Un anno fa, decine di migliaia di noi hanno marciato in mezzo ai campi delle Deux-Sèvres contro i megabacini, e siamo rimasti intrappolati dalla repressione militare, intrappolati sotto il rombo delle granate sparate a migliaia.
Mentre la rabbia si impadroniva del Paese dopo l’uso
del 49.3, nel bel mezzo di un movimento sociale, il governo aveva scelto questo
25 marzo 2023 per colpire i corpi e terrorizzare le menti.
Su un terreno perfettamente controllato, e nonostante
l’immenso coraggio dei manifestanti, i gendarmi pesantemente armati e
supportati da droni ed elicotteri erano stati incaricati di spezzare le forze
vitali del movimento sociale ed ecologista.
Questa ondata di violenza ha causato più di 200
feriti, tra cui diverse decine di mutilati, due persone in coma e un intero
movimento traumatizzato. I malfattori che ci guidano pensavano di aver seminato
paura, ma hanno fallito in più di un modo. Non solo le azioni ambientali
continuano in molte forme, nei cortei e nel contesto delle azioni di disarmo,
ma la data del 25 marzo è diventata un simbolo. Quella di una rabbia che è
rimasta intatta.
Un anno dopo, a Nantes come in tutta la Francia, è stato organizzato un “mega-boom” in memoria di
questa giornata e per le vittime della violenza di stato. Non era una
dimostrazione di tristezza, ma piuttosto di potere.
Al calar della notte, davanti alla prefettura,
risuonavano canti, slogan erano appesi agli alberi, un giovanissimo rapper dava
fuoco alla strada. Dopo alcuni discorsi, le repliche dei camion dei gendarmi
hanno preso fuoco tra gli applausi. Un piccolo corteo danzante e musicale è
stato messo in moto dietro bellissimi striscioni e fumogeni colorati. La
presenza minacciosa dei poliziotti, che puntavano il corteo con potenti
lampade, non ha smorzato l’allegria e la serata è proseguita in Place du
Bouffay.
Come recita lo slogan degli insorti in Cile: “Ci hanno
rubato tutto, anche la paura”.
Foto: @olimouazan @desordreglobal
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