Tutto quello che non avreste voluto sapere e nemmeno chiedere sulla povertà in Italia
A cura dell’Associazione Marco Mascagna Onlus – Giardini di Marco
Cosa sappiamo dei poveri? Quanti sono? Perché lo sono? Che vita fanno?
La maggioranza delle persone ha idee molto vaghe. Altre hanno idee ben precise, ma spesso del tutto errate.
Quanti sanno, per esempio, che in Italia vi sono 1,4 milioni di bambini e ragazzi in povertà assoluta (cioè che vivono in famiglie che hanno un reddito che non riesce a soddisfare i bisogni essenziali)?
I poveri assoluti sono 5,6 milioni in Italia, le persone senza dimora oltre 55.000 (circa 100.000 secondo alcuni studiosi) [1].
Spesso si pensa che un povero è un disoccupato o uno che vive di lavoretti, invece 4 poveri assoluti su 10 hanno un lavoro stabile e regolare (nel 60% dei casi come dipendente), ma quasi sempre di bassa qualifica e, quindi, con uno stipendio che spesso non raggiunge i 1000 euro netti o che li supera di poco. Se si ha famiglia o un qualsiasi problema familiare (per esempio un genitore disabile o malato o più povero del figlio) non si può non fare la fame [1]. Una parte dei poveri che risulta disoccupata ha un lavoro a nero (in piccole industrie, esercizi commerciali, botteghe artigiane, aziende agricole ecc.) e un’altra parte svolge dei lavoretti con regolari contratti o, più spesso, a nero (consegna pacchi, distribuzione di volantini, lavoro in ristoranti il sabato e la domenica, vendita ambulante, pulizie ecc.), ma, se sono magri i salari dei lavori di basso livello con regolare contratto, quelli a nero lo sono ancora di più e con i lavoretti non si può mantenere una famiglia e nemmeno se stessi.
Altri poveri vivono di elemosina, altri si vergognano di chiederla, altri ancora riescono a vivere solo grazie a qualche organizzazione umanitaria o all’assistenza dello Stato. Ci sono poveri che hanno una casa (spesso in affitto, perché comprarla non è mai stato nelle possibilità proprie, dei propri genitori e avi), quelli che usufruiscono di quella di un parente (spesso un genitore) e quelli che non hanno casa e dormono per strada, in qualche edificio diroccato o in un dormitorio.
La povertà è molto più frequente al Sud Italia che al Nord o al Centro (l’incidenza è 12% al Sud, 6,7% al Nord e 4,2% al Centro), colpisce in uguale misura uomini e donne, più i giovani che gli anziani (il 5% degli ultra 65enni, il 14% degli under 17enni e l’11% dei giovani tra 17 e 34 anni) [1].
Il 43% dei poveri assoluti non ha alcun titolo di studio o al massimo la licenza elementare, il 42% ha conseguito la sola licenza media inferiore [1].
La Caritas ha compiuto un’interessante ricerca sulle persone di nazionalità italiana tra i 36 e i 56 anni, che non sono senza fissa dimora e che hanno usufruito della loro assistenza (distribuzione di pasti, di abiti ecc.) [2]. Si tratta quindi di poveri assoluti, italiani, non in situazione di povertà estrema (come i senza tetto). Il 61% di loro ha (o aveva) un padre con al massimo la licenza elementare (il 7% del tutto analfabeta) e il 24% con la licenza media inferiore. Il 62% ha (o aveva) una madre con al massimo la licenza elementare (il 9% del tutto analfabeta) e il 26% con la licenza media inferiore.
L’80% di questi poveri ha (o aveva) un padre con un’occupazione non qualificata, il 60% viene da una famiglia povera e oltre la metà di questi da una famiglia gravemente povera (che campava grazie a sussidi, elemosine o donazioni) [2].
