoliche, per una potenza complessiva superiore a 1.600 MW,
corrispondente a un assurdo incremento del 150% del già ingente comparto eolico
isolano.
Le istanze
di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete
elettrica nazionale) al 31 agosto 2021 risultano complessivamente pari a 5.464
MW di energia eolica + altri 10.098 MW di energia solare fotovoltaica, cioè
15.561 MW di nuova potenza da fonte rinnovabile. Otto volte i 1.926 MW
esistenti (1.054 MW di energia eolica + 872 di energia solare
fotovoltaica, dati Terna,
2021).
Numerosi
i progetti per
centrali eoliche off shore.
A queste si
somma un’ottantina di richieste di autorizzazioni per nuovi impianti
fotovoltaici.
Complessivamente
sarebbero interessati più di 10 mila ettari di boschi e terreni agricoli.
Ormai il quadro
è chiaro, a mare e
in terra la Sardegna sembra proprio destinata a diventare una piattaforma di
produzione energetica, un’Isola destinata all’ennesima servitù, la servitù
energetica.
L’ha
affermato chiaramente – e ha annuito l’attuale
Ministro della Transizione Ecologica Antonio Cingolani – l’amministratore
delegato del Gruppo ENEL Francesco Starace, secondo cui lo
“scenario ipotizza l’installazione, a Thyrrenian link in esercizio, di un
gigawatt di batterie e circa 4/5 gigawatt di potenza di rinnovabili in più
rispetto a quanto abbiamo adesso. Oltre agli ovvi benefici ambientali, come la
scomparsa di fatto dell’anidride carbonica prodotta dalle fonti fossili, un
piano del genere svilupperebbe investimenti sull’intera filiera da qui al 2030
di 15 miliardi di euro, un indotto più che doppio e una occupazione tra i 10 e
i 15mila addetti qualificati e specializzati”.
Qualsiasi
nuova produzione energetica non sostitutiva di fonte già esistente (p. es.
termoelettrica) può esser solo destinata all’esportazione verso la Penisola e
verso la Corsica.
Il motivo
del potenziamento della rete elettrica di interconnessione, rientrante negli
obiettivi comunitari, è esplicitato
chiaramente: “in Sicilia, in Sardegna e soprattutto in Campania
c’è una forte produzione da fonti rinnovabili non programmabili, solare ed
eolico, in costante aumento. Il Tyrrhenian Link migliorerà la capacità di
scambio elettrico e quindi si potranno utilizzare al meglio i flussi di energia
da fonti rinnovabili favorendone lo sviluppo”.
Con la
realizzazione del Thyrrenian Link, il nuovo doppio cavo sottomarino
di Terna s.p.a. con portata 1000 MW, 950 chilometri di lunghezza complessiva,
da Torre Tuscia Magazzeno (Battipaglia – Eboli) a Termini Imerese, alla costa
meridionale sarda.
Dovrebbe
esser pronto nel 2027-2028, insieme al SA.CO.I. 3,
l’ammodernamento e potenziamento del collegamento fra Sardegna, Corsica e
Penisola con portata 400 MW, che rientra fra i progetti
d’interesse europeo.
Al termine
dei lavori, considerando l’altro collegamento già esistente, il SA.PE.I. con portata
1000 MW, la Sardegna avrà collegamenti con una portata complessiva di 2.400
MW.
Non di
più.
Visto che la
realizzazione di impianti da fonte rinnovabile non comporta la sostituzione
automatica degli impianti “tradizionali” (anzi), visto che attualmente
non la si immagazzina, dell’energia prodotta in eccesso
che ne facciamo?
E in questa
situazione dovremmo dar centinaia di milioni di euro di soldi pubblici sotto
forma di finanziamenti e incentivi per centrali
elettriche off shore la cui energia eventualmente
prodotta che fine dovrebbe fare?
Allo stato
attuale, è pura speculazione per ottenere fondi, incentivi pubblici e
certificati verdi o no?
A chi serve
questo enorme quantitativo di energia che sarebbe prodotta, considerato che
l’energia prodotta in Italia ogni anno è di gran lunga superiore alla domanda?[1]
Questi non
sono aspetti che meritano il minimo approfondimento solo perché vanno contro
la narrazione prescelta?
Con l’art.
