La commedia dei pesticidi nell’Alto Adige - Laurence Wuillemin
Ovunque le voci contro i pesticidi aumentano, si
moltiplicano all’interno della nostra società civile e hanno raggiunto il picco
con l’Iniziativa dei Cittadini Europei “Salviamo api e agricoltori”.[1].
Se la campagna dei papaveri, lanciata da Fabrice
Nicolino, non ha attraversato il confine francese verso la Germania, c’è
un’altra lotta in Italia, più precisamente nell’Alto Adige, che non ha
suscitato praticamente alcun eco in Francia: quella di Malles Venosta,
diventato il primo comune europeo senza pesticidi che ha ricevuto nel 2020 il
premio simbolico EuroNature dall’omonima Fondazione tedesca di utilità
pubblica. [2].
Probabilmente è dovuto al fatto che gli abitanti
di questa provincia, anche se italiani, sono rimasti austriaci nel cuore e che
il loro dialetto, suonando troppo strano alle nostre orecchie, non facilita la
comunicazione.
Un Alto Adige fiorente
Basta guardare le cifre dell’Istituto Statistico della Provincia Autonoma
di Bolzano[3] (ASTAT) per accorgersi che i due pilastri su cui poggia l’economia
dell’Alto Adige sono il turismo e la produzione frutticola, in particolare
quella delle mele: un quarto della produzione totale dell’Unione Europea
proviene da questa zona, di cui il 10% è di origine biologica secondo il sito
web di suedtirolerapfel[4]. Si tratta di un volume annuale di 750
milioni di euro.
Tuttavia, bisogna anche constatare che la crescita dell’agricoltura
diminuisce l’attrattiva del paese per i turisti, mentre gli introiti per il turismo
sono molto più elevati che quelli dell’agricoltura[5]. Se da un lato i sontuosi decori alpini fanno felici i cittadini che
fuggono dal trambusto urbano, alcune valli con paesaggio tradizionale sono
devastate dai frutteti a spalliera con i loro pilastri in calcestruzzo che si
arrampicano sui pendii, allineandosi a perdita di vista e degradando in modo
irreversibile il paesaggio.
Queste monoculture frutticole testimoniano il dramma che si gioca dietro
questo sfruttamento intensivo. Perché non solo la produzione modellata dalla
mano dell’uomo per la resa elevata rende il paesaggio monotono, ma anche
l’utilizzo indiscriminato di pesticidi incide pesantemente sulla biodiversità
circostante. Molti sono gli agricoltori tradizionali che non rispettano le zone
cuscinetto, e il vento, frequente in queste regioni, trasporta le sostanze
chimiche ben al di fuori dei limiti del campo trattato. I pesticidi raggiungono
i dintorni, senza distinzioni, impedendo perfino agli agricoltori biologici di
poter vendere i loro prodotti etichettati, rovinando i loro sforzi di produrre
una sana alimentazione. Perché una cosa è certa: i residui si trovano ovunque.
Un villaggio gallese nell’Alto Adige?
Con i suoi 24000 ettari di superficie, Malles Venosta è il secondo comune
per estensione dell’Alto Adige e quello principale della Val Venosta. La valle
gode di una luce solare particolarmente intensa, perché è orientata da est a
ovest. E come in tutto l’Alto Adige, che è la più grande regione con territori
per la monocoltura di mele impiantate dalla fine della Seconda Guerra mondiale,
questa valle non è fuggita a un destino già segnato. Tutta la valle? Non
proprio! Eccetto Malles Venosta, dove il 76% della popolazione, in occasione di
un referendum nel settembre 2014, si è pronunciata a favore di un’agricoltura
diversa, un referendum che ha permesso al sindaco di adeguare la legge ai
desideri e bisogni dalla maggior parte degli abitanti, come dovrebbe essere in
democrazia. È grazie al coraggio di diversi attori che si sono improvvisati
attivisti (tra l’altro un gruppo di donne guidato dalla parrucchiera del paese:
Hollawint [6]) e hanno dimostrato molta ingegnosità e coraggio.