Appare evidente quindi che è difficilissimo che se si nasce in una famiglia ricca o con genitori di alta istruzione si diventi povero, mentre se si nasce in una famiglia povera o con genitori di bassa istruzione è molto probabile che si rimanga povero ed è difficilissimo diventare ricco. Ma mentre il figlio di un ricco o di un benestante, anche se non prende un diploma superiore o non si laurea, ha molte probabilità di continuare ad essere ricco e benestante nell’altra parte della scala sociale ogni svantaggio diventa causa di ulteriori svantaggi. Infatti, se si ha solo la licenza elementare o media inferiore, si finirà per avere un lavoro non qualificato e quindi si avrà una magro stipendio. Non solo, se si ha una bassa istruzione o si fa un lavoro non qualificato o si ha uno scarso reddito si finisce anche per avere una salute cagionevole e per avere qualche disabilità già in giovane età (l’1% più povero in media ha già una disabilità a 53 anni; l’1% più ricco ne è libero fino a 70 anni [3, 4]). Se la salute è cagionevole si ha più difficoltà a trovare e mantenere un lavoro e si hanno più spese. Se si è di bassa istruzione più facilmente si infrangono regole e si delinque (il 5% dei detenuti è analfabeta, il 18% ha solo la licenza elementare e il 58% ha solo la licenza media inferiore e ciò malgrado la popolazione carceraria sia in maggioranza giovane: il 60% dei detenuti ha tra i 18 e i 50 anni [5]). Se si è avuto a che fare con la giustizia trovare lavoro diventa difficilissimo. Se si sono vissute queste esperienze negative si finisce per avere anche un “brutto carattere”: rapporti burrascosi o freddi con il partner, con parenti, colleghi, datori di lavoro, vicini ecc. E anche ciò è un importante fattore di rischio per la povertà [2].
Varie ricerche hanno evidenziato che si va sempre più diffondendo l’aporofobia, cioè la paura, il fastidio e l’odio nei confronti dei poveri [6]. Non li si sopporta e non li si vorrebbe vedere, ci si convince che se sono poveri è per colpa loro e che bisogna non essere solidali e caritatevoli, ma severi e senza pietà. Ed ecco i provvedimenti che puniscono chi chiede l’elemosina, chi dorme per strada, chi rovista nei rifiuti, ecco le richieste di maggiore severità per i minori che delinquono, ecco l’indignarsi perché si stanziano soldi per assicurare un minimo di reddito a chi è in povertà assoluta mentre si sta zitti, o addirittura si plaude, se si stanzia tanto di più per rifare gratis la casa, anche di villeggiatura, a chi ha la fortuna di averla o si regalano 6.000 euro a chi compra un’auto elettrica.
Come autorevoli economisti hanno dimostrato la povertà deve essere prevenuta e combattuta con una politica fiscale maggiormente progressiva (maggiori tasse a chi è ricco e benestante per avere i fondi necessari per aiutare chi è in difficoltà e per creare posti di lavoro); con un forte impegno nell’istruzione, in particolare nella fascia d’età 1-6 anni (nidi e scuole dell’infanzia dovrebbero essere soprattutto per i figli dei poveri, il contrario di quello che avviene oggi); con un aumento dei salari e degli stipendi minimi e una maggiore tutela dei diritti del lavoratore; con un forte investimento nei servizi sociali di sostegno alle famiglie povere con bambini; con un sistema sanitario pubblico universalistico efficace ed efficiente e attento a contrastare le disuguaglianze (purtroppo spesso oggi le perpetua e le accentua); con un sostegno al reddito che permetta a chi ha avuto una sorte iniqua (e soprattutto ai suoi figli) di avere gli stessi diritti effettivi di chi è stato più fortunato [6].
Spesso si condanna l’assistenzialismo come se fosse un incentivo alla povertà (affermazione mai dimostrata e invece confutata dai fatti come hanno dimostrato varie ricerche [8]). Quello che spesso viene bollato come assistenzialismo è nient’altro che rispetto dei Diritti dell’Uomo (art. 25: “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia”) e della nostra Costituzione (art. 3: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”).
