mercoledì 23 marzo 2022

Energia, soldi pubblici, tinteggiature di verde - Gruppo d’Intervento Giuridico


Il 25 giugno 2021 il Ministero per la Transizione Ecologica ha emanato un Avviso pubblico su “Produzione di energia elettrica mediante impianti eolici offshore galleggianti” con il quale ha proposto una “manifestazione d’interesse, rivolta a tutti i soggetti imprenditoriali che siano in grado di proporre progetti rientranti nella tipologia”.

Lo scorso 23 settembre 2021 si è svolta una riunione fra il Ministero della Transizione Ecologica, gli altri Ministeri interessati e i soggetti che hanno aderito alla manifestazione d’interesse.

Fra i soggetti vi sono tre associazioni ambientaliste (Legambiente, Greenpeace, WWF). La cosa lascia abbastanza perplessi, visto che la manifestazione d’interesse era rivolta a “soggetti imprenditoriali in grado di realizzare impianti eolici offshore flottanti”, tant’è che sedici partecipanti si sono presentati con il loro progetto già pronto.

Uno, ormai noto, è previsto al largo delle coste sulcitane della Sardegna, isola sempre più individuabile, nel silenzio quasi generale, quale piattaforma di produzione energetica insieme alla Sicilia, definite da Terna il prossimo “hub energetico del Mediterraneo”.

L’interesse europeo verso questo settore energetico è notevole: l’Unione Europea intende aumentare di 25 volte la capacità eolica offshore, portandola dagli attuali 12 GW fino ad almeno 60 GW entro il 2030 e a 300 GW entro il 2050. Per centrare questo obiettivo sono previsti investimenti per ben 800 miliardi di euro.

Un mare di soldi pubblici portati dal vento.

Obiettivo esplicitato del Ministero della Transizione Ecologica è “minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico e … ridurre al minimo i lacci e lacciuoli che spesso bloccano l’installazione degli impianti FER a terra”, curiosamente dimenticando che quei lacci e lacciuoli – terminologia di squisita origine imprenditoriale – sono semplicemente le leggi a tutela dell’ambiente, del territorio e delle casse pubbliche.

Considerato “l’apprezzamento unanime delle associazioni ambientaliste e degli operatori economici per il progetto del Ministero”, c’è davvero da chiedersi se esse, purtroppo, giungeranno a un comun sentire con gli imprenditori dell’energia, oggi rappresentati dall’A.N.E.V., esponente di categoria paradossalmente riconosciuta come associazione di protezione ambientale, pur essendo diverse centrali eoliche un esempio di devastanti scempi del territorio.  

Il grande Luigi Pirandello non avrebbe potuto scrivere di meglio.

Gruppo d’Intervento Giuridico odv

 

dal sito web istituzionale del Ministero della Transizione Ecologica, 24 settembre 2021

EOLICO: RIUNIONE AL MITE PER LA REALIZZAZIONE DI IMPIANTI OFFSHORE GALLEGGIANTI.

 Con le imprese e le associazioni che hanno partecipato al bando ministeriale di giugno e con le Amministrazioni statali interessate.

Roma, 24 settembre 2021 – Si è svolta ieri al Ministero della transizione ecologica una riunione plenaria sugli impianti eolici offshore galleggianti alla presenza del capo di Gabinetto Roberto Cerreto, del Gruppo di lavoro di funzionari ed esperti che segue la questione per il MiTE, esponenti dei ministeri interessati e di tutte le imprese e le associazioni che hanno partecipato  all’avviso pubblico del 25 giugno scorso del Mite inteso ad acquisire manifestazioni d’interesse da parte dei soggetti imprenditoriali in grado di realizzare impianti eolici offshore flottanti.

Sono state 64, infatti, le manifestazioni di interesse pervenute, di cui 55 da parte di imprese e associazioni di imprese, 3 da parte di associazioni di tutela ambientale (Wwf, Legambiente e Greenpeace) e 6 da altri soggetti (Anev, Elettricità futura, Cna, Cgil, università Politecnico di Torino, Owemes – associazione di ricercatori). Sedici proposte sono già corredate da progetti per la realizzazione di specifici impianti offshore flottanti, da collocare, in sei casi, in acque oltre le 12 miglia. Per i singoli progetti il bando ha già previsto come criteri di valutazione “la minimizzazione degli impatti ambientali, la celerità della realizzazione e il dimensionamento ottimale di ciascun progetto sotto il profilo della produzione energetica”.

La riunione ha fatto registrare l’apprezzamento unanime delle associazioni ambientaliste e degli operatori economici per il progetto del Ministero che, è stato più volte ripetuto, segna un nuovo modo di procedere nei rapporti tra Amministrazione, imprese e soggetti collettivi portatori di interessi pubblici.

La scelta di utilizzare le nuove tecnologie per realizzare impianti eolici offshore galleggianti al largo delle coste è stata, a propria volta, ritenuta capace di minimizzare l’impatto ambientale e paesaggistico e di ridurre al minimo i lacci e lacciuoli che spesso bloccano l’installazione degli impianti FER a terra.

I rappresentanti del Ministero hanno quindi preso atto con favore del generale clima di condivisione e collaborazione che sarà necessario per consentire la rapida definizione e approvazione dei progetti nel pieno rispetto delle istanze ambientali ai fini della loro realizzazione e messa in produzione al servizio della comunità nazionale.

A tal fine sarà anche fondamentale l’apporto di Terna per minimizzare l’impatto derivante dalla messa a terra dei cavi di trasporto dell’energia elettrica prodotta.

Il capo di gabinetto del MiTe ha osservato che l’offshore è uno dei passaggi che porteranno alla transizione energetica, anche se va sviluppato ancora l’onshore. Diversi contrasti tra il MiTe e altre amministrazioni hanno bloccato tanti gigawatt che potrebbero già essere prodotti, ma si sta lavorando pure con la Presidenza del Consiglio per superare i problemi. “Non sono obiettivi velleitari ma molto impegnativi” – ha affermato.

A tal fine il Ministero ha preannunciato che continuerà a seguire con grande attenzione il progetto e che già la prossima settimana inizieranno le riunioni bilaterali con i presentatori dei singoli progetti.

da qui

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