Il filo rosso con cui i grandi inquinatori vorrebbero farci credere di agire
per affrontare la crisi climatica si basa sul concetto di “zero netto”.
“Zero netto” significa che invece di ridurre realmente le emissioni di gas
serra, le stesse emissioni possono continuare ad aumentare se sono “compensate”
da misure tecnologiche o di mercato.
Propongono, senza cambiamenti reali, aggiunte e sottrazioni che porterebbero a
zero emissioni “nette”.1
Più di 1500 aziende transnazionali, tra cui le più grandi compagnie
petrolifere, automobilistiche, le aziende agroalimentari, i più grandi gestori
finanziari e patrimoniali e i giganti della tecnologia hanno annunciato che
raggiungeranno “zero emissioni nette” tra il 2040 e il 2060.
Questa logica si basa su tre pilastri:
- le cosiddette “soluzioni
climatiche basate sulla natura”, che vanno dalle mega piantagioni e
monocolture all'appropriazione, conversione e/o ridefinizione di tutti i tipi
di aree naturali e agricole come aree prioritarie per la cattura e il sequestro
del carbonio;
- una serie di tecniche di geoingegneria (che non esistono
ancora) impiegate su larga scala per catturare il carbonio o riflettere la luce
del sole per abbassare le temperature;
- nuovi mercati del carbonio per commerciare crediti di
carbonio nei terreni agricoli, mari e zone umide, insieme a mercati di
“compensazioni” per l'inquinamento ambientale e la distruzione di clima e
biodiversità.
Ogni pilastro porta con sé gravi
problemi.
Per esempio l'uso di più terre e foreste di quanto disponibili sul pianeta non
funziona per affrontare la crisi climatica, ma incoraggia un'ondata globale di
accaparramento di terre e spostamenti di comunità dai loro territori. 2
Proprio perché sanno che questo non sarà sufficiente, molti degli stessi attori
stanno ora spingendo verso nuove e pericolose tecnologie per “aumentare la
capacità della natura” di assorbire il carbonio (ad esempio la manipolazione
genetica delle colture, degli alberi, dei microbi del suolo) e per catturare il
carbonio dall'atmosfera con la geoingegneria.
Oltre al fatto che presentandole come tecnologie climatiche sperano di ricevere
significativi sussidi pubblici, stanno anche lavorando alla prospettiva di
nuovi mercati del carbonio che includano queste attività.
Cos'è la geoingegneria
La geoingegneria si riferisce a un insieme di proposte tecniche per intervenire
su larga scala nel sistema climatico del pianeta. Queste proposte, anche se in
gran parte non sviluppate, hanno acquisito un posto importante nel radicamento
dell'ingannevole concetto dello “zero netto”.
I governi e le corporations stanno
scommettendo sul fatto di essere in grado di fare una rimozione massiccia
di anidride carbonica dall'atmosfera con mezzi tecnologici, utilizzando
tecniche di geoingegneria. Per esempio, diversi paesi dell'America Latina
stanno progettando la costruzione o il miglioramento di infrastrutture per la
cattura e lo stoccaggio del carbonio (CAC nell'acronimo spagnolo).
Lo sviluppo di altre proposte di geoingegneria, come la cattura diretta
nell'aria (CDA) e la bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio (BECAC),
sono state anche incluse nei cosiddetti “ Nationally Determined Contributions”
(NDCs) di diversi paesi come azione contro il cambiamento climatico.
Tuttavia la fattibilità di queste tecnologie - che sono proibitive a livello di
costi e che comportano gravi rischi ed effetti collaterali per le persone e gli
ecosistemi - non è stata dimostrata.3
Tutte le tecniche di geoingegneria volte a rimuovere la CO2 dall'atmosfera
richiedono grandi quantità di risorse: energia, terra, acqua, biomassa e/o
minerali.
Queste tecniche dovrebbero essere impiegate su vasta scala, altrimenti non
avrebbero alcun effetto sul cambiamento climatico.
Lo sviluppo delle tecniche di rimozione dell'anidride carbonica (RDC) implica
quindi la creazione di nuove industrie estrattive transnazionali su larga
scala, che creeranno nuove emissioni di gas serra per la costruzione di
infrastrutture e nella catena industriale delle loro attività.
Tali sistemi infrastrutturali probabilmente riprodurranno e/o aggraveranno gli
ingiusti modelli esistenti di estrazione e sfruttamento della terra e delle
risorse, aumentando gli impatti sulle comunità colpite dalle industrie
estrattive sia nel Sud globale che nel Nord.