Come ricorda la Caritas a conclusione del rapporto questi provvedimenti avrebbero due ulteriori importantissimi effetti positivi: rafforzare la coesione sociale e favorire la crescita economica.
Note: 1) Istat 2022; 2) Caritas Italiana: L’anello debole: rapporto 2022 su povertà ed l’esclusione sociale in Italia; 3) OMS Ufficio Regionale per l’Europa: Una vita sana e prospera per tutti in Italia. Rapporto sullo stato dell’equità in salute in Italia. 2022; 4) The Equality Trust: Equal opportunities for health; 5) Ministero della Giustizia 2022; 6) CENSIS; 56° rapporto sulla situazione sociale italiana, 2022; Cortina A: Aporofobia, 2017; 7) Per esempio i premi nobel per l’economia Amartya Sen, James J. Heckman, Abhijit Banerjee, Esther Duflo, Michael Kremer; 8) Goldsmith S.: The Alaska Permanent Fund Dividend: a case study in implementazion of a basic income guarantee, 2010; Franzini M, Granaglia E, Raitano M: Le critiche al reddito di cittadinanza: proviamo a fare chiarezza; Menabò di Etica e Economia, 2020.
Come diventare poveri
negli Usa per tre generazioni. La trappola del ciclo della povertà
Il ciclo della povertà è un termine usato
per descrivere il fenomeno in cui le famiglie povere rimangono impoverite per
almeno tre generazioni. In generale, se i tuoi nonni erano poveri e i tuoi
genitori erano poveri, ci sono buone probabilità che anche tu sarai povero.
È un ciclo che può essere
interrotto, ma può essere difficile farlo. Ad esempio, i genitori facoltosi
possono decidere di pagare per l’istruzione universitaria dei propri figli e,
se i loro figli sono adulti e incontrano problemi finanziari, molto
probabilmente possono aiutarli con un prestito senza interessi.
Se i tuoi genitori sono poveri,
probabilmente non possono aiutarti tanto. Se le cose vanno davvero male, ti
potrebbe essere chiesto di non proseguire la tua istruzione al college o in una
scuola professionale e di accettare un lavoro dopo il liceo e iniziare a
indirizzare parte del tuo reddito alla famiglia.
E se vivi in una comunità a basso
reddito, questo è il momento in cui le probabilità diventano davvero contro di
te, secondo Jason Douglas, assistente professore di sanità pubblica alla
Chapman University di Orange, in California.
Douglas dice che quando sei in
una comunità a basso reddito, probabilmente hai più forze che ti impediscono di
andare avanti.
“Ad esempio, gli affitti alle
stelle spesso costringono i residenti svantaggiati in condizioni abitative
sovraffollate, che aumentano l’esposizione alle malattie infettive”, afferma.
“L’impossibilità di accedere a
parchi pubblici e luoghi sicuri in cui i bambini possono giocare, nelle
comunità svantaggiate è un fattore di rischio riconosciuto per l’obesità
infantile. L’esposizione agli inquinanti atmosferici nelle comunità
svantaggiate aggrava l’asma e le eccessive disparità di salute legate al caldo.
E se l’asma o qualche altro problema
di salute che hai contratto nella tua comunità ti fa perdere tempo a scuola e
al lavoro e spendere un sacco di soldi in spese mediche , “il ciclo di povertà
perpetua continua”, dice Douglas.
Come si spezza quel ciclo di
povertà? Molte persone non lo fanno. Ecco perché alcuni accademici e
professionisti che studiano la povertà sollecitano l’intervento del governo.
Lori Brown, professoressa di
sociologia e criminologia al Meredith College di Raleigh, nella Carolina del
Nord, afferma che vorrebbe che il governo trovasse un modo per aiutare i poveri
a guadagnare o conservare più soldi. Indica la bassa retribuzione come la più
grande trappola della povertà.
