giovedì 6 luglio 2023

Poltronificio su tonnellate di rifiuti radioattivi e 4,3 miliardi ‘rubati’ sulla bolletta elettrica - Milena Gabanelli

    

Per fortuna Milena Gabanelli non ha perso in vizio della denuncia. «Un poltronificio seduto su tonnellate di rifiuti radioattivi e vecchi impianti da smantellare finora costato a tutti noi 4,3 miliardi di euro. Ma è tutto ancora ancora lì». Spara il Corriere della Sera e Remocontro nano applaude, in memoria dei suoi 20 pezzi di denuncia dello stesso malaffare che non ha incontrato neppure un politico o un magistrato disposti ad occuparsene. Quindi spazio alla ex collega Rai alla caccia delle responsabilità perdute.  

 

Poltronificio su tonnellate di rifiuti radioattivi

Un poltronificio seduto su tonnellate di rifiuti radioattivi e vecchi impianti da smantellare finora costato a tutti noi 4,3 miliardi di euro. Ma è tutto ancora ancora lì. Sintesi di storia nota: nel 1987 con un referendum gli italiani decidono per la chiusura delle centrali nucleari. Nel 1999 nasce la Sogin, società pubblica incaricata di smantellarle, mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi e trovare un sito nazionale dove stoccare tutto. Fine lavori prevista per il 2019, costo 3,7 miliardi finanziati con la bolletta elettrica. «Siamo arrivati al 2023 e la messa in sicurezza dei rifiuti liquidi radioattivi più pericolosi prodotti nell’impianto Eurex di Saluggia a partire dal 1977, quelli di Trisaia e le resine di Trino non è nemmeno iniziata. Non ancora partito lo smantellamento delle strutture radioattive dei reattori, cioè il vero e proprio ‘decommissioning’ nucleare».

Costo del ritardo: 120 milioni l’anno

La promessa della società è di completare tutto entro il 2036, solo 15 anni di ritardo e i miliardi saliti ad otto, e chi ci crede è perduto. Seriosa Gabanelli«Per come sono andate le cose fin qui, la fine dei lavori e il costo totale non sono realisticamente stimabili». L’unico dato misurabile sono i costi fissi di Sogin: 120 milioni l’anno. Riguardano la gestione degli impianti, in attesa che vengano chissà quando smantellati, e degli stipendi del personale (passati da 600 a 1.050 unità, e ora a circa 900) che la collettività paga per ogni anno di ritardo.

Governi orbi e sordi e vertici irresponsabili

Chi vigila (dovrebbe): 1) il ministero delle Finanze è l’azionista ma si preoccupa (solo) delle nomine; 2) il controllore e passato negli anni dal ministero dell’Industria a quello dello Sviluppo economico e, infine, cambia nome e nulla fare, Transizione energetica che ora ministero dell’Ambiente e Sicurezza energetica; 3) l’Autorità per l’Energia (Arera) finanzia Sogin sulla base del piano di attività che la stessa Sogin presenta.  Riscontri di realizzazione? Ogni tre anni il governo nomina un nuovo Cda e nessun governo ha mai riconfermato quello in carica. Tutti pessimi? Forse sì (dati i risultati), e sempre lottizzazione.

Stile parati il didietro e campa

Analizzando le delibere di Arera si scopre che la regola è sempre la stessa: ogni Cda propone piani a ‘vita intera’, le attività necessarie per arrivare a fine lavori, ma con obiettivi facili per i tre anni di mandato e rinviando a chi viene dopo i volumi di lavoro più complessi. E così, di rinvio in rinvio, si arriva al disastro di oggi. Con Arera che non applica le penalità previste dalle regole in caso di ritardi.

Attività facili e premi di risultato

  • Il procedere delle attività, un esempio. «3 settembre 2009 contratto di acquisto per fornitura di ‘Materiali relativi ad un Impianto di Trattamento Resine’, per un importo iniziale pari a 10.550.000 euro». Questi materiali sono ancora nelle casse sigillate in cui sono stati ricevuti, stivate presso la centrale di Trino e nessuno le ha mai aperte (foto sul Corriere). E ora andranno pure smaltiti.
  • Nel 2017 nuovo contratto di appalto, «Realizzazione di un Impianto di condizionamento di rifiuti radioattivi», sempre per il trattamento delle resine, per 9.501.000 euro. Impianto non consegnato perché a Trino non sanno dove metterlo.
  • Nel 2021 contratto «Demolizione parziale edificio turbina Trino» per 2.948.508 euro. Il progetto prevede l’abbassamento di circa 10 metri dell’edificio Turbina, alto 50 metri.
  • Si tratta di una struttura non contaminata e svuotata di tutti gli impianti che può essere utilizzata come deposito per l’immagazzinamento dei fusti che contengono il materiale a bassa intensità della fase di smantellamento della centrale.

