Il 3 aprile 2023, meno di un anno fa a Vinitaly, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato la necessità di «un liceo del Made in Italy per valorizzare le nostre eccellenze». Detto, fatto! In pochi giorni, già il 19 maggio quell’idea si concretizzava in una bozza di Disegno di legge, poi trasformata nella Legge 206 del 27/12/2023 recante “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy”, entrata in vigore l’11/1/2024 e che agli artt. 18 e 19 contiene la parte inerente all’istituzione del Liceo del made in Italy. Questa la tempistica e la genesi, vediamo di che si tratta.
L’istituzione
del percorso liceale Made in Italy nell’ambito dell’articolazione del sistema
dei licei rappresenta un provvedimento di bandiera che si fonda esclusivamente
sul bisogno di sviluppare nelle alunne e negli alunni competenze
imprenditoriali idonee alla promozione e alla valorizzazione di specifici
settori produttivi del Made in Italy. Si prevedono conoscenze, abilità e
competenze approfondite nelle scienze economiche e giuridiche con intersezioni
con le scienze matematiche, fisiche e naturali, al fine di sviluppare
competenze che sul piano storico, geografico e artistico valorizzino origine e
sviluppo dei settori produttivi tipici del made in Italy nel contesto
internazionale. Si intende potenziare l’apprendimento integrato dei contenuti
delle attività formative programmate in lingua straniera veicolare (CLIL), ma
“senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica e ferma restando la
possibilità di ricevere finanziamenti da soggetti pubblici e privati”. Si
propone il solito rafforzamento dei percorsi PCTO, attraverso la connessione
con il tessuto socioeconomico-produttivo del contesto imprenditoriale di
riferimento, e il potenziamento dei percorsi di apprendistato. Completano il
quadro formativo principi e strumenti per la gestione d’impresa, tecniche e
strategie di mercato per le imprese del Made in Italy, strumenti per il
supporto e lo sviluppo dei processi produttivi e organizzativi delle imprese
del Made in Italy, strumenti di sostegno all’internalizzazione delle imprese
dei settori del Made in Italy e delle relative filiere.
Nella
descrizione del nuovo indirizzo leggiamo solo l’ambizione (vuota) di istituire
percorsi con discipline tecniche specifiche, ma senza prevedere un incremento
dei laboratori, quindi di insegnanti tecnico pratici e assistenti tecnici.
Perdipiù, i licei hanno un orario settimanale di 27 ore nel biennio e 30 nel
triennio e non sono ordinamenti di tecnici o professionali, quindi l’intera
operazione rischia di essere solo un cambio di denominazione perché gli spazi
di flessibilità nel piano orario non consentono un incremento di materie ad
invarianza di spesa.
A tutt’oggi, infatti, con la fase delle iscrizioni in pieno svolgimento, non si
conosce per intero l’offerta formativa del nuovo liceo giacchè sono noti i
piani orario del biennio e non quelli del triennio: un vero e proprio salto nel
buio per studenti e famiglie che non sanno a quale percorso stanno affidando il
proprio futuro e per i docenti che non sanno esattamente chi di loro perderà
più ore; al momento la sola certezza riguarda l’eliminazione di Scienze
umane e la diminuzione di un’ora di seconda lingua straniera, dando
così una palese dimostrazione di incoerenza rispetto all’obiettivo
predicato di una internazionalizzazione dei percorsi.
Completa il quadro drammatico l’istituzione della Fondazione
denominata “Imprese e competenze", costituita dai ministeri delle
Imprese e del made in Italy e dell’Istruzione e merito. La Fondazione, di cui
possono far parte anche soggetti privati, ha il compito di promuovere il
raccordo tra le imprese e i licei, diffondere la cultura d’impresa tra gli
studenti, favorire iniziative mirate ad un rapido inserimento degli stessi nel
mondo del lavoro e favorire la progettazione di attività didattiche e
professionali dedicate al Made in Italy. Si tratta, in sintesi, di determinare
gli obiettivi strategici del nuovo indirizzo, fornendo in pratica gli
orientamenti culturali degli ordinamenti di un indirizzo scolastico È la
rappresentazione plastica di quanto l’obiettivo del governo sia quello di
subordinare la formazione culturale del futuro cittadino alle esigenze delle
imprese e del mercato del lavoro per formare lavoratori legati a circoscritte
professionalità prodotte dal contesto delle aziende italiane del momento.