La svolta è iniziata nonostante gli attacchi della controparte: come osare
intromettersi nell’economia, che è una cosa seria? Sono seguite diverse
intimidazioni e peripezie giuridiche, esponendo il legale del comune, la
popolazione e gli agricoltori bio alle infamie attivate dal Consigliere
Provinciale per l’Agricoltura, Arnold Schuler e, dietro le quinte, dalla
potente lobby della mela.
La popolazione di Malles Venosta, sostenuta senza paura dal suo sindaco,
Ulrich Veith, ha tenuto testa all’influente lobby dell’agricoltura frutticola e
ha rivendicato il diritto di vivere in un comune dove l’agricoltura biologica
deve essere la regola e non l’eccezione.
Una scelta cruciale per un futuro senza
pesticidi
Gli ultimi agricoltori che non si erano ancora convertiti, sostenuti dalla
potente lobby e dal governo della provincia (che non voleva veder fuggire
questa gallina dalle uova d’oro sovvenzionata dall’Unione europea), si sono
fatti cogliere con le mani nel sacco, lasciando passare il tempo che gli era
stato accordato per mettere in opera la riconversione. Nel 2018 puntavano
ancora su dei processi contro di loro, “ma che non vinceranno”, affermava il
sindaco durante la Prèmiere monachese del documentario sul suo comune. Non
aveva torto perché la Corte dei conti dell’Alto Adige ha in effetti archiviato
nel 2019 il ricorso che avevano presentato contro questo sindaco refrattario
alle calunnie, alle minacce, alle ingiunzioni, insomma una guerra. Il pubblico
ministero, che aveva condannato Ulrich Veith a una multa di 25 000 euro per
deviazione di fondi pubblici in seguito all’organizzazione del referendum
considerato illegale, ha dovuto fare marcia indietro.
Non toccate i pilastri dell’economia!
Nel 2014 è stato necessario che un altro attore affrontasse il tema per far
sì che il caso andasse avanti. Un documentarista viennese, venuto per girare
degli spot pubblicitari nell’ambito della campagna turistica dell’Alto Adige,
ha ficcato il naso un po’ troppo in queste culture e nella storia di Malles
Venosta, dove il libro “Come un paese tiene testa all’agroindustria[7]” ha preso slancio. Alexander Schiebel, questo è il suo nome, è passato
dall’altra parte della barriera e da promotore è diventato detrattore: invece
di baciare la mano del suo datore di lavoro, ha sputato nel piatto in cui ha
mangiato. In ogni caso questo è quello che gli hanno rimproverato le autorità.
Per Alexander Schiebel non sarà difficile stabilire un parallelo con il
villaggio di Asterix e Obelix ed è su queste premesse che si è lanciato
nell’avventura, descrivendo tutti quelli che resistono, in nome del diritto
all’integrità fisica, in nome delle generazioni future, per salvaguardare il
poco che resta del loro paese originario e impedire che questa cancrena non si
espanda nel loro habitat. Grazie all’appoggio di Slow Food Monaco,
dell’Istituto per l’ambiente e delle edizioni oekom verlag, il viennese ha
provocato lo spavento di un predatore che vede scappare la sua preda.
[1] https://www.savebeesandfarmers.eu/fra/
[2] Fondato nel 1987 da BUND Naturschutz,
Naturschutzbund Deutschland e Deutsche Umwelthilfe, https://www.euronatur.org/
[3] https://astat.provinz.bz.it/
[4] https://www.suedtirolerapfel.com/de/suedtirol-und-der-apfelanbau/anbaumethoden/biologischer-anbau.html
[5] https://www.salto.bz/de/article/26052013/land-der-aepfel
[6]
http://hollawint.com/wer-wir-sind/ueber-uns.html
[7] Sottotitolo del suo libro, Le miracle
de Malles Venosta.
Traduzione dal francese di Elisa Aiello. Revisione di Thomas Schmid.
