Smontare la Sardegna, indebolirla per renderla sempre più colonia, portando attacchi ai patrimoni naturalistici e ambientali per utilizzarli a fini puramente speculativi tramite false società e multinazionali nei settori produttivi, industriali, ed energetici, che creano soluzioni non occupativi e de culturali, è l’obiettivo.
Creato da una regia sottile che proviene da lontano e
che si fa forte della non reazione dei cittadini che si affidano a
un’inefficace azione di una classe politica che dimostrata sempre più la sua
debolezza e il suo fallimento. Il partito sardo si è venduto a una destra
estranea, la sinistra è spezzettata e inconsistente, gli idealismi non esistono
più come la politica sarda. Rimangono le resistenze dei sindaci e dei
lavoratori direttamente coinvolti in termini di prospettiva di lavoro.
Nessuno immagina un piano b, nessuno sembra in grado
di sognare un futuro possibile per la Sardegna, ci si attorciglia ancor più su
un passato d’ideologie che non esistono più se si guarda solo a un passato che
non tornerà più, fatto d’ideali superati e di nostalgie autoreferenziali.
Il metodo di governo regionale totalmente superato non è previsto nei
disegni presenti e futuri di chi governa veramente il mondo di oggi e
soprattutto del domani, compresi le regioni e le risorse da sfruttare.
Tutto ciò che ieri sembrava possibile oggi ha un
valore diverso. Non saranno le tinteggiature di facciata politica a ridare
valore a quegli ideali che i padri delle democrazie avevano tentato di
proiettare nel futuro. La vera democrazia è agonizzante ed è sostituita dalla
legge del più forte in termini patrimoniali e finanziari cancellando i vecchi
colori della politica democratica. È il vero senso di umanità che è stato
soffocato.
Cosa siamo diventati nelle nostre regioni e nel nostro
mondo? Le premesse per una nuova classe dirigente non ci sono perché neanche
nelle università la formazione politica non è più insegnata ed i giovani ed i
loro sperati figli non sono in grado di sognare un futuro nel quale agire da
protagonisti. Eppure, sono loro che subiranno le conseguenze di questo disastro
basato sulle menzogne e sulla disonestà diffusa e ne pagheranno i costi.
Eppure, i giovani sono la nostra speranza. Come
immaginare, progettare e dar gambe a un possibile piano b, capace di
rivitalizzare il nostro patrimonio del geo parco sardo ed evitare la gabbia e
le servitù delle multinazionali energetiche senza una capacità politica in
grado di evitare questo avviato scempio?
La scommessa nuorese e di tutta la Sardegna
sull’Einstein Telescope, fondamentale evoluzione dell’ex geo parco di Sos
Enattos e di Cuzurra, nonostante il totale sostegno politico e scientifico per
la sua fattibilità nel sito sardo, si scontra con gli interessi regionali al
confine tra l’Olanda, il Belgio e la Germania e il sistema multinazionale dei
quali fanno parte per motivi strategici e fiscali, società energetiche che in
parte ancora sono di proprietà dello stato italiano, come può essere vinta?
La guerra energetica alle pale eoliche off-shore e
terrestri che non risparmiano neanche i tratti di mare di fronte alla Costa
Smeralda e la sacralità storica di Su Nuraxi sulle colline della Marmilla, e
con queste il geo parco del Sulcis, e con distese di pannelli solari sul mare
davanti alla diga foranea industriale di Porto Torres davanti alla preziosa
isola dell’Asinara, come può essere vinta? Il valore umano dei sardi e del loro
patrimonio è stravolto con il vecchio e nuovo stratagemma delle false verità e
del ricatto occupazionale che sta favorendo l’ennesima emigrazione di massa e
lo spopolamento dei territori per facilitare l’ennesima violenza umana e
ambientale, che comprende anche il cagliaritano nonostante le statistiche di
sviluppo lo pongano al trentesimo posto in Italia mentre le altre province sono
collocate agli ultimi posti?
Il patrimonio della Sardegna siamo noi con le nostre
diversità complementari e storiche, e l’ambiente è il nostro equilibrio perché
ancora risorsa non valorizzata e la nostra cultura ne è il motore, se fossimo
capaci di renderlo tale. Ogni angolo della nostra isola è da valorizzare e ogni
attività economica nei diversi settori, basti che si rispetti quell’equilibrio.
Anche la politica governativa sarda ha detto si alla autonomia differenziata
nella conferenza delle regioni e fa parte delle 16 che la hanno approvata. La
coerenza e tenacia del ministro Calderoli che da anno perseguiva questo
obiettivo, spacciandolo per una scelta federalista, lo hanno premiato ma la
Sardegna ci ha perso due volte nella frantumazione di una unità che mai è stata
unita sui veri diritti dei cittadini e sulla riconferma di un’isola colonia,
preferita dagli interessi famelici mondiali per la facilità speculativa e
l’accondiscendenza tacita della sua popolazione.
A nulla a questo punto serviranno le opposizioni di
una regione tardiva alle autorizzazioni che gli ultimi governi hanno approvato
ed il governo attuale sta rendendo esecutive. Pochi oppositori a queste
strategie non riusciranno mai a frenare questo veloce percorso distruttivo se
non con un ultimo e vitale tentativo, superando gli individualismi e i
particolarismi finalizzati al nulla. Bisogna incontrarci in tutti i territori
per ragionare su un possibile piano b di un futuro umano e patrimoniale della
Sardegna.
Ci vuole un importante atto di coraggio e di umiltà
politica che solo i giovani possono avere e una lungimiranza illuminata che
solo le donne sarde hanno per programmare un nuovo progetto possibile per la
Sardegna. Persone oneste e fedeli al principio di una diversità nell’unità di
una terra paradiso promotrice di un modello che la trasformi in un’isola della
pace, quella vera. Manca un anno alle prossime elezioni regionali e c’è ancora
il tempo per avviare l’ultima stagione di un risveglio dei sardi e non
diventare il popolo perduto di una terra non più paradiso. Non dobbiamo far
erodere la nostra libertà e dissolvere il nostro futuro come i 160 kilometri di
coste occidentali erose in quest’ultimo anno dal mare, facendo finta di niente.
Possiamo avviarci su un cammino verso la verità e un
futuro diverso tracciando un solco nuovo sulla nostra terra per vivere un XXI
secolo che valorizzi i nostri interessi e confermi la nostra felicità storica.
E se il mare non ci inghiotte, domani noi saremo ancora qua, cantava Piero
trent’anni fa, profeta inascoltato.
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