sabato 11 marzo 2023

poveri

 Tutto quello che non avreste voluto sapere e nemmeno chiedere sulla povertà in Italia  


A cura dell’Associazione Marco Mascagna Onlus – Giardini di Marco


Cosa sappiamo dei poveri? Quanti sono? Perché lo sono? Che vita fanno?

La maggioranza delle persone ha idee molto vaghe. Altre hanno idee ben precise, ma spesso del tutto errate.

Quanti sanno, per esempio, che in Italia vi sono 1,4 milioni di bambini e ragazzi in povertà assoluta (cioè che vivono in famiglie che hanno un reddito che non riesce a soddisfare i bisogni essenziali)?

I poveri assoluti sono 5,6 milioni in Italia, le persone senza dimora oltre 55.000 (circa 100.000 secondo alcuni studiosi) [1].

Spesso si pensa che un povero è un disoccupato o uno che vive di lavoretti, invece 4 poveri assoluti su 10 hanno un lavoro stabile e regolare (nel 60% dei casi come dipendente), ma quasi sempre di bassa qualifica e, quindi, con uno stipendio che spesso non raggiunge i 1000 euro netti o che li supera di poco. Se si ha famiglia o un qualsiasi problema familiare (per esempio un genitore disabile o malato o più povero del figlio) non si può non fare la fame [1]. Una parte dei poveri che risulta disoccupata ha un lavoro a nero (in piccole industrie, esercizi commerciali, botteghe artigiane, aziende agricole ecc.) e un’altra parte svolge dei lavoretti con regolari contratti o, più spesso, a nero (consegna pacchi, distribuzione di volantini, lavoro in ristoranti il sabato e la domenica, vendita ambulante, pulizie ecc.), ma, se sono magri i salari dei lavori di basso livello con regolare contratto, quelli a nero lo sono ancora di più e con i lavoretti non si può mantenere una famiglia e nemmeno se stessi.

Altri poveri vivono di elemosina, altri si vergognano di chiederla, altri ancora riescono a vivere solo grazie a qualche organizzazione umanitaria o all’assistenza dello Stato. Ci sono poveri che hanno una casa (spesso in affitto, perché comprarla non è mai stato nelle possibilità proprie, dei propri genitori e avi), quelli che usufruiscono di quella di un parente (spesso un genitore) e quelli che non hanno casa e dormono per strada, in qualche edificio diroccato o in un dormitorio.

La povertà è molto più frequente al Sud Italia che al Nord o al Centro (l’incidenza è 12% al Sud, 6,7% al Nord e 4,2% al Centro), colpisce in uguale misura uomini e donne, più i giovani che gli anziani (il 5% degli ultra 65enni, il 14% degli under 17enni e l’11% dei giovani tra 17 e 34 anni) [1].

Il 43% dei poveri assoluti non ha alcun titolo di studio o al massimo la licenza elementare, il 42% ha conseguito la sola licenza media inferiore [1].

La Caritas ha compiuto un’interessante ricerca sulle persone di nazionalità italiana tra i 36 e i 56 anni, che non sono senza fissa dimora e che hanno usufruito della loro assistenza (distribuzione di pasti, di abiti ecc.) [2]. Si tratta quindi di poveri assoluti, italiani, non in situazione di povertà estrema (come i senza tetto). Il 61% di loro ha (o aveva) un padre con al massimo la licenza elementare (il 7% del tutto analfabeta) e il 24% con la licenza media inferiore. Il 62% ha (o aveva) una madre con al massimo la licenza elementare (il 9% del tutto analfabeta) e il 26% con la licenza media inferiore.

L’80% di questi poveri ha (o aveva) un padre con un’occupazione non qualificata, il 60% viene da una famiglia povera e oltre la metà di questi da una famiglia gravemente povera (che campava grazie a sussidi, elemosine o donazioni) [2].

Appare evidente quindi che è difficilissimo che se si nasce in una famiglia ricca o con genitori di alta istruzione si diventi povero, mentre se si nasce in una famiglia povera o con genitori di bassa istruzione è molto probabile che si rimanga povero ed è difficilissimo diventare ricco. Ma mentre il figlio di un ricco o di un benestante, anche se non prende un diploma superiore o non si laurea, ha molte probabilità di continuare ad essere ricco e benestante nell’altra parte della scala sociale ogni svantaggio diventa causa di ulteriori svantaggi. Infatti, se si ha solo la licenza elementare o media inferiore, si finirà per avere un lavoro non qualificato e quindi si avrà una magro stipendio. Non solo, se si ha una bassa istruzione o si fa un lavoro non qualificato o si ha uno scarso reddito si finisce anche per avere una salute cagionevole e per avere qualche disabilità già in giovane età (l’1% più povero in media ha già una disabilità a 53 anni; l’1% più ricco ne è libero fino a 70 anni [3, 4]). Se la salute è cagionevole si ha più difficoltà a trovare e mantenere un lavoro e si hanno più spese. Se si è di bassa istruzione più facilmente si infrangono regole e si delinque (il 5% dei detenuti è analfabeta, il 18% ha solo la licenza elementare e il 58% ha solo la licenza media inferiore e ciò malgrado la popolazione carceraria sia in maggioranza giovane: il 60% dei detenuti ha tra i 18 e i 50 anni [5]). Se si è avuto a che fare con la giustizia trovare lavoro diventa difficilissimo. Se si sono vissute queste esperienze negative si finisce per avere anche un “brutto carattere”: rapporti burrascosi o freddi con il partner, con parenti, colleghi, datori di lavoro, vicini ecc. E anche ciò è un importante fattore di rischio per la povertà [2].