Assolto l’attivista
anti-pesticidi Alexander Schiebel - Elsa
Sciancalepore
«L’assoluzione di Alexander Schiebel è un’assoluzione per tutte le
persone che da tempo criticano il massiccio uso di pesticidi in Alto
Adige/Südtirol. Nessuna persona contraria ai pesticidi deve più temere di poter
essere portata in tribunale in Alto Adige/Südtirol. Questa è una grande
vittoria per la libertà d’espressione e al contempo una lezione per l’assessore
Arnold Schuler, l’iniziatore di questi assurdi processi. Ora è tempo che anche
il procedimento a mio carico trovi una giusta conclusione»
È stato assolto oggi dall’accusa di diffamazione aggravata l’attivista e autore austriaco anti-pesticidi Alexander Schiebel. Nel suo libro «Das Wunder von Mals» (Il miracolo di Malles) e nell’omonimo film, Schiebel critica aspramente l’elevato uso di pesticidi nei meleti della nota regione turistica Alto Adige/Südtirol. Il giudice, in un’udienza lampo, ha assolto l’imputato. Continua, invece, il procedimento per presunta diffamazione contro Karl Bär, referente per le politiche agricole dell’Umwletinstitut München.
Ma facciamo un po’ di storia…
Con
la campagna «Pesticidi Tirol», nel 2017 l’Umweltinstitut attirò l’attenzione
sull’elevato impiego di pesticidi nella frutticoltura altoatesina. Nello stesso
anno fu pubblicato il libro «Das Wunder von Mals» del regista Alexander
Schiebel dove veniva raccontata la storia del villaggio di Mals in Val Venosta,
i cui abitanti si sono dichiarati, per decisione dei cittadini, la prima
comunità libera da pesticidi in Europa.
A
questo punto, l’ex vicepresidente della provincia di Bolzano Arnold Schuler, e
insieme a lui oltre un migliaio di agricoltori della provincia, volendo
impedire che si parlasse apertamente delle conseguenze degli inquinanti
ambientali in Südtirol/Alto Adige, ha trascinato l’Umweltinstitut (con il suo
referente Karl Bär) e l’autore Alexander Schiebel, in tribunale querelandoli
per diffamazione.
Una
causa Slapp (Strategic lawsuit against
public participation), una causa infondata e strategica volta a mettere a
tacere le voci critiche, questo secondo la commissaria per i diritti umani del
Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović.
Ed
è da settembre 2020 che Arnold Schuler promette di ritirare la sua e tutte le
querele sporte contro l’attivista anti-pesticidi di Monaco e di porre così fine
al procedimento. Oggi però, durante la terza udienza del Processo
Pesticidi a Bolzano, tutte le 1.376 querele contro Bär sono
rimaste in piedi. Solo la costituzione di parte civile dell’assessore Schuler e
di due rappresentanti delle cooperative frutticole sudtirolesi è stata ritirata.
Afferma Karl Bär: «L’assoluzione di Alexander Schiebel è un’assoluzione per
tutte le persone che da tempo criticano il massiccio uso di pesticidi in Alto
Adige/Südtirol. Nessuna persona contraria ai pesticidi deve più temere di poter
essere portata in tribunale in Alto Adige/Südtirol. Questa è una grande
vittoria per la libertà d’espressione e al contempo una lezione per l’assessore
Arnold Schuler, l’iniziatore di questi assurdi processi. Ora è tempo che anche
il procedimento a mio carico trovi una giusta conclusione».
L’Umweltinstitut München ha sempre sottolineato di non voler portare la
discussione sull’uso dei pesticidi, dannosi per la salute e l’ambiente, in
tribunale. Oggi il giudice Ivan Perathoner ha preso in considerazione le
richieste di prova per il processo contro Bär. Nel prosieguo del procedimento
un totale di 88 testimoni a difesa dell’Umweltinstitut dimostrerà, davanti al
Tribunale di Bolzano, gli effetti negativi sull’ambiente e sulla salute legati
all’elevato uso di pesticidi nei meleti dell’Alto Adige/Südtirol. La prossima
udienza è stata fissata per il 22 ottobre 2021. In quella data saranno chiamati
a testimoniare parte dei testimoni dell’accusa ossia due frutticoltori e
fratelli sudtirolesi Stephan e Tobias Gritsch, gli unici due querelanti che non
avevano mostrato alcuna volontà di dialogo prima dell’udienza di oggi.
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