Le associazioni tra carenza di vitamina D e maggiore vulnerabilità del sistema immunitario verso le infezioni batteriche e virali (incluso SARS-CoV-2) sono state documentate in vari studi scientifici. Dal 18 aprile scorso è, però, online una pubblicazione che, per la prima volta, dimostra l’importanza di assumere Vitamina D in fase di prevenzione.
Si
tratta di uno studio randomizzato in doppio cieco, parallelo, su operatori
sanitari in prima linea di quattro ospedali di Città del Messico. Risultati
negativi al test per l’infezione da SARS-CoV-2, i partecipanti sono stati
arruolati tra il 15 luglio e il 30 dicembre 2020 (dunque prima che i vaccini
anti-covid fossero disponibili) e sono stati assegnati in modo casuale a
ricevere 4.000 UI VD (VDG) o placebo (PG) al giorno per 30 giorni: il risultato
è stato che il tasso di infezione da SARS-CoV-2 è stato nettamente inferiore
tra coloro che hanno assunto vitamina D rispetto a chi ha assunto il placebo.
Gli autori dello studio hanno quindi concluso che: “l’integrazione
di VD è efficace nel prevenire l’infezione da SARS-CoV-2 nel personale
sanitario in prima linea ad alto rischio. Inoltre scrivono: “Abbiamo
confermato ed esteso i risultati di precedenti studi trasversali e di
intervento in base ai quali è stato riscontrato che la sufficienza vitaminica è
associata a migliori esiti di COVID-19, incluso un minor fabbisogno di ricovero
in terapia intensiva e tasso di mortalità. A nostra conoscenza, questo è però
il primo studio controllato che valuta il ruolo della supplementazione di VD
come misura profilattica per prevenire l’infezione da SARS-Cov-2 e quindi ha
profonde implicazioni cliniche e di salute pubblica.”
È noto che la vitamina D modula il sistema immunitario e che la sua carenza
è associata ad un aumentato rischio di varie malattie anche autoimmuni. I
risultati di questo studio mostrano che già con una dose di 4 mila U.I.
giornaliere si ottiene un effetto protettivo per la Covid, ma non è detto che
questa posologia corrisponda al dosaggio ottimale; infatti, gli
stessi ricercatori hanno evidenziato la necessità di ulteriori
studi per identificare la dose appropriata richiesta per fornire
l’effetto protettivo ottimale.
Sul ruolo della vitamina D nella prevenzione e cura del nuovo coronavirus
aveva già ampiamente argomentato il dottor Massimo Orlandini in
questa precedente intervista che risale al settembre 2020 in
cui parla di integrazione, per pazienti sani sopra i 18 anni, di 10.000 U.I. al
dì (utile leggerla per le numerose informazioni pratiche che contiene).
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