Purtroppo,
l’ebrezza prodotta da Vinitaly non finisce qui: il nuovo liceo, per poter
sorgere, dovrà cannibalizzare un altro liceo: l’opzione
"economico-sociale" del liceo delle scienze umane. Dalle primissime
bozze che prevedevano l’automatica soppressione di questa interessante
esperienza didattica (i numeri ci parlano di una crescita di iscrizioni di
oltre il 30% in cinque anni), si è passati al testo definitivo contenuto nella
L. 206/2023 che contiene l’indicazione precisa rispetto al fatto che
dall’attivazione del nuovo percorso consegue la soppressione di un corso di
LES, mentre possono proseguire i corsi già attivati che non intendono
modificare la propria struttura.
L’intera
fase è stata naturalmente accompagnata da proteste e contestazioni e i
risultati delle iscrizioni danno ragione a chi ha voluto resistere, negando il
consenso a questo cambiamento così mal concepito e con delle finalità così
pericolose. Un autentico flop!
Ecco i dati inseriti sulla piattaforma per le iscrizioni al 23
gennaio 2924: sono presenti 92 corsi di Liceo del Made in Italy: 17 in Sicilia;
12 in Lombardia; 12 nel Lazio; 9 in Puglia; 8 nelle Marche; 8 in Calabria; 6 in
Abruzzo; 5 in Toscana; 3 in Liguria; 3 in Piemonte; 3 in Veneto; 2 in Molise; 1
in Basilicata; 1 in Emilia-Romagna; 1 in Sardegna; 1 in Umbria. Nessuna
adesione in Trentino, Valle d’Aosta e Friuli, mentre l’Assessora regionale
all’Istruzione della Campania ha posto rilievi rispetto alla mancanza di
prospettive, negando l’autorizzazione alle scuole richiedenti.
Oltre a
quanto abbiamo detto finora, esiste un ulteriore rischio: tutto il progetto,
così come già per la sperimentazione quadriennale della filiera
tecnologico-professionale, punta a valorizzare i settori specifici del made in
Italy aderendo alla vocazione produttiva del territori e realizzando, di fatto,
anche riguardo allo sviluppo economico del Paese, una visione miope rispetto
agli eventi ipercomplessi, globalizzati e in continua mutazione dei fenomeni e
meccanismi economici in corso, a partire dalla transizione ecologica e
digitale.
Agganciare le competenze a specificità territoriali a discapito
dell’approccio critico (come con la soppressione delle scienze umane) significa
tarpare le ali proprio a quella che, paradossalmente, è una delle
caratteristiche vincenti del made in Italy: cioè, la creatività.
Il
provvedimento istituisce, quindi, un liceo con una finalità poco comprensibile:
il made in Italy, che, nelle intenzioni del compilatore della norma, appare un
concetto indistinto, implicito, dovrebbe essere la capacità della
manifattura/cultura italiana di essere riconoscibile e attrattiva rispetto ai
mercati internazionali. Probabilmente si immagina che un solo liceo possa
formare i futuri “Valentino”, “Ferrari”, etc., ignorando che la creatività e la
maestria sono attitudini complesse, frutto per lo più di una formazione ampia,
generale, oltre che tecnica, in cui l’estro e la competenza possono essere
sviluppate coltivando spesso ciò che è inessenziale, poco funzionale, magari
inutile, ma che è trova la sua motivazione nella curiosità, dalla
sensibilità e dalla voglia di apprendere. Tutto ciò sarebbe oggi
ampiamente consentito dagli ordinamenti già esistenti, a condizione che le
nostre scuole siano sufficientemente sostenute da dotazioni organiche, tempo
scuola, laboratori, compresenze e che non siano al contrario penalizzate da
tagli di personale e da riduzioni nei quadri orario delle discipline (come
avvenuto per le lingue straniere).
Ancora
una volta, in coerenza con l’impalcatura ideologica dominante, si tenta di
declinare metodologie e contenuti didattici in funzione subordinata nei
confronti del mercato del lavoro e dei bisogni del sistema delle imprese: un
liceo nato a Vinitaly.
All'inserimento forzoso di questo progetto la scuola ha resistito, dando
così prova di consapevolezza professionale e di reale attenzione ai bisogni culturali
di ragazze e ragazzi.
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