C’è un luogo in Italia dove quando metti piede capisci che siamo un Paese in via di sviluppo e non certo una potenza mondiale. Ovunque vai ti trovi in locali angusti rispetto al pubblico, senza sedie, d’estate al caldo, d’inverno al freddo, con personale scorbutico e incompetente che non riesci nemmeno ad ascoltare perché devi urlare da dietro il vetro che lo protegge. Questo luogo sono gli uffici postali. Appena dici posta in Italia ti vengono in mente code, personale insolente, problemi irrisolti. E’ il mio caso.
Da oltre un
mese sto cercando di aiutare un clochard a recuperare la sua identità
digitale per poter accedere al portale di Regione Lombardia per il
fascicolo sanitario. Dopo aver conquistato la possibilità di andare oltre ad un
jingle telefonico e avere la fortuna di parlare con un’operatrice (che mi
chiama da Campobasso e che non posso richiamare) ho iniziato la mia via Crucis:
impossibile avere una password provvisoria perché il numero
telefonico registrato dalle Poste è vecchio (e vuoi che un senzatetto abbia
sempre quel telefono?); invano convincerli a fornire la password a me; invano
far capire loro che questa persona non vive con me ma che la vedo una volta la
settimana; tempo perso pensare che possano registrare il nuovo numero del mio
amico.
In una delle
ultime conversazioni mi hanno chiesto – dopo aver compilato l’ennesimo modulo
per annullare la vecchia identità digitale – di andare in un ufficio postale
a “securizzare” il nuovo numero. Una richiesta fatta come se
io lavorassi per la Spa di Poste Italiane e sapessi di cosa stavamo parlando.
Poco importa. Sabato scorso io e il mio amico siamo andati alle poste di
Sant’Angelo Lodigiano: folla, caldo, caos, quattro sportellisti per trenta
persone rinchiuse come in una scatola di sardine. Quando ho formulato la mia
richiesta apriti cielo! Nessuno sapeva di cosa si trattasse.
Non solo. Uno degli operatori – definito direttore da altri – dandomi del “tu”
come se fossi sua fratello, ha tentato di depistare il tutto fornendomi su un
foglio il classico 06… Tentativo andato a male, perché mi sono opposto
nonostante l’accrescere della presunzione e dell’arroganza dello sportellista.
Risultato? Ancora
nulla. Da Campobasso mi hanno chiamato dopo qualche minuto chiedendomi
se i colleghi avessero fatto la “securizzazione”. Gli operatori di Sant’Angelo
mi hanno detto di aver proceduto ma non risultava. Da allora più
notizie di Poste Italiane. Un bell’esempio di come in Italia la digitalizzazione sia
una farsa che punisce soprattutto i più poveri e gli anziani soli. Brutto
esempio di come chi fa quel lavoro non sia stato formato nemmeno al rispetto e
all’educazione. “Povera patria”, cantava Franco Battiato.
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