sabato 27 aprile 2024

La Rinconada, la città estrema oltre le nuvole – Marta Zelioli

 

C’è un posto dove si vive letteralmente sopra le nuvole, a 5100 metri sul livello del mare. Descritto in questo modo potrebbe sembrare un luogo da sogno, da visitare assolutamente, poiché caratteristico e senza eguali. Le cose non stanno esattamente così (anche se, effettivamente, per essere caratteristico lo è), quindi prima di prepararvi per cercare in rete un albergo – che peraltro non esiste – e pensare a souvenir e calamite, mettetevi comodi e continuate a leggere.

 

La località in questione è considerata la più vicina allo spazio. Lì, terra e nuvole si fondono, l’atmosfera si assottiglia notevolmente, gli abitanti vivono con il 50% di ossigeno rispetto alla norma e la città è 300 metri più alta del Monte Bianco. Chi è nato in questo posto – oppure chi ha deciso di trasferirvisi – ha subìto delle vere e proprie modifiche a livello corporeo e produce il doppio delle cellule del sangue rispetto a chi abita in altri luoghi.

Questa città è nota come “la più pericolosa al mondo”, ha un aspetto triste e cupo, molto roccioso, poiché nemmeno gli alberi riescono a sopravvivere. Essendo così in disparte rispetto al resto del mondo, a farla da padroni sono la criminalità e ogni tipo di pericolo. La città in questione è La Rinconada, si trova sulle Ande peruviane, per la precisione nella regione di Puno. Vi si è avventurato uno youtuber turco, Ruhi Çenet, e ha fatto un piccolo reportage per mostrare, per sommi capi, qual è la vita in questo posto dimenticato.

Per quale motivo una persona dovrebbe pensare di andare a vivere, se non per uno smodato senso di autolesionismo, a La Rinconada? Il trasferimento viene azzardato da chi desidera andare in cerca dell’oro, oppure per fuggire alla legge. Sì, perché a La Rinconada vi sono delle miniere, gestite ovviamente da gruppi criminali, e la gente vi si reca spontaneamente pensando di poter fare fortuna. Quindi, a condurre le persone in questo terribile luogo è uno dei sette peccati capitali: l’avidità.

Più selvaggia del selvaggio West

La Rinconada si trova a sei ore di distanza da Puno e a due ore da Putina. In queste città si possono prendere dei combis (si tratta di minibus) per raggiungere la cima del mondo. Anche arrivare non è semplice, poiché con il passare dei chilometri le strade si fanno sempre più malandate e spesso, proprio percorrendo il tragitto, si è vittima di incidenti stradali. Sono infatti assenti le protezioni a bordo strada e i bus precipitano letteralmente giù dalla montagna.

 

Questo assurdo e maledetto ‘pellegrinaggio’ ha avuto inizio quasi 40 anni fa, quando gruppi criminali si sono spostati e hanno portato con sé dei minatori disperati e speranzosi di poter fare fortuna. Voler visitare La Rinconada può significare sparire nel nulla, non esiste infatti alcun registro in cui viene segnalata la vostra presenza quando siete lì. L’accostamento con la citazione di Dante – “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate” – è dunque quanto mai azzeccata. Il suo soprannome, in fondo, è “il paradiso del Diavolo”.

Se quanto appena narrato non dovesse bastarvi, se doveste avere la mala pensata di andare a visitare La Rinconada, forse attratti proprio da quest’aura misteriosa e disgraziata al tempo stesso, tenete presente che dovreste portare con voi una bombola di ossigeno per consentire al vostro corpo di abituarsi gradualmente al severo cambio di altitudine. 

In caso contrario, sarebbe molto rischioso raggiungere la vetta. Si andrebbe incontro al mal di montagna, con sintomi come emicrania, nausea, vertigini. Fondamentale, inoltre, è bere molto, poiché è importante mantenersi idratati. Ma non acqua del luogo (anche lì c’è la fregatura), quella è contaminata. Come antidoto, gli abitanti del posto propongono ai turisti le foglie di coca per poter rilassare il corpo e consentirgli di abituarsi alla differenza di altitudine e combattere quindi il mal di montagna. Un classico rimedio della nonna, insomma.