“Tutti dovrebbero guadagnare un
salario dignitoso, con tutti i benefici in modo da non essere sommersi dalle
spese mediche. Il salario minimo deve aumentare».
Gran parte del problema, dice
Brown, è “strutturale”. Dice che “la povertà è una scelta che abbiamo fatto
come Paese”.
Che tu sia d’accordo o meno, ci
sono numeri ufficiali che indicano se una famiglia è considerata povera. Il
governo ha considerato una famiglia che guadagna un massimo di 14.580 dollari
come in povertà.
Il salario minimo federale è di
7,25 dollari l’ora, ma molti stati hanno fissato salari minimi più elevati. Se
guadagni 7,25 dollari l’ora, lavori 40 ore a settimana e lavori 52 settimane
all’anno, guadagneresti 15.080 dollari. Saresti appena sopra la soglia della
povertà, ma non di molto.
Se hai due persone nella tua
famiglia e guadagni 19.720 dollari o meno all’anno, verrai considerato povero.
Per tre persone in famiglia, dovresti guadagnare 24.860 dollari o meno all’anno
per essere definito in povertà. Per una famiglia di quattro persone, i numeri
implicano un reddito annuo di 30 mila dollari o meno.
E anche se guadagni più del
salario minimo, i timori di una recessione, oltre all’inflazione alle stelle
del prezzo dei bisogni di base come il cibo e l’affitto, creano una prospettiva
finanziariamente scomoda per molte persone.
Esistono numerose trappole che
possono tenere le persone in un ciclo continuo di povertà, impantanate nei
debiti o addirittura in uno stato finanziario tutt’altro che ideale, a
cominciare dai prestiti ad alto interesse.
Lenette Azzi-Lessing,
professoressa presso la Boston University School of Social Work, afferma che
molti che hanno preso un prestito finiscono per pentirsi di essersi rivolti
società che si rivalgono prendendo anticipi sullo stipendio perchè “applicano
tassi di interesse ridicolmente alti” e afferma che alcuni debiti contratti con
la con carta di credito possono influire in maniera altrettanto grave .
“In molte situazioni, gli
interessi che maturano costantemente e le commissioni per i ritardi finiscono
per costare ai mutuatari molto più del prestito originale”, afferma
Azzi-Lessing. Un altro esempio di sfruttamento delle persone in condizioni di
povertà sono alcune delle società di affitto a riscatto che addebitano canoni
mensili per l’affitto di mobili e televisori che, se pagati nel tempo, costano
all’affittuario più di quanto questi articoli costerebbero agli affittuari se
avessero potuto acquistarli a titolo definitivo.
Azzi-Lessing afferma di
consigliare di lavorare con un servizio di consulenza ai consumatori senza
scopo di lucro per creare una strategia per ripagare i prestiti in sospeso.
Se non hai molti debiti che ti
appesantiscono ma hai un punteggio di credito scarso , lavorare per migliorarlo
pagando le bollette in tempo dovrebbe alla fine aumentare le probabilità che tu
abbia diritto a prestiti a basso interesse, permettendoti così di acquistare un
auto o una casa a un prezzo più conveniente. Dovrai anche provare a mettere dei
soldi in un conto di risparmio e creare un fondo di emergenza, quindi non fare
affidamento su prestiti ad alto interesse. Ma ovviamente, tutto questo è più
facile a dirsi che a farsi quando sei sepolto dai debiti o bloccato in un ciclo
di povertà.
Un altro peso enorme che spinge a
restare in povertà è il peso dei debiti studenteschi. Sempre Azzi-Lessing
spiega come una formula che sembra salvare il tuo futuro finanziario può in
realtà anche rovinarlo.
