Quanto sta accadendo oggi in Italia nell’ambito della transizione energetica sta dando corpo ai peggiori incubi sulla sorte di boschi, campagne, prati, pascoli, ambienti naturali e paesaggi storici del nostro Bel Paese.
Il pur sacrosanto passaggio all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile dalle fonti fossili tradizionali in assenza di pianificazione e anche di semplice buon senso sta favorendo le peggiori iniziative di speculazione energetica, oltretutto incentivata da risorse pubbliche che paghiamo nelle bollette.
Uno Stato
responsabile che abbia veramente a cuore il bene comune, dovrebbe favorire
certo la transizione energetica verso le rinnovabili, ma nel contempo bloccando
l’assalto della speculazione energetica ai già insufficienti terreni agricoli,
al prezioso suolo naturale ancora non consumato e ai suoi ineludibili
servizi ecosistemici, alla bellezza universale del paesaggio, all’identità
storico-culturale che motiva il turismo locale, unico contrasto allo
spopolamento delle aree interne.
Istanze ben
descritte e motivate nella petizione promossa dal GRIG:
https://chng.it/JLwSMbPkLm
in cui si chiede semplicemente di agire in maniera giusta e razionale,
favorendo le rinnovabili ma solo nei tanti, troppi, ambienti già consumati o
sui tantissimi tetti gia’ disponibili per migliaia di kmq e che se venissero
usati anche in minime percentuali permetterebbero di soddisfare ampiamente il
fabbisogno energetico, come indicano i dati di ISPRA (ente scientifico fra i
più seri e documentati in Italia) ma salvaguardando nello stesso tempo
quanto di più prezioso abbiamo nel nostro Paese: paesaggio e biodiversità,
patrimonio storico culturale e soprattutto produzioni agro-alimentari di cui
siamo pericolosamente carenti (solo per il grano si sono persi 500mila ettari
in pochi anni, ne manca ormai oltre il 50%, e di quasi tutte le altre materie
prime alimentari la carenza è anche più grave visto il drammatico consumo
di suolo e la rapida diminuzione della SAU (superficie agricola utilizzabile).
Purtroppo la
Storia ci insegna che a decidere sono i forti gruppi economici, spesso
appoggiati dalla grande stampa e dal circo mediatico, non certo le esigenze
della popolazione e del territorio.
Non a caso
società cinesi stanno comprando migliaia di ettari nei luoghi più integri e
iconici d’Italia (Sardegna, Tuscia, Marche …), “colpevoli” di avere ancora
territori relativamente meno antropizzati, trasformando suggestivi paesaggi
agricoli e naturali in immense squallide lande desolate di lugubri paramenti
funebri fotovoltaici a terra. Un pericoloso e irreversibile “Land grabbing“,
in casa nostra stavolta.
Oltretutto
il vorace appetito che si è scatenato è finanziato con le nostre bollette, di
cui una bella fetta serve appunto a reperire risorse per questi speculatori
selvaggi.
Quello che
si è salvato dalla speculazione edilizia, probabilmente soccombera’ alla
ben più organizzata speculazione energetica. Non a caso le Sovrintendenze
vengono nuovamente additate come principale “ostacolo al luminoso progresso”
con analogo linguaggio intimidatorio usato nel passato dai peggiori squali
palazzinari.
Il giro di
affari e di prebende pubbliche è troppo appetitoso perché non vi si
infilino organizzazioni mafiose come già emerso in tante sentenze passate in
giudicato tra cui quella del noto latitante recentemente arrestato.
E infine un
accorato appello linguistico: non permettetevi di chiamare subdolamente
“parchi” queste palesi e offensive schifezze.
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