Persino il Vaticano ha la sua. Così pure i Paesi riconosciuti dalle Nazioni
Unite e altri il cui statuto non è ancora determinato. Le bandiere costituiscono
un simbolo tra i più eloquenti per esprimere e rafforzare l’identità personale
e collettiva. Si usano per le manifestazioni sportive, politiche, culturali,
religiose e funebri. Ad ognuno la sua bandiera da sventolare, ammirare,
custodire e difendere. Eppure, di per sé, non si tratta che di un pezzo di
stoffa attaccata ad un’asta che rappresenta, simbolicamente, un gruppo o una
comunità. Nazione, territorio, città, organizzazione, compagnia commerciale,
gruppo religioso, politico o sportivo. Ad ognuno i suoi colori e l’affiliazione
che ne consegue. La distruzione o la cattura della bandiera significa la
dissoluzione dell’identità e la sua ‘cattura’ da parte di un’altra entità. Le
più antiche e note ‘bandiere’ riconosciute sembrano trovarsi in Cina, duemila
anni prima della nostra era. Erano fatte di seta.
Veicolo d’attacco con i colori della bandiera della Federazione russa
Dall’invenzione delle nazioni e degli stati in poi, le bandiere hannno
gradualmente assunto connotati molto più precisi e contundenti. Eserciti,
battaglioni, reparti, squadriglie e comuni cittadini trovano nella difesa della
bandiera una delle ragioni per dare la vita o prenderla ad altri. I politici
parlano e la bandiera è sullo sfondo nelle loro mani, a ricordare il popolo che
rappresentano e che ha loro delegato il potere di difenderlo. Nelle
manifestazioni sportive internazionali c’è l’uso del giro di pista con la
bandiera del Paese del vincitore. Nell’immaginario collettivo non c’è
nulla di più potente di una bandiera che sventola e si presenta come
immortale nel tempo. Le bandiere seguono le mode del momento e lo spirito del
tempo. Ad ogni epoca la sua bandiera da esibire al momento opportuno. L’uso di
deporre la bandiera sul feretro di un defunto, poi, vuole esprimere il riconoscimento
postumo della sua vita al servizio della patria.
La bandiera italiana ammainata a conclusione della missione in Afghanistan
Già, la patria. “Allons enfants de la patrie, le jour de gloire est
arrivé“, è il ben noto inizio della rivoluzionaria ‘Marsigliese’, l’inno
nazionale della Francia dalla bandiera tricolore. Patria è un nome che deriva
dal latino pater, padre: terra degli antenati, il Paese di origine
e che ci è caro…la comunità alla quale si appartiene. Padre e non madre, o
meglio c’è anche la “madre-patria” per mettere tutti d’accordo. Il giorno della
gloria è arrivato, recita l’inno in questione, emblematico per la sua storica
sincerità. Il primo ritornello termina così: “…Alle armi,
cittadini/formate i vostri battaglioni/Marciamo, sì marciamo/ che il sangue
impuro irrighi i nostri solchi”. Tutto è detto in questa frase e di
questo parlano, senza dirlo o senza avvedersene, gli stendardi che esibiamo con
fierezza. Meglio ricordare che, pure le bandiere, sono di sabbia e alla sabbia
torneranno. C’è da relativizzarle e imparare piuttosto a tessere, color di
sabbia, la bandiera di un’altra patria. C’è chi scrisse, infatti “…reclamo
il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato,
privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i
miei stranieri…”. (D. Lorenzo Milani, Lettera ai cappellani militari, 11
febbraio 1975).
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