lunedì 25 settembre 2023

A volte ritornano - Grig

Era estinto, ma non lo sapeva.

Il Takahe (Porphyrio hochstetteri), fra i simboli della Nuova Zelanda, è il più grande Rallidae vivente, ma venne ritenuto estinto fin dal 1898 a causa della caccia, della distruzione degli habitat naturali e dell’introduzione di predatori (Ermellini, Gatti, Ratti) da parte dei coloni europei.

Tuttavia, nel 1948, venne riscoperto uno sparuto nucleo Lago Te Anau, sui Monti Murchison dell’Isola del Sud, e, grazie a un progetto di salvaguardia e riproduzione in cattività, oggi è stato possibile reintrodurre in natura diversi esemplari.

Questi grandi uccelli incapaci di volare sono poco più di 400, troppo pochi per esser certi della loro sopravvivenza in futuro, ma sono una grande e bella speranza per la biodiversità e la stessa identità della Nuova Zelanda.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

da Il Corriere della Sera8 settembre 2023

Nuova Zelanda, è tornato il Takahe, l’uccello ritenuto estinto nel 1898.

Un gruppo di esperti del Department of Conservation si è preso cura degli esemplari rimasti finché non è stato possibile reinserirli nel loro habitat naturale. (Chiara Galletti)

Una buona notizia per il nostro Pianeta: un team di specialisti in Nuova Zelanda ha rimesso in libertà i takahe , uccelli di origine preistorica a lungo ritenuti estinti. Il gruppo di ricerca ha alle spalle 65 anni di tentativi per la salvaguardia degli esemplari rimasti, durante i quali sono state scoperte importanti tecniche di conservazione per la protezione delle specie a rischio. Adesso, dopo anni di cura, gli uccelli sono tornati a popolare L’Isola del Sud in Nuova Zelanda, che era la loro casa originaria, dove vengono custoditi come icona nazionale. I takahē possono ora crescere liberi in vaste aree della loro antica zona naturale, a tutela della biodiversità e come elemento funzionale dell’ecosistema.

La presunta estinzione e il sorprendente ritorno

Il Takahē era stato dichiarato estinto nel 1898, quando la sua popolazione già poco numerosa era stata decimata dalla caccia e aveva subito gli attacchi degli animali portati dai colonizzatori europei, come ermellini, gatti e furetti. Inaspettata la grande sorpresa nel 1948, quando il medico Geoffrey Orbell e la sua equipe ne hanno rinvenuto alcuni esemplari sopravvissuti in una zona remota dei monti Murchison. All’epoca la popolazione dei Takahē era estremamente esigua, e per la loro salvaguardia nel 1985 venne creato il Burwood Takahē Centre, dove le uova dell’animale venivano incubate artificialmente, con lo scopo di propagare la specie e restituirla un giorno alla popolazione selvatica.

Icona nazionale neo zelandese

Il Takahē, come molti uccelli della Nuova Zelanda, è incapace di volare, anche a causa della sua mole considerevole. Il suo aspetto piuttosto insolito è arricchito dallo splendido piumaggio blu e verde brillante. La forma sferica, la larghezza, e i colori accesi gli conferiscono quel tocco preistorico proprio delle sue origini, che sembrano risalire almeno all’era del Pleistocene, secondo quanto è possibile desumere dai ritrovamenti fossili. 
La Nuova Zelanda è famosa per la sua ricca avifauna: uccelli specifici della zona e particolarissimi che contribuiscono a formare l’identità nazionale, come il kiwi, l’animale-simbolo del Paese. Per questo motivo il lavoro del Department of Conservation, l’agenzia governativa incaricata di conservare il patrimonio naturale e storico della Nuova Zelanda, ha coinvolto un team di 10 esperti, ma ha visto anche una mobilitazione molto più ampia: volontari, organizzazioni pubbliche e private, e soprattutto ha interessato la tribù Maori, per la quale il variopinto animale ha un valore quasi sacro, e forti associazioni culturali e tradizionali. Diversi esemplari di Takahē sono stati liberati proprio nel lago Wakatipu, un lago di origine glaciale dell’area alpina dell’Isola del Sud, terra a lungo espropriata ai Maori.

Al momento si contano più di 400 esemplari di Takahē, ancora troppo pochi perché l’animale esca dalla categoria a rischio di estinzione, tuttavia possiamo stare tranquilli per il suo futuro: il lavoro della squadra di ricerca non si interrompe. Bisogna assicurare alla popolazione una certa percentuale di crescita annua, e gli uccelli vengono sottoposti a un monitoraggio costantemente, per tenerli al sicuro da eventuali minacce e predatori.




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