giovedì 24 febbraio 2022

La Commissione Ue contro il recepimento della direttiva Sup. Ora l’Italia è a rischio infrazione - Andrea Turco

  

Per l’Italia continuano i problemi in merito al recepimento della direttiva UE che mira a ridurre la dispersione della plastica monouso nell’ambiente. Dopo la richiesta inascoltata di una sospensione del provvedimento legislativo, il rischio di una procedura d'infrazione si fa più concreto

 

Pronti… via? Anzi no, meglio un rinvio. Da oggi è in vigore il recepimento italiano della direttiva Sup, la normativa comunitaria del 2019 che punta alla “riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente”. Con il decreto legislativo n. 196 dell’8 novembre 2021 il nostro Paese, dopo più di due anni di rinvii e polemiche, si è finalmente adeguato al dettato comunitario. Lo ha fatto, però, inserendo una serie di commi “aggiuntivi” che la Commissione europea qualche settimana fa ha contestato con una comunicazione ufficiale al ministero dello Sviluppo economico. Il “parere circostanziato” firmato dal commissario europeo al Mercato interno Thierry Breton, che EconomiaCircolare.com ha avuto modo di visionare, è una bocciatura netta e lunga due pagine e mezzo, che analizza alcuni passaggi del provvedimento italiano soffermandosi sulle singole parole e definizioni.

Uno dei focus della bocciatura di Bruxelles è il tentativo del nostro Paese di salvaguardare il settore delle bioplastiche. “La direttiva Sup non prevede alcuna eccezione per la plastica biodegradabile – scrive in maniera esplicita il commissario Breton -. Al contrario, prevede esplicitamente che la definizione di ‘plastica’ contenuta nella direttiva dovrebbe comprendere la plastica a base organica e biodegradabile, a prescindere dal fatto che siano derivati da biomassa o destinati a biodegradarsi nel tempo. Pertanto, tale plastica biodegradabile è considerata come qualsiasi altra plastica“.

In teoria, quando la Commissione emana un parere circostanziato, dovrebbe conseguirne “la proroga dei termini del periodo di astensione obbligatoria dall’adozione del provvedimento notificato, che risultano ora fissati al 23 marzo 2022”.  In pratica il governo italiano, avrebbe dovuto sospendere l’attuazione del provvedimento che invece da oggi è pienamente vigente. Si presume, allora, che utilizzerà questo arco temporale per riaffermare le proprie ragioni nelle sedi europee.
Ma quali sono nel concreto le parti del decreto legislativo di recepimento che la Commissione contesta? E quali possono essere le conseguenze di una bocciatura così netta?..

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