domenica 25 settembre 2022

L’Atlante della carne. Fatti e cifre sugli animali che mangiamo - Barbara Unmüßig, Olaf Bandt, Jagoda Munić

  

Fonte: Ecor.Network - 23.07.2022

Pubblicato dalla Heinrich Böll Stiftung, su richiesta dell’associazione ambientalista Friends of the Earth (Amici della Terra), lo studio Meat Atlas: facts and figures about the animals we eat, che mette in risalto gli impatti del sistema globale di produzione intensiva di carne e di prodotti caseari.


Non c'è quasi nessun altro cibo che inquini il nostro ambiente e il clima così gravemente come la carne. Tuttavia, nessun governo al mondo ha attualmente un'idea di come il consumo e la produzione di carne possano essere ridotti in modo significativo. Ma se il settore continuerà a crescere come ha fatto finora, nel 2030 nel mondo verranno prodotte e consumate quasi 360 milioni di tonnellate di carne. Con effetti ecologici difficili da immaginare.

Il settore alimentare e agricolo nei paesi industrializzati, responsabile di un terzo delle emissioni globali di gas serra, è ben lungi dal fare quanto necessario per ridurle. La domanda di carne nel mondo continua ad aumentare a causa della crescita economica e demografica, anche se a un ritmo più lento rispetto a dieci anni fa.



Introduzione


Una delle richieste principali dei Fridays for Future, il movimento giovanile per il clima, è "Ascoltate la scienza!"
Gli scienziati hanno sottolineato per oltre un decennio che una dieta rispettosa del clima e della biodiversità contiene meno della metà della quantità di carne consumata oggi nei paesi industrializzati.
Tuttavia sembra lontano un cambiamento politico ambizioso e scrupoloso delle politiche agricole e alimentari per affrontare la crisi climatica.
Il settore alimentare e agricolo nei paesi industrializzati, che rappresenta circa un terzo delle emissioni globali di gas a effetto serra, è lungi dal fare la sua giusta parte per ridurle.
Se la crisi climatica non avesse suonato il campanello d'allarme, il Covid-19 avrebbe dovuto farlo. L'espansione dell'agricoltura industriale a spese della natura mette a rischio la nostra salute globale.

L'Organizzazione mondiale della sanità ha sottolineato la grave minaccia per la salute umana globale delle zoonosi (malattie infettive trasmesse attraverso gli animali), che sono strettamente legate alla produzione industriale di carne e mangimi in tutto il mondo. Inoltre, le terribili condizioni di lavoro nei macelli sono venute alla luce durante la prima e la seconda ondata della crisi della Covid-19, quando le fabbriche di carne si sono trasformate in focolai di infezione in molti paesi.
Il fatto che l'industria della carne continui a trarre profitto da tutte le crisi, pur essendo soggetta a poche regolamentazioni, pone la questione di chi sia realmente ascoltato dai governi.

Mentre le aziende zootecniche alimentano la crisi climatica, la deforestazione, l'uso di pesticidi e la perdita di biodiversità, mentre cacciano le persone dalle loro terre, esse sono ancora sostenute e finanziate dalle banche e dagli investitori più potenti del mondo, molti dei quali europei.
Le politiche, d'altro canto - che si tratti di benessere degli animali, di commercio o di clima - prevedono pochissime restrizioni a questa industria nociva.
I regolamenti rigorosi e vincolanti per i produttori di carne sono spesso raggiunti solo attraverso l'impegno dei cittadini - come la campagna "End the Cage Age".
Questa iniziativa dei cittadini europei per il divieto di tenere gli animali in gabbia nell'UE ha riunito oltre 170 organizzazioni ed è stata sostenuta da 1,4 milioni di persone. I cittadini hanno da tempo capito il problema.

I risultati di un'indagine commissionata in Germania per questo dossier mostrano che più dei due terzi delle giovani generazioni rifiutano l'attuale industria della carne.
Considerando la produzione di carne una minaccia per il clima, scelgono diete vegetariane o vegane due volte più spesso della popolazione nel suo complesso. E vedono la necessità di un'azione da parte del governo.
Contrariamente a quanto sostengono i politici, leggi e regolamenti possono orientare le nostre decisioni di consumo a favore della sostenibilità e della salute.
Ci sono per questo numerosi strumenti: fiscale, informativo e legale.

Le strategie alimentari europee e nazionali dovrebbero contenere tali strumenti, nonché quelli che sostengono l'allevamento sostenibile e la transizione dell'industria verso modelli più integrati a livello locale, al fine di creare ambienti alimentari equi e sostenibili.
Dovrebbero inoltre rafforzare le leggi ambientali e sociali e la legislazione sul benessere degli animali al fine di spostare l'attenzione dell'attuale produzione industriale di carne verso la qualità anziché la quantità.

Nel 2013 abbiamo pubblicato il primo Meat Atlas.
Da allora, molto è cambiato in Europa e nel mondo. La carne industriale è diventata una questione critica nella società, nei media e nella scienza. I consumatori si rivolgono sempre più ai prodotti vegetariani o alla carne prodotta in modo sostenibile.
È chiaro che molti (soprattutto i giovani) non vogliono più accettare i danni causati dal profitto dell'industria della carne e sono sempre più interessati e impegnati nelle cause del clima, della sostenibilità, del benessere degli animali e della sovranità alimentare. Consideriamo questo un passo incoraggiante per il nostro futuro e vogliamo utilizzare questo atlante per rafforzare – attraverso l’informazione - il loro impegno.

Questo atlante è destinato a sostenere tutti coloro che sono alla ricerca della giustizia climatica e della sovranità alimentare, e che vogliono proteggere la natura. Rivelare nuovi dati e fatti e fornire collegamenti tra le varie questioni chiave, è un contributo cruciale al lavoro svolto da molti per far luce sui problemi derivanti dalla produzione industriale di carne.


Barbara Unmüßig (Heinrich-Böll-Stiftung) - Olaf Bandt (Bund für Umwelt und Naturschutz Deutschland) - Jagoda Munić (Friends of the Earth Europe)

Traduzione di Ecor.Network

Fonte: Heinrich-Böll-Stiftung 07.09.2021

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