Secondo le stime dell’Unicef, 559 milioni
di bambini sono esposti a un’alta frequenza di ondate di calore e in Italia
questa situazione riguarda oltre sei milioni di minorenni. Per loro il fenomeno
è particolarmente pericoloso perché hanno una minore capacità di regolare la
loro temperatura corporea rispetto agli adulti, con maggiori probabilità di
avere problemi di salute, comprese malattie respiratorie croniche, asma e
malattie cardiovascolari o neurologiche, spiega il portale dell’Istituto
superiore di sanità.
«L’Italia si trova nella cosiddetta zona
hotspot del Mediterraneo» spiegava ieri Andrea Iacomini, portavoce di Unicef
Italia. Siamo «cioè tra le aree che si riscaldano più rapidamente rispetto
all’aumento della media globale». Per questo, Unicef può stimare che nel nostro
Paese i minorenni esposti a un’alta frequenza di ondate di calore nel 2050
saranno tra 8,7 e 9,7 milioni, a seconda dello scenario di emissioni. «Sono
dati preoccupanti, sui cui non dobbiamo abbassare la guardia», sostiene
Iacomini.
In ogni caso, l’Unicef stima che entro il
2050 tutti i 2,02 miliardi di bambini nel mondo saranno esposti a un’alta
frequenza di ondate di calore, indipendentemente dagli effetti della lotta alle
emissioni globali. Già adesso, un bambino su 3 vive in Paesi che affrontano
temperature estremamente elevate e circa uno su 4 è esposto a un’alta frequenza
di ondate di calore.
All’Italia, che con ritardo si sta dotando
di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, l’Unicef chiede
di intervenire in sei settori cruciali per l’infanzia: acqua, strutture
sanitarie e igiene, salute, nutrizione, istruzione, politiche sociali e
protezione dell’infanzia. Forse è fantascienza, come l’idea di consultare i
bambini e i giovani in fase di stesura, realizzazione e valutazione delle
politiche climatiche. Lo avevano chiesto gli attivisti coinvolti due anni fa
nell’appuntamento voluto dal governo italiano a margine della Cop26 di Glasgow,
Youth4Climate. Il sito però è fermo al 2022.
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