Innanzitutto la privatizzazione del settore energetico avvenuta durante gli
anni 90, quelli della svendita dell'IRI: tra il 1992 e il 1995 l’ENI è stata
prima trasformata in S.P.A. e poi privatizzata per il 70%, l’ENEL è diventata
S.P.A. nel 1992 e privatizzata per il 75% nel 1999.
Poi è arrivata la liberalizzazione del mercato dei prezzi energetici imposta
dall'Unione Europea a partire dal 1996, quando è stato approvato il primo
"Pacchetto energia". In Italia sono stati i decreti Bersani del 1999
e Letta del 2000.
Poi ci sta il perverso meccanismo dell’asta marginale del mercato del giorno
prima che fa si che tutta l'energia elettrica venga pagata al prezzo massimo
offerto dai produttori energetici che partecipano all’asta.
Poi ci sono le pratiche scorrette di molti fornitori energetici che per
aumentare i profitti non vendono l'elettricità nel mercato principale (quello
del giorno prima) ma in quello del Servizio di Dispacciamento che può
raggiungere prezzi anche del 600% superiori a quelli del mercato principale.
Ovviamente un contributo all'aumento dei prezzi lo hanno dato anche la
transizione energetica targata UE (i costi dei permessi per l'emissione della
CO2 sono passati dai 5,96 euro a tonnellata di 20 anni fa agli 83,5 del 2023) e
le sanzioni alla Russia (che era il nostro maggiore fornitore di materie prime
energetiche a basso costo).
Senza dimenticare che il peso di IVA e accise sulle bollette elettriche degli
italiani vale tra il 10% e il 15%.
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