Nel giro di qualche giorno il prezzo dei carburanti è aumentato a dismisura (+84,28% per la benzina, +88,86% per il gasolio) con l’alibi della guerra in Ucraina.
Accise e tasse sono invariate.
In realtà, non siamo in presenza di una misura per scoraggiare il traffico veicolare privato, non siamo in presenza di un consistente aumento del prezzo del petrolio a livello internazionale (al 15 marzo 2022 è inferiore ai 100 dollari al barile), siamo in presenza di una pura speculazione.
Avviene solo in Italia.
“Siamo in presenza di una colossale truffa”, ha affermato senza tanti giri di parole il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.
Bene, dopo averne preso coscienza, in attesa di una seria politica ambientale dei trasporti, non sarebbe il caso di fare un passo in più?
er esempio, perché non far diminuire i prezzi all’ENI s.p.a., controllata dallo Stato, che detiene più del 22% della quota di mercato[1] dei carburanti in Italia?
Per esempio, perché non ridurre la quota di accise (insieme all’IVA, il 55% del prezzo della benzina, il 52% del prezzo del gasolio, ben 1,13 miliardi di euro nel solo mese di gennaio 2022)?
Per esempio, perché non imporre un prezzo equo calmierato, almeno temporaneamente?
Gruppo d’Intervento Giuridico odv
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