Che in Sardegna vi sia una scandalosa speculazione
energetica ormai lo sanno anche le pietre.
Lo scorso 7 giugno 2023 l’Assessore della Difesa
dell’Ambiente della Regione autonoma della Sardegna Marco Porcu aveva
dichiarato in audizione presso la Commissione permanente
“Attività produttive” del Consiglio regionale che “sono circa 300 le
richieste presentate dalle società energetiche a ministero e Regione per la
realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili …
Ne arrivano circa 30/40 a settimana”.
Gli ultimi dati disponibili indicavano che le istanze
di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete
elettrica nazionale) al 31 agosto 2021 risultavano complessivamente pari a
5.464 MW di energia eolica + altri 10.098 MW di energia solare fotovoltaica,
cioè 15.561 MW di nuova potenza da fonte rinnovabile, a cui devono
sommarsi i venti progetti per centrali eoliche offshore finora
presentati, che dichiarano una potenza pari a 13.890 MW.
In tutto sono 29.451 MW, cioè più di quindici volte i
1.926 MW esistenti (1.054 MW di energia eolica + 872 di energia solare
fotovoltaica, dati Terna,
2021).
Energia che supera abbondantemente i fabbisogni locali
(già oggi circa il 40% dell’energia prodotta in Sardegna viene esportata nella
Penisola), che non può esser conservata (i sistemi di conservazione sono
scarsi), che non può esser trasferita verso la Penisola (anche quando andrà a
regime, fra alcuni anni, il Thyrrenian
Link i tre cavidotti avranno complessivamente circa 2 mila
MW di potenza, non di più), che dovrà comunque esser pagata dallo Stato (cioè
da tutti noi) alle Società energetiche.
Consumo del suolo, crescente dissesto
idrogeologico, land grabbing, espropri, territori – come la Marmilla – disputati
come un osso fra i Cani.
E in questa drammatica situazione qual è il
massimo risultato che riesce a produrre l’Assemblea elettiva sarda?
Dopo un’istanza di indagine
conoscitiva da parte del P.D., un pietoso ordine del
giorno che impegna il Presidente della Regione autonoma
della Sardegna, l’audace e indomito Christian
Solinas, a pietire al Governo nazionale
un’improbabilissima moratoria del rilascio di nuove autorizzazioni per impianti
produttivi di energia da fonti rinnovabili.
Insomma, il vuoto cosmico.
In tutto questo, lascia piuttosto interdetti la ritrosia a
intervenire nei relativi procedimenti
di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) da parte
di amministrazioni comunali, comitati locali, proprietari terrieri, singoli
cittadini: la forte contrarietà espressa in manifestazioni, petizioni, social network ma non formalmente presente
nelle sedi procedimentali dove si decide la compatibilità ambientale o meno di
simili progetti finisce per pesare molto di meno di quanto potrebbe.
Un esempio, il disastroso progetto di centrale eolica “Luminu” proposto dalla GRV Wind Sardegna s.r.l. in località varie della Marmilla e
del Sarcidano, 17 “torri” eoliche alte più di 200 metri nel
paesaggio agrario-archeologico alle pendici della Giara, nei Comuni
di Barumini, Escolca, Gergei, Las Plassas, Villanovafranca, Genoni, Gesturi,
Nuragus.
Degraderebbe, tanto per capirci, anche la reggia nuragica
di Barumini, appartenente al Patrimonio dell’Umanità sotto
l’ègida dell’UNESCO.
Il 12 aprile 2023 si è tenuta una grande
manifestazione di protesta, con parecchi partecipanti e una
dozzina di sindaci in testa, rappresentanti delle rispettive amministrazioni
comunali.
Tuttavia, sono intervenuti nel relativo procedimento di V.I.A. soltanto quattro Comuni, una residente, una società energetica concorrente,
un’associazione ambientalista (il GrIG) e l’Assessorato regionale della Difesa
dell’Ambiente.
Per fortuna, la Soprintendenza
speciale per il PNRR, organo del Ministero della Cultura, ha
formalizzato il suo parere istruttorio negativo (il n.
5991 del 19 aprile 2023) difficilmente superabile.
Forse c’è bisogno di maggiore concretezza per
difendere ‘sta povera Isola alla deriva nel Mediterraneo
occidentale. O no?
Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)
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