giovedì 9 giugno 2022

Bandiere - Mauro Armanino

 

 

Persino il Vaticano ha la sua. Così pure i Paesi riconosciuti dalle Nazioni Unite e altri il cui statuto non è ancora determinato. Le bandiere costituiscono un simbolo tra i più eloquenti per esprimere e rafforzare l’identità personale e collettiva. Si usano per le manifestazioni sportive, politiche, culturali, religiose  e funebri. Ad ognuno la sua bandiera da sventolare, ammirare, custodire e difendere. Eppure, di per sé, non si tratta che di un pezzo di stoffa attaccata ad un’asta che rappresenta, simbolicamente, un gruppo o una comunità. Nazione, territorio, città, organizzazione, compagnia commerciale, gruppo religioso, politico o sportivo. Ad ognuno i suoi colori e l’affiliazione che ne consegue. La distruzione o la cattura della bandiera significa la dissoluzione dell’identità e la sua ‘cattura’ da parte di un’altra entità. Le più antiche e note ‘bandiere’ riconosciute sembrano trovarsi in Cina, duemila anni prima della nostra era. Erano fatte di seta.

Veicolo d’attacco con i colori della bandiera della Federazione russa

Dall’invenzione delle nazioni e degli stati in poi, le bandiere hannno gradualmente assunto connotati molto più precisi e contundenti. Eserciti, battaglioni, reparti, squadriglie e comuni cittadini trovano nella difesa della bandiera una delle ragioni per dare la vita o prenderla ad altri. I politici parlano e la bandiera è sullo sfondo nelle loro mani, a ricordare il popolo che rappresentano e che ha loro delegato il potere di difenderlo. Nelle manifestazioni sportive internazionali c’è l’uso del giro di pista con la bandiera del  Paese del vincitore. Nell’immaginario collettivo non c’è nulla di più potente di una bandiera che sventola e si presenta come immortale nel tempo. Le bandiere seguono le mode del momento e lo spirito del tempo. Ad ogni epoca la sua bandiera da esibire al momento opportuno. L’uso di deporre la bandiera sul feretro di un defunto, poi, vuole esprimere il riconoscimento postumo della sua vita al servizio della patria.

La bandiera italiana ammainata a conclusione della missione in Afghanistan

Già, la patria. “Allons enfants de la patrie, le jour de gloire est arrivé“, è il ben noto inizio della rivoluzionaria ‘Marsigliese’, l’inno nazionale della Francia dalla bandiera tricolore. Patria è un nome che deriva dal latino pater, padre: terra degli antenati, il Paese di origine e che ci è caro…la comunità alla quale si appartiene. Padre e non madre, o meglio c’è anche la “madre-patria” per mettere tutti d’accordo. Il giorno della gloria è arrivato, recita l’inno in questione, emblematico per la sua storica sincerità. Il primo ritornello termina così: “…Alle armi, cittadini/formate i vostri battaglioni/Marciamo, sì marciamo/ che il sangue impuro irrighi i nostri solchi”. Tutto è detto in questa frase e di questo parlano, senza dirlo o senza avvedersene, gli stendardi che esibiamo con fierezza. Meglio ricordare che, pure le bandiere, sono di sabbia e alla sabbia torneranno. C’è da relativizzarle e imparare piuttosto a tessere, color di sabbia, la bandiera di un’altra patria. C’è chi scrisse, infatti “…reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri…”. (D. Lorenzo Milani, Lettera ai cappellani militari, 11 febbraio 1975).

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