Lavori mai partiti, tra fuffa e truffa

Le operazioni di demolizione e costruzione dei depositi esistenti si stanno replicando su tutti i siti Sogin, a volte con la scusa che non rispondono più alle normative in vigore. «Progettazione esecutiva e realizzazione dei lavori di demolizione e ricostruzione del deposito D2 preso la centrale di Trino Vercellese» per 4.904.336 euro. Ma il Deposito D2 di Trino è di recente costruzione e perfettamente a norma. Sempre a Trino esiste anche il Deposito D1, struttura vetusta, dove i fusti immagazzinati emettono dosi di radioattività importanti. Ma questa operazione richiederebbe un’azione di bonifica, non possibile in tempi stretti. Quindi? O incapaci o banditi.

Detto più elegantemente, alla Gabanelli: incapacità di organizzare bandi di gara adeguati, o peggio, «fare budget» cioè fare attività facili, pagandole senza risparmio, per garantire ricchi Mbo (premi di risultato) ai numerosi dirigenti.

Irresponsabilità criminali: il caso Saluggia

A Saluggia sono stoccati 270 metri cubi di rifiuti liquidi, acidi e radioattivi a media ed elevata attività dalla fine degli anni ‘70. Su questa questione Carlo Rubbia, da commissario Enea, nel 2001 scrisse una lettera ai ministri dell’Industria, dell’Interno e dell’Ambiente: «L’impianto è a 60 metri dalla Dora Baltea, una fuoruscita di quei liquidi comporta l’evacuazione delle sponde del Po fino all’Adriatico e i terreni non coltivabili per decenni».

Appalto su appalto

Per cementare quei liquidi nel 2012 viene assegnato a Saipem per 97 milioni l’appalto «Cemex». Si apre un contenzioso: serve un carroponte di grado nucleare che Saipem propone di acquistare da uno dei pochi fornitori al mondo, mentre Sogin pretende che Saipem lo costruisca «in proprio». Nel 2017 Emanuele Fontani, all’epoca responsabile della disattivazione dell’impianto di Saluggia, convince l’ad Desiata a risolvere il contratto.

Dal consorzio alla consorteria

Nel 2020 Fontani diventa lui amministratore delegato e affida per 107 milioni il «Cemex» a un consorzio di aziende campane (Teorema) esperte in manutenzione e pulizie, e relazione tecnica in larga parte copiata da quella di Saipem. Dopo un anno da Saluggia arrivano ignorate segnalazioni di enormi ritardi. Il ministro Cingolani a inizio 2022 invia un’ispezione dei carabinieri che certificano: lavori avanzati per meno del 2%. Eppure per l’ad Fontani andava tutto bene. Andava tutto bene anche per il responsabile dell’ufficio acquisti e appalti Luigi Cerciello Renna.

Personaggi

Chi è Luigi Cerciello? Si congeda dalla Guardia di finanza nel 2020 col grado di maresciallo per entrare in Sogin, assunto da Fontani e subito promosso dirigente. Dal 19 luglio 2022 è anche responsabile dell’ufficio legale. Nel curriculum vanta un dottorato in Scienze agrarie, incarichi in Anac (mai stato dipendente Anac, ma distaccato dalla Gdf alla segreteria di un consigliere). Dal 2021 è fra i trainer del Master «Manager ambientale per la gestione del ‘decommissioning’» all’Università del Piemonte Orientale.

Draghi e il commissariamento

A luglio 2022 il governo Draghi commissaria la Sogin. Incarico affidato a Fiamma Spena, ex prefetto in pensione, vicecommissari il dirigente del Mef Giuseppe Margiotta e Angela Bracco, professore ordinario di Fisica. Lo scopo è risanare la società. Fra un paio di settimane scade il mandato: qual è il bilancio? Le informazioni ufficiali sono poche ma interessanti. Persino a stupire.

Commissaria da commissariare

  • Primo atto della commissaria Spena è di riconfermare tutti i dirigenti da Ivo Velletrani, responsabile relazioni esterne incluse quelle con Arera, a Luigi Cerciello e persino l’amministratore delegato commissariato Fontani.
  • Secondo atto: risoluzione dell’appalto «Cemex» e nuova gara, con lo stesso progetto esecutivo di prima, ma con un importo notevolmente superiore, 151 milioni. Assegnato  l’appalto per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi all’impianto di Trisaia ad Ansaldo Nucleare.
  • Terzo atto: il mese scorso la commissaria Spena riconosce a tutti i dirigenti importi tra i 30 e i 40 mila euro che si aggiungono ai lauti stipendi e al trattamento accessorio, come premio di risultato per il 2022 anno in cui la Sogin è andata così male da essere commissariata.

E adesso?

Ora la palla passa al ministro vigilante: Gilberto Pichetto Fratin. Per prima l’emergenza Saluggia, dove è stoccata il 75% di tutta la radioattività nazionale e su cui pende una prescrizione per la messa in sicurezza dei rifiuti che scade a fine 2023:

la legge prevede che per il mancato rispetto di una prescrizione i responsabili siano puniti con la reclusione, (i tecnici e non i ministri inadempienti). Sarà inevitabile quindi un decreto di proroga, ad allontanare doveri, rischi e galera. La seconda è quella di nominare un nuovo vertice, e via così.

da qui

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