“Qualsiasi cosa è contraria alla natura è anche
contraria alla ragione, e qualsiasi cosa è contraria alla ragione è assurda».
Baruch Spinoza (1632-1677)
Nel mondo
prosegue la discussione sui Diritti della Natura. Il motivo è semplice, la
realtà non si può più nascondere. Il collasso ecologico è innegabile. Nessuna
regione, nessuna popolazione, nessun mare sulla Terra è ora al sicuro dai danni
attualmente causati da tale crollo, ci dice il Report del Climate Change Panel
delle Nazioni Unite (IPCC). L'umanità si confronta brutalmente e
globalmente con la vera possibilità della fine della sua esistenza. Dobbiamo
agire. Questo ovviamente spiega perché questo dibattito trova un punto
rilevante in Cile, un paese colpito da molteplici danni socio-ecologici.
Nei dibattiti della Convenzione costituzionale cilena si è aperta la porta a
questioni fondamentali, come sono i diritti della Natura. Il tema risveglia un
crescente interesse. E si scontra anche con la mancanza di conoscenza del suo
significato e con la paura di perdere privilegi a causa della sua applicazione.
È stato sollevato un argomento che afferma l'inutilità di detti diritti,
riferendosi all'esperienza ecuadoriana. Si è detto addirittura che i Diritti
Umani sarebbero subordinati ai Diritti della Natura e andrebbero ad incidere
negativamente sul modello di sviluppo.
Chiariamo alcuni dubbi.
Nonostante le molteplici incomprensioni in vari casi e le limitazioni che
vengono poste per impedire la validità di questi diritti in Ecuador, a partire
dai suoi stessi governanti, c'è comunque spazio per l'ottimismo. In questo
piccolo paese andino, i Diritti della Natura si stanno gradualmente
consolidando. Una serie di processi giudiziari - ad oggi quasi 60 - lo
ratificano. Si tratta di portare avanti un lavoro arduo in un paese
intrappolato in un estrattivismo sfrenato.
Senza minimizzare la necessità di accelerare il passo per un suo maggiore
radicamento, teniamo presente che la Costituzione è in vigore da poco: meno di
14 anni. E che la sua applicazione sta sconquassando le opinioni conservatrici.
Inoltre, potremmo chiederci quanto tempo ci sia voluto per l'accettazione dei
Diritti Umani, il cui rispetto in molti luoghi è come minimo carente. Lo stesso
si potrebbe dire dei diritti degli afrodiscendenti ridotti in schiavitù: la
schiavitù è stata abolita, ma il razzismo non è stato superato; i diritti delle
donne avanzano, ma il patriarcato è ancora presente; riflessioni simili si
adatterebbero ai popoli indigeni. Accettare queste carenze non dovrebbe
portarci alla bizzarra conclusione che questi diritti siano inutili.
L'importante quindi è che, nonostante le molteplici reticenze e ignoranze, i
diritti conquistati dai gruppi tradizionalmente emarginati permeino sempre più
rapidamente la società. A poco a poco, i diritti provocano una maggiore
sensibilità sociale; sensibilizzazione molte volte più efficace di semplici
cambiamenti istituzionali.
Per quanto riguarda la giustizia ecuadoriana, il riconoscimento dei Diritti
della Natura non ha risolto il conflitto tra Natura-oggetto e Natura-soggetto.
Registriamo persino manipolazioni di questi diritti da parte dello Stato quando
vengono sfoggiati al fine di espellere attività minerarie irregolari in
determinati territori per poi aprire il campo alle grandi compagnie minerarie.
L'indignazione che queste aberrazioni possono suscitare non può scoraggiarci.
Teniamo sempre presente che una Costituzione da sola non cambia la realtà, ma
può aiutare affinché la società stessa possa farsi forza di ciò che ha a
disposizione come strumenti efficaci per far cristallizzare i cambiamenti
indispensabili.
In Ecuador infatti, per molte organizzazioni della società civile questi
diritti rappresentano un importante cambiamento di visione, sono uno strumento
di lotta. Ciò non sorprende dal momento che diversi movimenti sociali, in
particolare i movimenti indigeni e contadini, molto prima dell'emanazione
costituzionale di questi diritti, hanno difeso la Natura nelle lotte per i loro
territori. Ciò che è interessante ora è che questi diritti rafforzano i
meccanismi di protezione dei loro territori e anche dei difensori della
Pachamama, spesso criminalizzati per le loro lotte.