La Rinconada, “il paradiso del Diavolo”

La Rinconada è una sorta di vecchio West, la gente viene qui per un’unica ragione, come già detto, quella di trovare l’oro tramite le miniere. Del resto, in America Latina la caccia al prezioso metallo è sempre stata molto sentita, a partire dagli antichi Aztechi, passando per gli Inca, che per questo motivo schiavizzavano intere popolazioni: l’avidità che percorre i secoli. La montagna è controllata dalla Corporación Minera Ananea, che subaffitta il territorio a dei gruppi illegali.

 

Le persone vivono in baracche di metallo senza finestre. Le temperature non sono affatto miti, vista la sua altezza, infatti, fa piuttosto freddo. La notte si arriva anche a dei cali fino a -10 gradi, le estati durano poco, gli inverni anche, brevi e nevosi, ma si tratta di un luogo freddo e coperto per tutto l’anno. All’interno della miniera le temperature scendono anche a -20. Nonostante lo stile di vita sia proibitivo, la gente che vi abita ha dichiarato che chi sopravvive non è chi è dotato di un fisico resistente, ma colui che è più forte mentalmente, perché la pressione psicologica è molto più dannosa del resto, che è tutto dire.

Prodotti chimici mortali come il cianuro e il mercurio, che servono per lavorare l’oro, hanno avvelenato il suolo e l’acqua agricola. L’unica fonte di acqua potabile della città proviene dai laghi e questi sono contaminati a loro volta dal mercurio. I bambini giocano fino a tardi per le strade, hanno a disposizione sia la scuola primaria che secondaria. Per proseguire eventualmente il loro percorso di studi, poi, l’unica possibilità è trasferirsi altrove, oppure rimanere lì e lavorare nelle miniere.

A causa della corsa all’oro, al momento gli abitanti sono saliti a 50mila (numeri non ufficiali, non essendoci un censimento). Come se non bastasse, tutte queste persone depositano in mezzo alla strada i loro rifiuti creando un ambiente ulteriormente tossico, in quanto il governo non offre loro alcun servizio di smaltimento dell’immondizia. Per le vie della città sono presenti letteralmente delle montagne di pattume, una discarica a cielo aperto. Non va meglio per quanto riguarda le fogne, che sono a loro volta assenti, e le acque di scarico scorrono per le strade. Ovviamente la vita media è molto bassa: 35 anni di età. In realtà, ci si stupisce di come arrivino così lontano.

Chi vi rimane a vivere, muore a causa di malattie polmonari e infezioni respiratorie che col tempo corrodono il sistema nervoso, portando a deformazioni e a perdita di memoria, per poi far sopraggiungere paralisi e morte. E se non sei abbastanza fortunato da morire di “vecchiaia”, gli abitanti hanno dichiarato che ogni due settimane scompare qualcuno. Nel nulla.

Tra superstizione e criminalità

A troneggiare in cima alla città mineraria vi è la bella addormentata (Bella Durmiente), una montagna così chiamata perché, guardandola con attenzione, si può intuire il profilo di una donna che riposa. Per questo motivo nelle miniere non vi possono lavorare le donne, perché la leggenda dice che lei ne sarebbe gelosa e potrebbe arrabbiarsi tanto da provocare dei terremoti. La popolazione femminile quindi si arrangia cercando l’oro nelle rocce gettate fuori dalla miniera, sperando di raccogliere qualcosa tramite gli scarti.

 

Si possono notare queste piccole figure vagare intorno alle miniere nel tentativo di recuperare qualcosa in questo modo: con dei martelli spaccano le pietre e cercano di racimolare dei minerali utili. Si chiamano pallaqueras, che dal quechua significa pallay, “raccogliere da terra”.

Per rendere il tutto ancor più pittoresco, la superstizione la fa da padrona: non solo alle donne è proibito lavorare per quanto dichiarato poc’anzi, vi è anche il rischio di essere uccisi e sacrificati alla terra. Questo viene definito il “pago“, o meglio “pago a la tierra”. Si viene letteralmente seppelliti vivi dentro la miniera, una donazione alla montagna per poter trovare l’oro. Si tratta di un rituale Inca per soddisfare la Pachamama, Madre Natura, che deve essere nutrita.

