La Terapia del Viaggio è una delle terapie non farmacologiche adottate per favorire il benessere dei malati affetti da vari tipi di demenza. Prendere un autobus o un treno per ritornare a casa è, spesso, il desiderio che maggiormente viene espresso dai pazienti affetti della sindrome di Alzheimer. A tal proposito, con la Terapia del Viaggio, viene ricreata l’ambientazione di un treno, all’interno di una Residenza Sanitaria Assistenziale, nella quale vivere virtualmente questa esperienza. Attraverso questa esperienza, il paziente riduce il suo stato d’ansia ed è rassicurato di essere nel posto giusto per poter tornare a casa.
Ivo Cilesi e le terapie non farmacologiche
L’iniziativa è nata dopo un’attenta analisi e
riflessione su cosa potesse aiutare i malati di Alzheimer, portando
loro conforto e aiuto. Ivo Cilesi, esperto di terapie
non farmacologiche, ma anche pedagogista e musicoterapeuta,
ha passato tutta la sua vita a cercare di lenire le sofferenze dei
pazienti affetti da demenza e Alzheimer attraverso nuovi progetti: la Terapia
del Viaggio e la cosiddetta Doll Therapy, in grado di gestire le difficoltà comportamentali e stimolare l’area cognitiva dei degenti.
Ivo Cilesi è venuto a mancare,
all’ospedale di Parma, nel marzo 2020, in seguito ad una
crisi respiratoria dopo il ricovero per la positività al Covid. Tuttavia, lo si ricorda,
appunto, per la sua vita professionale caratterizzata
da una forte attenzione per i problemi clinici delle persone affette da demenza:
credendo ai risultati delle terapie non farmacologiche, metodi
innovativi ed alternativi.
La Terapia del Viaggio: un
trattamento alternativo per i malati di Alzheimer
La Terapia del Viaggio o
trenoterapia, ideata nel 2009 come trattamento alternativo alle tradizionali terapie farmacologiche, si è dimostrata efficace nel fornire sollievo alle sofferenze dei malati di Alzheimer e
di altre forme di demenza senile. Oltre a mantenere vive le capacità
cognitive, non ancora compromesse dalla malattia, l’approccio
si è rivelato utile nel contrastare sintomi
tipici come: stati di agitazione, aggressività e comportamenti come il wandering, cioè la tendenza a vagare senza meta.
La Terapia del Viaggio, Cilesi, la descriveva così:
«Per i pazienti che si distaccano dalla realtà, essere
proiettati in un viaggio ideale significa
entrare nel presente e dimenticare il proprio
malessere. Vivendo un rituale, fatto di
preparativi e attese, ci si immedesima nella tensione verso una nuova meta.
Abbiamo osservato comportamenti meno ansiosi, meno
agitazione, in genere, e più presenza».
Attraverso questa terapia viene simulata l’esperienza del viaggio in treno che fa da contenitore affettivo e relazionale, permettendo
di raggiungere la parte emotiva della persona in un luogo strutturato e sicuro.
Nel viaggio la persona si rilassa, attiva i ricordi, le relazioni e i contatti, oltre
che sperimentare la fuga, il viaggio verso casa o verso un luogo desiderato. Per
giunta, tale situazione può essere
utilizzata anche dal professionista come
strumento per stimolare le funzioni cognitive. Per tali motivi, non è importante né il punto di partenza né
quello di arrivo, ma è il viaggio stesso ad avere una fondamentale azione terapeutica.
L’organizzazione della Terapia del
Viaggio per i pazienti affetti da Alzheimer
Dentro le aree della quotidianità di
una Residenza Sanitaria Assistenziale, in uno spazio
dedicato, si realizza su misura uno scompartimento e viene organizzato il programma del viaggio. È fondamentale l’organizzazione dell’ambiente collegata ad una
precisa metodologia: ci sono disturbi comportamentali difficilmente gestibili
entro uno spazio; spesso è proprio lo spazio chiuso e
contenitivo a rafforzare i disturbi psico-comportamentali, man
mano che aumentano le difficoltà di riconoscimento della realtà vissuta.
Dalla partenza, con
la timbratura dei biglietti, i pazienti vengono
poi fatti accomodare nei posti all’interno del vagone, tenendo in
considerazione che è essenziale realizzare
una corrispondenza veritiera nell’allestimento del contenitore poiché, è bene
ricordare che, per il paziente si tratta di un viaggio reale. A tal proposito, è fondamentale la fase preparatoria del viaggio, che comprende i colloqui preliminari con la famiglia di ogni
degente al fine di raccogliere informazioni sugli
eventi vissuti dal malato nel passato.
In questo modo, il treno potrà percorrere i luoghi della sua infanzia, attraverso
il suo paese d’origine, ma anche semplicemente accanto a paesaggi a lui
cari. Ogni minimo particolare deve
essere scelto e correttamente posizionato, per essere evocativo ad una vera stazione ferroviaria: sala d’attesa, biglietteria,
indicazioni segnaletiche, tabellone partenze e sedili; solo a questo punto è
possibile dare inizio al percorso con
alla guida del mezzo un operatore esperto.
Inoltre, il tipo di viaggio viene scelto partendo
dal vissuto dell’ospite: viaggi a tema mare, montagna,
città, campagna o altre tipologie, in base ad altre valutazioni che gli
operatori considerano prioritarie. L’ambiente rievoca ogni dettaglio: i suoni del convoglio che viaggia sulle rotaie e le immagini dei luoghi proiettate sul finestrino laterale, rappresentato
da un televisore e occultato come fosse proprio il
finestrino del treno.
Dunque, l’esperienza della Terapia del Viaggio serve per stimolare nei pazienti il dialogo, la capacità di attenzione, oltre che risvegliare le emozioni positive connesse ai momenti del passato, facilitandone il rilassamento e i ricordi, che
emergono durante il viaggio, sono poi impiegati a livello medico per
la stimolazione cognitiva.
È bene ribadire, in conclusione, che la Terapia
del Viaggio non ha lo scopo di sostituire le cure
farmacologiche, ma si
va ad aggiungere ad esse per favorire un miglioramento dell’umore stimolando
l’attivazione di emozioni positive, utile, quindi, a diminuire la quantità di farmaci da assumere.
Nessun commento:
Posta un commento