Le cause di
questi aumenti (soprattutto ENEL ed ENI) sono da ricercare in alcuni fattori:
1) La
vendita da parte della Russia di decine di miliardi di tonnellate di metano
alla Cina, che ha fatto scattare, ovviamente, gli aumenti europei per “non
perdere il tram”;
2) La
situazione geopolitica ucraina, la quale – ovviamente – “premia” le nazioni
europee che cercano “un po’ meno di NATO e maggiori accordi con la Russia”;
3) Gli USA
vogliono venderci il loro metano: peccato che dal Texas all’Italia il prezzo
raddoppi…c’è il trasporto per valicare un oceano!
Queste sono
le ragioni di politica estera che hanno fatto scattare gli aumenti.
Il Governo
dei “Migliori”, però, ha scelto l’incasso immediato senza riflettere che sul
lungo termine si subiranno guai ancora peggiori: perché?
Il costo,
alla fonte, dell’idroelettrico è intorno ai 4 euro/cent per chilowatt/ora,
quello dell’eolico è sui 6 euro/cent mentre quello del carbone è oramai intorno
ai 13 euro/cent e quello del metano supera oramai i 18 euro/cent. La soluzione
trovata?
Tassare maggiormente
l’idroelettrico e l’eolico, perché hanno avuto maggiori guadagni (se costa di
meno…) il risultato è già oggi, ma lo sarà ancor più in futuro, che nessuno
vorrà più investire nelle rinnovabili, giacché le tasse faranno passare la
voglia d’investire. Si andrà, quindi, sempre di più a cacciarsi nella “forbice
russa” di carbone e, soprattutto, metano: le nuove installazioni nel settore
eolico sono diminuite di un -60% negli ultimi due anni! E non si vogliono dare
permessi per i campi di aerogeneratori in mare, i più produttivi. Perché?
Perché le concessioni delle acque territoriali sono tutte riservate ad ENI per
il suo improbabile metano italiano.
Una
situazione che ricorda le accise sui prodotti petroliferi: è terminata la crisi
di Suez del 1956? Ma continuiamo a pagare:
• 14 lire
(0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
• 10 lire
(0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
• 10 lire
(0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
• 10 lire
(0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
• 99 lire
(0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
• 75 lire
(0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
• 205 lire
(0,106 euro) per il finanziamento della missione ONU durante la guerra del
Libano del 1982;
• 22 lire
(0,0114 euro) per il finanziamento della missione ONU durante la guerra in
Bosnia del 1995;
Fino al
terremoto dell’Aquila del 2009: tutto ciò, più le imposte di fabbricazione e
l’IVA (22%) portano ad un aggravio di 0,88 centesimi sulla benzina, pressappoco
la metà di quanto paghiamo alla pompa.
Oggi, tutti
questi bei “ricordi” sono stati radunati e Monti, nel 2013, le fece diventare
“strutturali” e tutto ciò indica una sola volontà: si vuole cancellare
l’energia rinnovabile per andare avanti col nucleare. Ehm…Draghi…c’è ancora una
centrale nucleare abbandonata da decenni a Caorso…vuole rimettere in moto il
macinino chiuso nel 1986? Oppure puntare su quei 5 minuti che ha funzionato la
fusione nucleare? Aveva già funzionato per una manciata di secondi, ma
trent’anni fa!
Insomma, in
Italia più della serietà conta “puntare” su qualcosa…se giocassero solo al
Lotto farebbero meno danni…
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