I minatori non hanno naturalmente alcuna tutela e rischiano la vita molto di frequente. E quando uno di questi muore, la famiglia viene risarcita con 600 dollari. Incidenti come esplosioni e avvelenamenti da gas avvengono 25 volte più di frequente rispetto ai Paesi avanzati, ovviamente, sembra anche assurdo a questo punto specificarlo, non esiste alcun tipo di assicurazione e di pensione. Il loro sistema di lavoro peraltro è obsoleto, si chiama “Cachorreo” e consiste nell’avere un giorno a disposizione per cercare l’oro a fini personali, mentre il resto del mese lavorano gratis per l’azienda proprietaria del giacimento. Indubbiamente un affarone…

La Rinconada e i pericoli della notte

L’elettricità in città è disponibile solo in alcuni punti, nei luoghi dove non vi è luce non è consigliabile avventurarsi. Le discoteche e i bar notturni sono pericolosissimi, in città è molto diffuso il traffico di esseri umani e naturalmente la prostituzione minorile. Vengono sfruttate circa 2500 ragazzine, che si fanno pagare due dollari per soddisfare i minatori. Non è nemmeno presente una prigione, non avrebbe senso, la legge tradizionale non esiste.

 

Come unico luogo di cura vi è una clinica molto piccola, di sole due stanze. In modo del tutto inaspettato in questo luogo di perdizione vi sono molti campi da calcetto, incredibilmente ben tenuti fra l’altro. Questa è la loro unica distrazione sana e fa quasi sorridere pensare a come il calcio sia arrivato anche fin là sopra.

A La Rinconada è molto frequente subire furti, poiché la gente porta con sé l’oro. D’altronde non vi sono delle banche disponibili. In compenso, logicamente, è pieno di negozi ‘Compro Oro’. In particolare, sono pericolosi quei luoghi da loro definiti “cantinas”, dove si ritrovano per bere e se si è ubriachi si corre il serio rischio che qualcuno si approfitti della poca lucidità e che si venga quindi facilmente aggrediti.

Nelle zone più critiche, dove non vogliono che si avvicinino degli estranei, sono presenti i ronderos, delle guardie selezionate dallo stesso villaggio. Questa è la loro unica legge. Sono persone molto rispettate, hanno l’autorità di poter fare quello che vogliono: punirti, picchiarti e (perché no?) torturarti. Perfino uccidere se si fanno prendere la mano.

Naturalmente, se non sei di lì rischi ancora di più. Molti turisti inconsapevoli sono arrivati in zone vietate e non si è più saputo nulla di loro. La loro scomparsa viene coperta con le scuse più banali, come l’essere caduti in un dirupo o qualche aggressione animale. In realtà, la gente del posto sa che sono intervenuti i ronderos con la loro giustizia sommaria. In alcune zone dove sono presenti questi guardiani non entra nemmeno la polizia, che secondo quanto descritto esiste a scopo puramente decorativo e comunque, anche se volesse agire, sarebbe in netta minoranza rispetto ai criminali e avrebbe sicuramente la peggio.

La Rinconada non è solo un ambiente malsano, dove accade di tutto e dove qualsiasi tipo di nefandezza è la regola: rapine, stupri, torture, omicidi, violenza di ogni tipo e sacrifici umani. La ricerca spasmodica dell’oro ha anche portato a uccidere la stessa terra dove vivono, che cercano di omaggiare, paradossalmente, tramite i loro antichi rituali.

Un posto maledetto, senza pace e consolazione alcuna, dove domina incontrastata l’avidità che è in grado di portare solo morte e distruzione. Un circolo senza fine di brutti vizi che si rincorrono, nonostante tutti siano pienamente consapevoli di quello a cui vanno incontro, il luogo continua a vedere un riciclo continuo di presenze, il desiderio di ricchezza è più forte di qualunque altro. Forse, un giorno, la Bella Addormentata deciderà davvero di svegliarsi e di scuotersi di dosso tutto questo orrore.

da qui

 



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