Su vasta scala significa un impatto devastante sulle comunità e sugli
ecosistemi, come l'accaparramento delle terre e le violazioni dei diritti
umani.
La prospettiva di espandere la BECAC - l'approccio di geoingegneria più
favorito dai modelli climatici - porta anche alla distruzione su larga scala
della biodiversità e degli ecosistemi naturali e alla loro sostituzione con
monocolture di biomassa come materia prima per la produzione di energia.
Si stima che la BECAC, in particolare, promuoverà la concorrenza con le aree di
coltivazione alimentare e quindi l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.
Nel complesso, l'applicazione della geoingegneria porterà a rischi devastanti e
a impatti ecologici e sociali ingiustificabili. Ed è importante ricordare che
la sua capacità di rimuovere efficacemente grandi quantità di CO2
dall'atmosfera non è stata ancora dimostrata.
Stati Uniti e Cina investono nella
geoingegneria
È molto preoccupante che gli Stati Uniti e la Cina, i due maggiori emettitori
globali di gas serra, nella loro dichiarazione congiunta alla COP26 abbiano
incluso la cooperazione per “lo spiegamento e l'applicazione di tecnologie come
la cattura, l'uso e lo stoccaggio del carbonio e la cattura diretta
dell'aria” (CAC e CAD). 4 Queste tecniche di geoingegneria
richiedono enormi quantità di energia, acqua e occupazione di terre.
Pertanto, prese nel loro ciclo completo, producono più gas a effetto serra
(GEI) di quanto pretendono di “catturare”.
La cosiddetta cattura diretta dell'aria avviene con l'uso di grandi ventilatori
che filtrano l'aria e separano la CO2 con solventi tossici.
Questa CO2 potrebbe essere riutilizzata nei combustibili o in altri prodotti, o
iniettata in fondali geologici terrestri e marini, come nei pozzi
petroliferi. 5
Più dell'85% dei progetti di cattura e stoccaggio del carbonio prevedono di
iniettare quella CO2 per estrarre greggio da riserve di petrolio profonde a cui
prima non potevano accedere, con una conseguente maggiore estrazione di
petrolio e nuove emissioni. Altri usi intermedi, o emettono più gas di quello
che pretendono di catturare, o rimandano la ri-emissione solo per un breve
periodo.
Entrambi i processi richiedono nuove
infrastrutture, materiali, trasporti e comportano rischi di inquinamento
tossico: la CO2 concentrata e liquida è tossica per la vita umana, animale e
vegetale, i solventi sono tossici, ecc.
L'alta domanda di energia si traduce nell'uso di più combustibili fossili o di
energia nucleare - altamente rischiosa e con scorie radioattive che persistono
per migliaia di anni - o nella competizione per l'uso di energie rinnovabili
che non esistono in quantità sufficiente e sono necessarie per attività che
evitano le emissioni esistenti, non per contrastarne di nuove.
E' significativo che i principali investitori in entrambe le tecnologie siano
grandi compagnie petrolifere, automobilistiche e minerarie come Chevron, Exxon,
Occidental, BHP Billiton, Shell, Total, Volkswagen, che sperano così di
giustificare lo sfruttamento del petrolio, di ricevere più sussidi pubblici e
ricavare nuovi profitti nei mercati del carbonio, classificandole come
tecnologie climatiche. 6
Il concetto di “zero emissioni
nette” è una trappola letale, un alibi per gli inquinatori climatici e
ambientali per fare affari, come fanno da sempre. Un concetto che spreca il
poco tempo rimasto per affrontare davvero la crisi climatica e promuove
tecniche di geoingegneria rischiose.
*Traduzione di Marina Zenobio per
Ecor.Network
NOTE:
- Corporate accountability, The
Big Con: How Big Polluters are advancing a “net zero” climate agenda to
delay, deceive, and deny, luglio 2021, pp.24.
- Silvia Ribeiro, El sueño de la razón.Caos climático y
acaparamiento de tierras, Desinformemonos, 21 luglio 2021.
- Per una lista dettagliata delle
tecnologie e dei loro impatti, vedere: Biofuelwatch, Fundación H.Boell,
Grupo ETC, Geoengineering: El gran fraude climático, 2019.
- Grupo ETC y la Red Ambiental Indígena denuncian
planes de geoingeniería en la Declaración de Estados Unidos y China en la
COP26, comunicato stampa, 15 novembre 2021.
- Geoengineering Monitor, Direct air capture technology briefing,
19 febbraio 2021.
- Geoengineering Monitor, Carbon capture use and storage, 12 aprile 2021.
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