Chi avrebbe
immaginato che in pochi giorni il mondo e i suoi equilibri economico-sociali si
sarebbero sconvolti? Peraltro tutto ciò è avvenuto proprio nel momento in cui
l’Europa (e l’Italia) stanno varando una nuova Pac all’insegna di obiettivi che
mettono al centro del sistema agroalimentare pressanti impegni per gli
agricoltori in favore della sostenibilità ambientale.
Non è che in
pochi giorni dobbiamo sconfessare tutto quello che ci siamo proposti, perché
aria, acqua e suolo continuano a manifestare segnali di sofferenza allarmanti,
ma è forse il caso di rimodulare e scadenziare in maniera diversa gli obiettivi
alla luce dei drammi che stiamo vivendo. E le priorità immediate riguardano
l’autoapprovvigionamento alimentare e quello energetico, dal momento che
l’Italia importa gran parte dei suoi fabbisogni su entrambi i fronti.
Le correzioni di rotta indispensabili
Quindi si
impongono correzioni di rotta sulla politica agricola italiana, immediate e
coraggiose, sfruttando proprio la nuova Pac che mette a disposizione una
montagna di euro dal 2023 al 2027. Nello specifico, ecco cosa dobbiamo fare:
1. Aumentare la produzione interna di
cereali e oleaginose con contratti che tengano conto dei reali costi di
produzione.
2. Abbattere i costi di produzione,
finanziando l’acquisto di moderne attrezzature e delle tecnologie digitali e
informatiche.
3. Sospendere l’obiettivo di forte
limitazioni all’uso di agrofarmaci e fertilizzanti.
4. Sostenere le attività di produzione
e di trasformazione nelle aree marginali e interne, dove gli ettari disponibili
sono tanti ma improduttivi.
5. Pianificare a livello comprensoriale
la creazione di invasi e finanziare l’installazione di nuovi sistemi irrigui a
basso dispendio energetico e idrico.
6. Mettere in campo una rete capillare
di consulenza professionale a disposizione delle aziende agricole per
accompagnare gli imprenditori verso i nuovi modelli produttivi.
7. Dare accesso ai contributi dei Psr
ai contoterzisti che dimostrano di portare innovazione tecnologica e agronomica
nelle aziende agricole.
L’elenco
potrebbe essere anche più lungo, ma questi sette punti ci paiono
indispensabili.
Quali modifiche alla Pac 2023?
Ma come
andrebbe corretto e integrato il piano agricolo sulla Pac 2023-2027 che
l’Italia ha sottoposto all’esame di Bruxelles? Ecco alcune idee.
·
Eliminare
l’obbligo del 4% di superficie improduttiva.
·
Eliminare i
sostegni Psr alla coltivazione biologica di cereali, oleaginose e
proteoleaginose. Chi vuole continuare è libero, ma non incassa aiuti.
·
Chi oggi fa
colture estensive in regime biologico ed è legato da un vincolo temporale nei
Psr, può scegliere di tornare al convenzionale senza penalizzazioni, pur
perdendo gli aiuti.
·
Eliminare
dai nuovi eco-schemi 4 e 5 l’obbligo
di non utilizzare gli agrofarmaci.
·
Premiare chi
fa i secondi raccolti e chi utilizza le cover crops.
·
Predisporre
un sostegno (oggi inesistente) per la coltura del mais, o come aiuto accoppiato
oppure come misura specifica in ambito Psr.
·
Potenziare,
come misura dei Psr, gli aiuti a fondo perduto per l’acquisto di nuove
attrezzature Isobus per lavorazione terreno, semina, concimazione, diserbo e
irrigazione solo se consentono miglioramenti gestionali (minori consumi,
emissioni, eliminazione di sprechi di mezzi tecnici, aumento della fertilità
dei suoli, eccetera) e per i sistemi digitali di supporto alle decisioni.
·
Inserire nei
Psr una misura che finanzia al 50% l’operazione di mappatura con analisi
fisico-chimica dei terreni agricoli.
Abbiamo
letto che il governo ha messo in agenda un tavolo tecnico di confronto sul
grano, ma non servono misure settoriali, bensì occorre un piano integrato
globale calato sui territori. Insomma un nuovo “libro verde” tutto da scrivere.
Ma chi ha le competenze per farlo?
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