Moltissimi studi parlano dell’impatto negativo che gli allevamenti
intensivi hanno sull’ambiente. Abbiamo deciso di approfondire questo tema
rispondendo a tre domande che molte persone si pongono.
1. Quanto inquinano
gli allevamenti intensivi?
Quando si parla di impatto ambientale degli allevamenti
intensivi i fattori da tenere in considerazione sono molti e non includono
soltanto le emissioni causate da ogni struttura dove vengono allevati gli
animali, da quando nascono a quando vengono inviati al macello. Da valutare
sono anche le emissioni dovute alla produzione di mangimi,
quindi anche quelle che dipendono dalla deforestazione dei
terreni per le coltivazioni e il pascolo, dal trasporto degli
animali, dalla gestione delle deiezioni: insomma tutte le attività
che hanno a che fare con la produzione di proteine animali. Come avrete
immaginato, calcolare in maniera esaustiva e precisa queste
emissioni a livello globale non è semplice.
I dati che abbiamo a disposizione però ci dicono che senza alcun
dubbio l’allevamento di animali, che sia intensivo o meno, contribuisce in
modo significativo al riscaldamento globale. Come? Ad esempio a
causa delle emissioni
di metano, un gas serra che si stima abbia un potenziale
climalterante 20-30 volte superiore all’anidride carbonica. Secondo
la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura,
le emissioni legate all’allevamento rappresentano circa il 15% delle
emissioni annue di gas serra dovuti all’essere umano, ma secondo
alcuni studi recenti si tratta di una stima al ribasso.
Molti
studi scientifici che offrono soluzioni all’attuale
crisi climatica sottolineano l’importanza di una transizione verso l’alimentazione
vegetale, quella con il potenziale di riduzione maggiore delle emissioni di
gas serra. Secondo due ricercatori di Berkeley e Stanford University, se ci
sbarazzassimo degli allevamenti entro 15 anni e adottassimo
quindi un’alimentazione vegetale, potremmo bloccare l’aumento dei gas serra in
atmosfera per 30 anni. Questo ci darebbe il tempo e l’opportunità di
realizzare nuove soluzioni per ridurre le emissioni provenienti da altre fonti,
rendendo il nostro Pianeta più vivibile per noi e le future
generazioni.
2. Perché
l’allevamento intensivo inquina?
Per intensivo si intende l’allevamento che prevede di
concentrare un gran numero di animali in un luogo ristretto. Allevamento intensivo,
in altre parole, è sinonimo di sovraffollamento. La spiegazione del perché
questa tipologia inquini particolarmente sta proprio in questo: la
concentrazione di un numero enorme di animali che, come in una catena
di montaggio, vengono fatti riprodurre ciclicamente e
infine macellati per finire sugli scaffali di milioni di supermercati di tutto
il mondo.
La possibilità di allevare centinaia — in molti casi migliaia — di
individui in poco spazio ha stravolto il modo in cui fino a
un secolo fa si allevavano gli animali, dando vita a uno dei settori più redditizi
ma anche distruttivi. Attualmente si stima che gli animali
macellati per il consumo umano siano 770 miliardi, di cui un quarto allevati dagli esseri
umani, il resto sono pesci pescati in mare. Tra gli animali allevati, la
maggior parte sono pesci provenienti dall’acquacoltura, seguiti dagli
avicoli — polli e galline soprattutto — e dai mammiferi — mucche, maiali,
pecore, conigli….
Questa quantità esorbitante di animali, pari a 100 volte l’attuale
popolazione umana, ha bisogno di avere a disposizione quantità altrettanto
esorbitanti di mangimi, ma anche medicinali. Senza contare che gli animali
produrranno a loro volta molto letame e quindi ammoniaca e
altri gas inquinanti. Questi animali non sarebbero in vita se non
fosse per l’allevamento intensivo che si basa su continui cicli di
inseminazione artificiale degli esemplari femmina, perciò smettendo di farli
nascere in maniera forzata, potremmo evitare l’impatto ambientale legato al
loro allevamento, nonché la loro sofferenza.
3. Quali sono le
conseguenze degli allevamenti intensivi sull’ambiente?
Oltre a emettere ingenti quantità di gas serra, come abbiamo visto,
l’allevamento intensivo è legato ad esempio alla distruzione
delle foreste come quella Amazzonica, che comporta la distruzione degli
habitat di molte specie selvatiche e del furto della terra delle popolazioni
indigene. Si stima che tra il 2016 e il 2020, la domanda di terreni in
Amazzonia, nel sud-est asiatico e in Africa centrale da destinare alla produzione
di soia, carne bovina e altri prodotti abbia contribuito alla perdita di
circa 23
milioni di ettari di foreste tropicali: un’area grande quasi
quanto tutto il Regno Unito.
L’uso diffuso di farmaci è un altro fattore che comporta
problemi ambientali: la contaminazione delle acque e dei terreni con questi
residui rappresenta una minaccia sia per l’ambiente che per la salute umana. Un
ulteriore elemento da considerare è il consumo di acqua, una
risorsa fondamentale e sempre più scarsa. Qualsiasi prodotto di origine animale
ha un’impronta idrica più elevata dei prodotti vegetali.
Infine, le deiezioni: gli animali allevati intensivamente
producono elevate quantità di deiezioni altamente inquinanti, ricche di azoto,
fosforo e potassio. Questi rifiuti, quando vengono dispersi nei
terreni circostanti o smaltiti illegalmente, possono rappresentare
un problema sanitario e inquinare il suolo e le fonti idriche.
Secondo un report di Terra! Onlus, soltanto gli
allevamenti di suini italiani producono oltre 11,5 milioni di
tonnellate di feci all’anno, una quantità pari al peso di 23
mila treni Frecciarossa. È come se in Italia dovessimo smaltire gli scarti
giornalieri di 25,5 milioni di persone in più: approssimativamente la
popolazione di Lombardia, Sicilia, Emilia Romagna e Campania messe insieme.
Prova un’alimentazione
sostenibile
L’alimentazione vegetale è più sostenibile di quella che comprende prodotti
animali perché richiede meno energia, risorse idriche e consumo di suolo. Oltre
a questo, ha il vantaggio fondamentale di evitare la sofferenza degli animali
“da reddito”: mucche, maiali, polli, galline, conigli, pesci. Tutti animali
senzienti che potrebbero vivere una vita fuori dalle gabbie e da un sistema di
sfruttamento. Nonostante i benefici evidenti, su questo tipo di
alimentazione esistono ancora troppi pregiudizi: un’alimentazione veg ben
bilanciata è adatta a tutte le fasi della vita. Ascolta il nostro
podcast IoScelgoVeg per scoprire come intraprendere questa scelta. Non te ne
pentirai!
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