La prima vita è di Paolo.
Avrà settant’anni, lo incontro al tramonto, nel nostro Giardino.
Parla in modo raffinato, voce gentile e appena ironica, e mi fa subito
simpatia.
“E’ la prima volta che capito qui… ma mi chiedo, avete
per caso uno spazio coperto?
Io non ho alcun reddito, dormo all’Albergo Popolare, ma di giorno,
vedete, io vado alla Biblioteca Thouar… ho trovato un angolo tranquillo, mi
metto lì e tiro fuori la mia tastierina e le cuffie, e compongo musica,
senza disturbare nessuno. Solo che adesso stanno facendo i lavori in
biblioteca, non ci posso più andare…
Sei messicano? Mia sorella andò in Argentina per
studiare il tango!
Che musica creo? Io sono vecchio, i miei maestri sono
i Beatles e Jimmi Hendrix”
La seconda vita è di una coppia luminosa di quasi
ottantenni, che da decenni, di notte, fanno comparire cibo e coperte per quelli
che dormono per strada (compreso quello che diceva, “io
preferisco dormire per strada, perché all’Albergo Popolare c’è gente troppo
schifosa“).
La figlia della coppia luminosa è musicista, il compagno della
figlia si occupa di teatro. E lui una sera la massacra a colpa di pentolate, le
spacca le costole, la sta per strangolare, e lei trova la forza di fissarlo
negli occhi, lui caccia un urlo e scompare e il giorno dopo lui si suicida lanciandosi da un ponte.
Lei ieri è andata a fare un concerto, vi serve una
musicista classica?
La terza vita la incontro all’autostazione di
Bologna.
Lui tiene in mano una lattina di birra, lei è tutta piegata e spinge un
carretto.
Al mondo, lui urla, con tutte le sibillanti emiloromagnole,
“Io pago le tasse, e con le mie tasse pagano la guerra in Ucraina! Romano Prodi non lo
avrebbe mai fatto!”
E siccome io sono una calamita vivente, dopo aver passato decine e decine di
persone, lui torna di me, e mi dice,
“Sono Paganelli Romano, ho cinquasette anni e Prodi mi
fece trovare lavoro! Prodi non avrebbe mai speso i nostri soldi in missili per
la guerra, lei è d’accordo? Ma lei da dove viene?”
“Sono messicano”
“Che onore! Io mi sono vaccinato tre volte per il
Covid – questa è solo la seconda birra che bevo oggi – e mi sono cascati tutti
i denti! Il mio medico dice che è per il vaccino! Lei è di Firenze? Mio zio
Paganelli Lino lavorò per la principessa Strozzi, di Firenze!”
Ci stringiamo forte la mano e trovo bellissimo il suo sguardo, sento che
nella sua follia, è un amico vero.
La quarta vita, me la raccontano quasi a caso, un
ragazzo figlio unico della profonda Sicilia che andò a studiare giurisprudenza
a Bologna, avrebbe potuto studiare anche a Palermo.
Una sera i genitori telefonano, lui non risponde, risponde il compagno di
stanza, “gli ho bussato, ma non lo vogliamo disturbare”, e i genitori presi da
una strana intuizione, insistono, ma niente… quando la polizia sfondò la
porta, lo trovano morto d’eroina.
La quinta vita, non c’è più nemmeno
quella, è di un ragazzino di diciannove anni, figlio di una mamma immigrata
semplice e coraggiosa, che ha fatto ciò che poteva… l’hanno ammazzato l’altra
notte a coltellate qui a Firenze, per qualche orrenda inutile sciocchezza, che
avrà distrutto anche le vite degli assassini.
La sesta vita la incontro sul Ponte…
La zingara del Kosovo, anni e anni che ci incrociamo con la sua pelle scura
di indiana, anni fa mi raccontava che erano in diciassette a vivere tutti in un
unico appartamento scampato non si sa come agli speculatori.
Sul ponte dedicato ad Amerigo Vespucci, la zingara mi racconta che ha tre
figlioli,e il marito l’ha mollato, e mi chiede, se posso trovarle lavoro,
qualunque lavoro.
“Ma io spero solo in Dio, perché in Lui ci credo!”
Appena nato il suo bimbetto, dissi, ما شأالله
che vuol dire, “è quello che Dio ha voluto”, e così nessuno può sospettare
invidie…
e stasera, anche lei mi dice, mashaa’Allah come è bella!, guardando mia figlia,
e penso a lei, ai suoi tre figlioli, a come senza soldi deve pagare settecento
euro di affitto, e alla sua splendida fede che è l’unica arma che ha.
La settima vita è la mia, e io mi chiedo, cosa può
fare per tutta questa piccola gente,
e poi magari anche questa settima vita avrebbe profondamente bisogno di
qualcosa, solo che non ho il tempo per chiedermi, di cosa.
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