sabato 30 settembre 2023

Gli elefanti non conoscono confini - Alessandro Ghebreigziabiher

 

C’erano una volta gli elefanti.

Sì, verrà il giorno in cui ne parleremo così, al passato, come personaggi di una di quelle fiabe a cui ormai credono solo i bambini e i folli.
Se continua così, solo questi ultimi.
Magari ci sarà qualcuno che vi spiegherà che probabilmente non sono mai esistiti.
Che si tratta di un mito, ovvero di creature immaginarie come gli unicorni.
Il che mi induce a pensare che da qualche parte, nel passato ormai sepolto, ci sono stati per davvero dei cavalli con una strana e appuntita protuberanza sulla fronte.
Il punto è che ora siamo in quel preciso momento in cui la fantasia è ancora viva, anche se gravemente malata, se non morente.
La ritrovi talvolta in un articolo di giornale, nella solita foto che la dice tutta ma non a tutti, o in un video di pochi secondi che in ancor meno tempo viene magari sostituito da un tizio sospeso sul precipizio di un grattacielo o di qualcun altro che si getta nel vuoto alla disperata ricerca di clic. Ma si sa in cosa differiscono gli umani dagli animali, oggigiorno e forse da sempre: il valore della vita, ancora prima che il suo significato.
Ma si parlava di quei meravigliosi pachidermi, proverbiali per la memoria, e non so quanto ciò sia vantaggioso per noi altri.
In particolare, soffermiamoci per il tempo di una pagina finché siamo ancora in grado di farlo – ovvero di pensarli senza alcun dubbio sulla loro esistenza – sugli elefanti che in questi giorni si stanno spostando dallo Zimbabwe alla Botswana, in Africa meridionale.
In questa zona ci sono ancora centinaia di migliaia di esemplari. No, non mi piace questa parola. È troppo umana. Diciamo di pure esistenze, creature viventi, meraviglie di un pianeta particolarmente sfortunato nell’assegnazione di alcune specie, ovvero una.
In ogni caso, si parla della metà della totalità degli elefanti della Savana. Si legga pure come una ricchezza inestimabile, qualcosa di unico. In una parola sola, magico. Da cui l’incredulità sulla loro esistenza che proveranno in molti nell’incauto futuro che stiamo costruendo.
Ora, alcuni dei suddetti elefanti stanno facendo notizia nell’unico modo in cui, il più delle volte, ci accorgiamo della loro attuale esistenza: si arrendono, stramazzano al suolo e restano quasi immobili respirando a fatica, con il cuore che pian piano rallenta.
Prima di morire.
Ma perché hanno lasciato la terra d’origine? Perché hanno affrontato pericoli e stenti di ogni tipo transitando da una nazione all’altra? Le solite domande da bipedi ottusi, qualora non criminali.
Perché cercano cibo e acqua, la risposta più semplice. E, come ha commentato Tinashe Farawo, portavoce della Zimbabwe Parks and Wildlife Management Authoritygli elefanti non conoscono confini.
Ovvero, l’osservazione che banale non lo è affatto nella nostra assurda società...

da qui

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