“Sebbene ai giovani venga
costantemente detto che ottenere un’istruzione è essenziale per il benessere
economico, andare al college finisce per intrappolare troppi di loro nella
povertà o quasi a causa dei prestiti agli studenti”, afferma .
“Ciò è particolarmente vero per i
giovani adulti provenienti da famiglie in difficoltà, che potrebbero non
comprendere le conseguenze dell’accumulare decine di migliaia di dollari di
debiti. Questo debito e il suo interesse in costante crescita possono
schiacciare le loro prospettive future, soprattutto se abbandonano il college o
si laureano con una specializzazione a basso reddito.
Sfortunatamente, non c’è molto
che puoi fare una volta che sei impantanato nel debito studentesco se non assicurarti
di rimanere al di sopra di esso, dal momento che i pagamenti mancanti e il
pagamento in ritardo danneggeranno solo il tuo credito e la capacità di
ottenere prestiti a basso interesse .
Jennifer Greenfield è professore
associato presso la Graduate School of Social Work dell’Università di Denver ed
è specializzata in politiche sociali e disparità di salute e ricchezza. Dice
che il “cliff effect”, letteralmente “effetto scogliera”, ovvero quando un
aumento di stipendio con il superamento anche per pochi dollari di una soglia
di reddito provoca una perdita sproporzionata di assistenza governativa, spesso
rende le persone più povere che mai.
“Le attuali politiche della rete
di sicurezza sono spesso strutturate con forti ‘precipizi’, che sono limiti di
reddito oltre i quali la persona ammissibile perde l’accesso al beneficio”,
afferma Greenfield, citando esempi tra cui Medicaid, supporti abitativi come la
Sezione 8, Assistenza temporanea alle famiglie bisognose e sussidi per
l’assistenza all’infanzia in molti stati.
“Questi effetti spesso creano
incentivi perversi a ridurre l’orario di lavoro o a rimanere in posizioni poco
remunerative, poiché un piccolo aumento del reddito può causare la perdita di
benefici che lasciano il lavoratore meno benestante finanziariamente o
impossibilitato a lavorare a causa della mancanza di assistenza all’infanzia ,
copertura dei farmaci o altri supporti vitali “, afferma Greenfield.
Dice che questi effetti possono
persino colpire le famiglie con un reddito elevato, come il Child Tax Credit ,
“che prevede un’eliminazione graduale di 50 dollari per ogni 1.000 dollari di
reddito guadagnato oltre i 200 mila dollari per i single e 400 mila per le
coppie sposate”.
Ma il “cliff effect” è davvero
difficile per i poveri, dice Greenfield. Spiega che a Denver il salario minimo
è appena stato portato a 17,29 dollari. Questa dovrebbe essere una buona
notizia, ma l’aumento del salario minimo ha ora fatto sì che molte famiglie
stiano guadagnando troppo per beneficiare di programmi come lo Special Supplemental
Nutrition Program for Women, Infants and Children, noto anche come benefici
WIC.
Greenfield afferma che molti
lavoratori stanno riducendo le loro ore perché non possono permettersi di
perdere quegli importanti benefici WIC.
L’unico modo per evitare di
precipitare in povertà a causa di disattenzioni sui comportamenti sopra
illustrati è di informarsi costantemente leggendo i giornali e pianificare
attentamente le decisioni finanziarie.
Non farlo è il modo in cui la
maggior parte delle persone finisce in guai economici seri, indipendentemente
dal fatto che siano poveri o ricchi. Educare te stesso sulle tue finanze è il
modo migliore per contrastare la trappola della povertà, secondo Azzi-Lessing.
“L’alfabetizzazione finanziaria
dovrebbe essere insegnata in tutte le scuole superiori per consentire ai
giovani di assumere il controllo del proprio benessere finanziario e
pianificare il futuro. La gestione delle proprie finanze è un’abilità
essenziale nella vita che viene trascurata dalla maggior parte del nostro
sistema di istruzione pubblica”, afferma Azzi-Lessing.
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