Varie ricerche hanno evidenziato che si va sempre più diffondendo l’aporofobia, cioè la paura, il fastidio e l’odio nei confronti dei poveri [6]. Non li si sopporta e non li si vorrebbe vedere, ci si convince che se sono poveri è per colpa loro e che bisogna non essere solidali e caritatevoli, ma severi e senza pietà. Ed ecco i provvedimenti che puniscono chi chiede l’elemosina, chi dorme per strada, chi rovista nei rifiuti, ecco le richieste di maggiore severità per i minori che delinquono, ecco l’indignarsi perché si stanziano soldi per assicurare un minimo di reddito a chi è in povertà assoluta mentre si sta zitti, o addirittura si plaude, se si stanzia tanto di più per rifare gratis la casa, anche di villeggiatura, a chi ha la fortuna di averla o si regalano 6.000 euro a chi compra un’auto elettrica.

Come autorevoli economisti hanno dimostrato la povertà deve essere prevenuta e combattuta con una politica fiscale maggiormente progressiva (maggiori tasse a chi è ricco e benestante per avere i fondi necessari per aiutare chi è in difficoltà e per creare posti di lavoro); con un forte impegno nell’istruzione, in particolare nella fascia d’età 1-6 anni (nidi e scuole dell’infanzia dovrebbero essere soprattutto per i figli dei poveri, il contrario di quello che avviene oggi); con un aumento dei salari e degli stipendi minimi e una maggiore tutela dei diritti del lavoratore; con un forte investimento nei servizi sociali di sostegno alle famiglie povere con bambini; con un sistema sanitario pubblico universalistico efficace ed efficiente e attento a contrastare le disuguaglianze (purtroppo spesso oggi le perpetua e le accentua); con un sostegno al reddito che permetta a chi ha avuto una sorte iniqua (e soprattutto ai suoi figli) di avere gli stessi diritti effettivi di chi è stato più fortunato [6].

Spesso si condanna l’assistenzialismo come se fosse un incentivo alla povertà (affermazione mai dimostrata e invece confutata dai fatti come hanno dimostrato varie ricerche [8]). Quello che spesso viene bollato come assistenzialismo è nient’altro che rispetto dei Diritti dell’Uomo (art. 25: “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia”) e della nostra Costituzione (art. 3: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”).

Come ricorda la Caritas a conclusione del rapporto questi provvedimenti avrebbero due ulteriori importantissimi effetti positivi: rafforzare la coesione sociale e favorire la crescita economica.

Note: 1) Istat 2022; 2) Caritas Italiana: L’anello debole: rapporto 2022 su povertà ed l’esclusione sociale in Italia; 3) OMS Ufficio Regionale per l’Europa: Una vita sana e prospera per tutti in Italia. Rapporto sullo stato dell’equità in salute in Italia. 2022; 4) The Equality Trust: Equal opportunities for health; 5) Ministero della Giustizia 2022; 6) CENSIS; 56° rapporto sulla situazione sociale italiana, 2022; Cortina A: Aporofobia, 2017; 7) Per esempio i premi nobel per l’economia Amartya Sen, James J. Heckman, Abhijit Banerjee, Esther Duflo, Michael Kremer; 8) Goldsmith S.: The Alaska Permanent Fund Dividend: a case study in implementazion of a basic income guarantee, 2010; Franzini M, Granaglia E, Raitano M: Le critiche al reddito di cittadinanza: proviamo a fare chiarezza; Menabò di Etica e Economia, 2020.

da qui


 

Come diventare poveri negli Usa per tre generazioni. La trappola del ciclo della povertà


Il ciclo della povertà è un termine usato per descrivere il fenomeno in cui le famiglie povere rimangono impoverite per almeno tre generazioni. In generale, se i tuoi nonni erano poveri e i tuoi genitori erano poveri, ci sono buone probabilità che anche tu sarai povero.