Al di là dell'Ecuador, ci sono progressi nel mondo. Secondo le Nazioni Unite,
sono già 37 i Paesi che hanno recepito in qualche modo questo tema a livello
ufficiale e istituzionale. Citiamo alcuni esempi. Nel novembre 2016, in
Colombia, il fiume Atrato e il suo bacino hanno ottenuto i diritti dalla Corte
Costituzionale; così com'è successo nel 2018 con l'Amazzonia colombiana. Nel
2016, la Corte Suprema dell'Uttarakhand in Naintal, nell'India settentrionale,
ha stabilito che i fiumi Gange e Yumana sono esseri viventi. Nel 2017 il fiume
Whanganui in Nuova Zelanda è stato riconosciuto come soggetto di diritti: anche
lì, nel 2013, il Parco Nazionale Te Urewera è stato considerato persona
giuridica con diritti di una persona. A Toledo, Ohio, USA, alle urne del 26
febbraio 2019 si è deciso che il lago Erie, l'undicesimo più grande del mondo e
che fornisce acqua potabile a 12 milioni di americani e canadesi, ha diritti.
Panama ha recentemente segnato una pietra miliare notevole con una importante
Legge sui Diritti della Natura. Inoltre, ci sono altre proposte in corso per
accettare costituzionalmente la Natura come soggetto di diritto: in Messico e
nello Stato Libero di Baviera, in Germania, per citare solo due casi.
Questa eco internazionale si allarga. Trattandosi di una questione di ripercussioni
globali, è quindi urgente per noi che sempre più paesi costituzionalizzino
questi diritti e che si compiano progressi nella costruzione della
Dichiarazione Universale dei Diritti della Natura, come proposto a Tiquipaya,
in Bolivia, nell'anno 2010; riunione è stata il detonante per l'emergere del
Tribunale Internazionale per i Diritti della Natura, formato dalla società
civile di tutti i continenti, come passaggio preliminare a un tribunale formale
nell'ambito delle Nazioni Unite per sanzionare i crimini contro la Madre Terra.
Dice bene Eduardo Gudynas quando afferma: “il riconoscimento dei valori
intrinseci della Natura impone mandati universali, poiché la vita deve essere
protetta in tutti gli angoli del pianeta. I problemi ambientali globali, come il
cambiamento climatico o l'acidificazione degli oceani, rafforzano sempre più
questa etica come valore essenziale”. E così, prima o poi, la globalizzazione
di questi diritti seguirà la strada dei diritti umani, che è servita ad avviare
il dittatore cileno Augusto Pinochet verso l'arresto in Europa per i suoi
crimini contro l'umanità. Un'iniziativa in questa direzione era già stata
espressa un paio di anni fa nell'azione pubblica per impedire la costruzione
della Centrale Idroelettrica di Bello Monte, in Brasile, che mirava a difendere
il fiume Xingu e i suoi abitanti lungo il fiume, facendo riferimento ai Diritti
della Natura della Costituzione ecuadoriana.
Nonostante l'ignoranza di alcuni e la difesa dei loro privilegi da parte di
altri, l'accettazione dei Diritti della Natura è inequivocabilmente una
questione globale e inarrestabile. Il Cile ha ora l'opportunità storica di
essere il secondo paese al mondo a liberare costituzionalmente la Natura dal
suo status di oggetto, così come quando emancipò gli schiavi nel 1823. E di
essere, tra l'altro, un grande esempio a livello mondiale.
Infine, l'affermazione che i diritti umani sarebbero limitati assumendo la
Natura come soggetto di diritti è insostenibile. I Diritti della Natura non si
oppongono affatto ai Diritti Umani. E ciò se non si possono tollerare modelli
di sviluppo che saccheggiano la vita degli esseri umani e non. Pertanto,
entrambi i gruppi di diritti si completano e si rafforzano a vicenda. Inoltre,
accettiamo che senza i Diritti della Natura non ci saranno pieni Diritti Umani.
Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network
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