31 del decreto-legge
n. 77/2021, convertito nella legge n. 108/2021 il divieto di
accumulo per l’energia prodotta anche da fonte rinnovabile è superato e solo
ora giungono i primi progetti in proposito.
La delega
contenuta nell’art. 5 della
legge 22 aprile 2021, n. 53 (legge di delegazione europea)
sull’attuazione della direttiva n.
2018/2001/UE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti
rinnovabili prevede esplicitamente l’emanazione di una specifica “disciplina
per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per
l’installazione di impianti a fonti rinnovabili nel rispetto
delle esigenze di tutela del patrimonio culturale
e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualita’
dell’aria e dei corpi idrici, nonche’ delle specifiche competenze dei Ministeri
per i beni e le attivita’ culturali e per il turismo, delle politiche agricole
alimentari e forestali e dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare, privilegiando l’utilizzo
di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e
parcheggi, e aree non utilizzabili per
altri scopi”.
Disciplina a
oggi non emanata, il che rende tutt’altro che semplice salvaguardare
efficacemente ambiente, paesaggio, territorio e patrimonio
naturalistico, sebbene alcune disposizioni precedenti siano recenti, come
il Piano
energetico regionale della Sardegna 2015-2030 – Individuazione delle aree non
idonee all’installazione di impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili (deliberazione
Giunta regionale n. 59/90 del 27 novembre 2020).
Soprattutto
una cosetta sfugge.
Il 10
febbraio 2021 il Parlamento europeo ha adottato la risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento
europeo e del Consiglio che istituisce un dispositivo per la ripresa e la
resilienza chiudendo definitivamente l’iter per la disciplina
dei Pnrr (Piani nazionali di ripresa e resilienza) avviato dalla Commissione
europea lo scorso 27 maggio 2020, mettendo a disposizione dei Paesi Ue 672,5
miliardi di euro per la ripresa e la resilienza, dunque la parte più
sostanziosa dei 750 miliardi del pacchetto Next Generation Eu.
La
risoluzione è stata assunta in coerenza con l’accordo storico raggiunto dal
Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020 che, approvando la proposta della
Commissione, ha deciso di assumersi il carico di un debito comune tra stati Ue
in risposta alla crisi pandemica.
Il concetto
fondante è netto: per ogni euro di spesa dev’essere dimostrato che
non nuoce all’ambiente, pena la perdita dei fondi comunitari.
Eppure piovono progetti
di centrali eoliche e fotovoltaiche, a terra e a mare, senza alcuna logica se
non quella del profitto privato.
Lasciamo
allora che a decidere sul futuro del territorio siano di fatto le società
energetiche?
Ma lo
vogliamo dire – senza ipocrisie, greenwashing e fumo
negli occhi – che la Sardegna (con la Sicilia) sarà il prossimo
“hub energetico del Mediterraneo” con la conseguente servitù
energetica?
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
[1] Gli
ultimi dati disponibili (primo trimestre 2021, elaborazione
QualEnergia su dati TERNA) vedono una domanda pari a 78 TWh, di cui
27,38 prodotti da fonti rinnovabili (il 34,8%). Gli ultimi dati annui
disponibili (TERNA, 2019)
affermano che “nel 2019 in Italia la domanda di energia elettrica ha
raggiunto i 319.622 GWh, con una flessione dello 0,6% rispetto all’anno precedente”,
mentre “la potenza efficiente lorda si è attestata a 119,3 GW (+1,0 %
rispetto al 2018 essenzialmente imputabile alle rinnovabili). Il parco di
generazione termoelettrico si è mantenuto sostanzialmente stabile, mentre il
parco di generazione delle fonti rinnovabili continua la sua crescita con un
incremento generale pari al +2,2% ed una potenza che rappresenta il 46,5%
del totale installato in Italia (era 46% nel 2018)”.
La potenza
efficiente lorda del “sistema energia” italiano è ampiamente sufficiente a
sostenere la domanda, visto che “il valore della punta massima registrato
nel 2019 è stato pari a 58,8 GW, e si è verificato il giorno 25 luglio alle 17.
La punta 2019 è stata leggermente più alta (+1,8%) rispetto alla punta del
2018, determinando un trend di crescita che si protrae dal 2014. Si conferma la
forte correlazione tra il carico e le temperature estive°.
qui il comunicato stampa
congiunto della Falck Renewables e della BluFloat Energy (22
febbraio 2022)
da La
Nuova Sardegna, 22 febbraio 2022
L’eolico
off-shore fa gola: definiti sei progetti nel sud Sardegna.