È un ciclo che può essere interrotto, ma può essere difficile farlo. Ad esempio, i genitori facoltosi possono decidere di pagare per l’istruzione universitaria dei propri figli e, se i loro figli sono adulti e incontrano problemi finanziari, molto probabilmente possono aiutarli con un prestito senza interessi.

Se i tuoi genitori sono poveri, probabilmente non possono aiutarti tanto. Se le cose vanno davvero male, ti potrebbe essere chiesto di non proseguire la tua istruzione al college o in una scuola professionale e di accettare un lavoro dopo il liceo e iniziare a indirizzare parte del tuo reddito alla famiglia.

E se vivi in una comunità a basso reddito, questo è il momento in cui le probabilità diventano davvero contro di te, secondo Jason Douglas, assistente professore di sanità pubblica alla Chapman University di Orange, in California.

Douglas dice che quando sei in una comunità a basso reddito, probabilmente hai più forze che ti impediscono di andare avanti.

“Ad esempio, gli affitti alle stelle spesso costringono i residenti svantaggiati in condizioni abitative sovraffollate, che aumentano l’esposizione alle malattie infettive”, afferma.

“L’impossibilità di accedere a parchi pubblici e luoghi sicuri in cui i bambini possono giocare, nelle comunità svantaggiate è un fattore di rischio riconosciuto per l’obesità infantile. L’esposizione agli inquinanti atmosferici nelle comunità svantaggiate aggrava l’asma e le eccessive disparità di salute legate al caldo.

E se l’asma o qualche altro problema di salute che hai contratto nella tua comunità ti fa perdere tempo a scuola e al lavoro e spendere un sacco di soldi in spese mediche , “il ciclo di povertà perpetua continua”, dice Douglas.

Come si spezza quel ciclo di povertà? Molte persone non lo fanno. Ecco perché alcuni accademici e professionisti che studiano la povertà sollecitano l’intervento del governo.

Lori Brown, professoressa di sociologia e criminologia al Meredith College di Raleigh, nella Carolina del Nord, afferma che vorrebbe che il governo trovasse un modo per aiutare i poveri a guadagnare o conservare più soldi. Indica la bassa retribuzione come la più grande trappola della povertà.

“Tutti dovrebbero guadagnare un salario dignitoso, con tutti i benefici in modo da non essere sommersi dalle spese mediche. Il salario minimo deve aumentare».

Gran parte del problema, dice Brown, è “strutturale”. Dice che “la povertà è una scelta che abbiamo fatto come Paese”.

Che tu sia d’accordo o meno, ci sono numeri ufficiali che indicano se una famiglia è considerata povera. Il governo ha considerato una famiglia che guadagna un massimo di 14.580 dollari come in povertà.

Il salario minimo federale è di 7,25 dollari l’ora, ma molti stati hanno fissato salari minimi più elevati. Se guadagni 7,25 dollari l’ora, lavori 40 ore a settimana e lavori 52 settimane all’anno, guadagneresti 15.080 dollari. Saresti appena sopra la soglia della povertà, ma non di molto.

Se hai due persone nella tua famiglia e guadagni 19.720 dollari o meno all’anno, verrai considerato povero. Per tre persone in famiglia, dovresti guadagnare 24.860 dollari o meno all’anno per essere definito in povertà. Per una famiglia di quattro persone, i numeri implicano un reddito annuo di 30 mila dollari o meno.

E anche se guadagni più del salario minimo, i timori di una recessione, oltre all’inflazione alle stelle del prezzo dei bisogni di base come il cibo e l’affitto, creano una prospettiva finanziariamente scomoda per molte persone.

Esistono numerose trappole che possono tenere le persone in un ciclo continuo di povertà, impantanate nei debiti o addirittura in uno stato finanziario tutt’altro che ideale, a cominciare dai prestiti ad alto interesse.

Lenette Azzi-Lessing, professoressa presso la Boston University School of Social Work, afferma che molti che hanno preso un prestito finiscono per pentirsi di essersi rivolti società che si rivalgono prendendo anticipi sullo stipendio perchè “applicano tassi di interesse ridicolmente alti” e afferma che alcuni debiti contratti con la con carta di credito possono influire in maniera altrettanto grave .

“In molte situazioni, gli interessi che maturano costantemente e le commissioni per i ritardi finiscono per costare ai mutuatari molto più del prestito originale”, afferma Azzi-Lessing. Un altro esempio di sfruttamento delle persone in condizioni di povertà sono alcune delle società di affitto a riscatto che addebitano canoni mensili per l’affitto di mobili e televisori che, se pagati nel tempo, costano all’affittuario più di quanto questi articoli costerebbero agli affittuari se avessero potuto acquistarli a titolo definitivo.

Azzi-Lessing afferma di consigliare di lavorare con un servizio di consulenza ai consumatori senza scopo di lucro per creare una strategia per ripagare i prestiti in sospeso.

Se non hai molti debiti che ti appesantiscono ma hai un punteggio di credito scarso , lavorare per migliorarlo pagando le bollette in tempo dovrebbe alla fine aumentare le probabilità che tu abbia diritto a prestiti a basso interesse, permettendoti così di acquistare un auto o una casa a un prezzo più conveniente. Dovrai anche provare a mettere dei soldi in un conto di risparmio e creare un fondo di emergenza, quindi non fare affidamento su prestiti ad alto interesse. Ma ovviamente, tutto questo è più facile a dirsi che a farsi quando sei sepolto dai debiti o bloccato in un ciclo di povertà.

Un altro peso enorme che spinge a restare in povertà è il peso dei debiti studenteschi. Sempre Azzi-Lessing spiega come una formula che sembra salvare il tuo futuro finanziario può in realtà anche rovinarlo.

“Sebbene ai giovani venga costantemente detto che ottenere un’istruzione è essenziale per il benessere economico, andare al college finisce per intrappolare troppi di loro nella povertà o quasi a causa dei prestiti agli studenti”, afferma .

“Ciò è particolarmente vero per i giovani adulti provenienti da famiglie in difficoltà, che potrebbero non comprendere le conseguenze dell’accumulare decine di migliaia di dollari di debiti. Questo debito e il suo interesse in costante crescita possono schiacciare le loro prospettive future, soprattutto se abbandonano il college o si laureano con una specializzazione a basso reddito.

Sfortunatamente, non c’è molto che puoi fare una volta che sei impantanato nel debito studentesco se non assicurarti di rimanere al di sopra di esso, dal momento che i pagamenti mancanti e il pagamento in ritardo danneggeranno solo il tuo credito e la capacità di ottenere prestiti a basso interesse .

Jennifer Greenfield è professore associato presso la Graduate School of Social Work dell’Università di Denver ed è specializzata in politiche sociali e disparità di salute e ricchezza. Dice che il “cliff effect”, letteralmente “effetto scogliera”, ovvero quando un aumento di stipendio con il superamento anche per pochi dollari di una soglia di reddito provoca una perdita sproporzionata di assistenza governativa, spesso rende le persone più povere che mai.

“Le attuali politiche della rete di sicurezza sono spesso strutturate con forti ‘precipizi’, che sono limiti di reddito oltre i quali la persona ammissibile perde l’accesso al beneficio”, afferma Greenfield, citando esempi tra cui Medicaid, supporti abitativi come la Sezione 8, Assistenza temporanea alle famiglie bisognose e sussidi per l’assistenza all’infanzia in molti stati.

“Questi effetti spesso creano incentivi perversi a ridurre l’orario di lavoro o a rimanere in posizioni poco remunerative, poiché un piccolo aumento del reddito può causare la perdita di benefici che lasciano il lavoratore meno benestante finanziariamente o impossibilitato a lavorare a causa della mancanza di assistenza all’infanzia , copertura dei farmaci o altri supporti vitali “, afferma Greenfield.

Dice che questi effetti possono persino colpire le famiglie con un reddito elevato, come il Child Tax Credit , “che prevede un’eliminazione graduale di 50 dollari per ogni 1.000 dollari di reddito guadagnato oltre i 200 mila dollari per i single e 400 mila per le coppie sposate”.

Ma il “cliff effect” è davvero difficile per i poveri, dice Greenfield. Spiega che a Denver il salario minimo è appena stato portato a 17,29 dollari. Questa dovrebbe essere una buona notizia, ma l’aumento del salario minimo ha ora fatto sì che molte famiglie stiano guadagnando troppo per beneficiare di programmi come lo Special Supplemental Nutrition Program for Women, Infants and Children, noto anche come benefici WIC.

Greenfield afferma che molti lavoratori stanno riducendo le loro ore perché non possono permettersi di perdere quegli importanti benefici WIC.

L’unico modo per evitare di precipitare in povertà a causa di disattenzioni sui comportamenti sopra illustrati è di informarsi costantemente leggendo i giornali e pianificare attentamente le decisioni finanziarie.

Non farlo è il modo in cui la maggior parte delle persone finisce in guai economici seri, indipendentemente dal fatto che siano poveri o ricchi. Educare te stesso sulle tue finanze è il modo migliore per contrastare la trappola della povertà, secondo Azzi-Lessing.

“L’alfabetizzazione finanziaria dovrebbe essere insegnata in tutte le scuole superiori per consentire ai giovani di assumere il controllo del proprio benessere finanziario e pianificare il futuro. La gestione delle proprie finanze è un’abilità essenziale nella vita che viene trascurata dalla maggior parte del nostro sistema di istruzione pubblica”, afferma Azzi-Lessing.

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