Anche
multinazionali e banche d’affari tra i proponenti, ma mancano regole. (Giuseppe Centore)
CAGLIARI.
Non si vedranno dalla terra ferma neppure con il binocolo, servirà un
cannocchiale e tanta fantasia, per alcuni. Per altri invece l’impatto visivo
sarà evidente. I campi eolici offshore previsti nel sud Sardegna a oggi sono
sei, come riportato in dettaglio nella cartina qui sopra allegata.
Non sono ipotesi ma progetti definiti, e presentati agli uffici della
Capitaneria di Porto di Cagliari nelle scorse settimane, regolarmente
protocollati e studiati. Le società che li hanno presentati sono quattro. Due
progetti hanno la stessa società per due distinte aree. La prima è la Seawind
Italia srl che ha in mente di installare le pale a ovest dell’isola nel campo
più grande a poco più di 21 miglia marine a sudovest di Carloforte, con
l’impianto, molto esteso, denominato “Del Toro 2”, proponendo poi un impianto
più piccolo, diviso in due sotto-campi a sei miglia al largo di Sant’Antioco.
Sulla
società proponente si sa poco, se non che è una srl costituita di recente che
ha come indirizzo la zona industriale di Portovesme. In assenza di
comunicazioni ufficiali è plausibile che la srl sia stata creata da una delle
società che operano da anni nella zona industriale, consumatrice di energia per
le sue lavorazioni che già dispone di un piccolo parco eolico ma a terra. In
questo caso il parco marino sarebbe ben più grande e fungerebbe da “polmone”
finanziario ed energetico alla stessa società, che avrebbe sicuramente anche i
mezzi propri per un investimento così impegnativo, ma che non è escluso in caso
di autorizzazione riesca a costituire una cordata finanziario-industrale per
realizzare un investimento vicino al miliardo di euro.
Investimento analogo è quello previsto più a nord, di fronte a Buggerru e
proposto dalla Ichnusa Wind Power, srl nata nel 2019 a Milano con un capitale
sociale contenuto, che vede tra i suoi azionisti il progettista Luigi Severini,
ingegnere pugliese. Anche in questo caso il progetto della Ichnusa è
gigantesco: 42 pale eoliche galleggianti alte 265 metri su una superficie
marina di 49 mila metri quadri, a circa 35 chilometri da Cala Domestica e a
nord del punto indicato per l’attracco del cavidotto: Portoscuso. La potenza
prevista per ogni aerogeneratore è di 12 megawatt ciascuna, per complessivi 504
megawatt. In questo caso il proponente farebbe da apripista ad altri soggetti
che rileverebbero progetto ed eventuale autorizzazione. Ha invece spalle larghe
Repower Renewable società per azioni, affiliata dalla multinazionale elvetica
Repower (gruppo internazionale che fattura oltre 1 miliardo di euro) che ha
presentato un campo ben distante da capo Teulada, ma vicino ad altri due campi,
presentati dalla società Nora Ventu srl e denominati Nora 1 e Nora 2.
In questo caso può essere la sede sociale della Nora Ventu srl a dare qualche
indicazione su chi abbia deciso di scommettere sulla Sardegna. La sede di Nora
Ventu srl è corso Venezia 16 a Milano, a palazzo Serbelloni, storico edificio
neoclassico dove hanno sede gli uffici di Morgan Stanley Italia, una delle
maggiori banche d’investimento al mondo, controllata da una serie di fondi e
investitori istituzionali, oltre duemila. Anche in questo caso il progetto è
consistente, con una novantina di pale eoliche distribuite a 18 miglia
nautiche, quasi 60 chilometri a sud est di Cagliari, ben fuori dal golfo (Nora
2) e a 6 miglia nautiche a sud di Capo Teulada, oltre l’area militare interessata
alle esercitazioni.
Questi progetti, per impatto dimensioni e investimenti (tutti miliardari) non
hanno possibilità di arrivare tutti insieme al traguardo. Al sud dell’isola,
insieme all’intervento previsto al largo di Olbia, c’è spazio per massimo due
campi eolici. La competizione è aperta.
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