lunedì 20 giugno 2022

I diritti della natura in Cile: abbattere i pregiudizi, fare la storia - Alberto Acosta

 

“Qualsiasi cosa è contraria alla natura è anche contraria alla ragione, e qualsiasi cosa è contraria alla ragione è assurda».
Baruch Spinoza (1632-1677)

 

Nel mondo prosegue la discussione sui Diritti della Natura. Il motivo è semplice, la realtà non si può più nascondere. Il collasso ecologico è innegabile. Nessuna regione, nessuna popolazione, nessun mare sulla Terra è ora al sicuro dai danni attualmente causati da tale crollo, ci dice il Report del Climate Change Panel delle Nazioni Unite (IPCC). L'umanità si confronta brutalmente e globalmente con la vera possibilità della fine della sua esistenza. Dobbiamo agire. Questo ovviamente spiega perché questo dibattito trova un punto rilevante in Cile, un paese colpito da molteplici danni socio-ecologici.
Nei dibattiti della Convenzione costituzionale cilena si è aperta la porta a questioni fondamentali, come sono i diritti della Natura. Il tema risveglia un crescente interesse. E si scontra anche con la mancanza di conoscenza del suo significato e con la paura di perdere privilegi a causa della sua applicazione. È stato sollevato un argomento che afferma l'inutilità di detti diritti, riferendosi all'esperienza ecuadoriana. Si è detto addirittura che i Diritti Umani sarebbero subordinati ai Diritti della Natura e andrebbero ad incidere negativamente sul modello di sviluppo. 
Chiariamo alcuni dubbi.
Nonostante le molteplici incomprensioni in vari casi e le limitazioni che vengono poste per impedire la validità di questi diritti in Ecuador, a partire dai suoi stessi governanti, c'è comunque spazio per l'ottimismo. In questo piccolo paese andino, i Diritti della Natura si stanno gradualmente consolidando. Una serie di processi giudiziari - ad oggi quasi 60 - lo ratificano. Si tratta di portare avanti un lavoro arduo in un paese intrappolato in un estrattivismo sfrenato.
Senza minimizzare la necessità di accelerare il passo per un suo maggiore radicamento, teniamo presente che la Costituzione è in vigore da poco: meno di 14 anni. E che la sua applicazione sta sconquassando le opinioni conservatrici. Inoltre, potremmo chiederci quanto tempo ci sia voluto per l'accettazione dei Diritti Umani, il cui rispetto in molti luoghi è come minimo carente. Lo stesso si potrebbe dire dei diritti degli afrodiscendenti ridotti in schiavitù: la schiavitù è stata abolita, ma il razzismo non è stato superato; i diritti delle donne avanzano, ma il patriarcato è ancora presente; riflessioni simili si adatterebbero ai popoli indigeni. Accettare queste carenze non dovrebbe portarci alla bizzarra conclusione che questi diritti siano inutili.
L'importante quindi è che, nonostante le molteplici reticenze e ignoranze, i diritti conquistati dai gruppi tradizionalmente emarginati permeino sempre più rapidamente la società. A poco a poco, i diritti provocano una maggiore sensibilità sociale; sensibilizzazione molte volte più efficace di semplici cambiamenti istituzionali.
Per quanto riguarda la giustizia ecuadoriana, il riconoscimento dei Diritti della Natura non ha risolto il conflitto tra Natura-oggetto e Natura-soggetto. Registriamo persino manipolazioni di questi diritti da parte dello Stato quando vengono sfoggiati al fine di espellere attività minerarie irregolari in determinati territori per poi aprire il campo alle grandi compagnie minerarie. L'indignazione che queste aberrazioni possono suscitare non può scoraggiarci. Teniamo sempre presente che una Costituzione da sola non cambia la realtà, ma può aiutare affinché la società stessa possa farsi forza di ciò che ha a disposizione come strumenti efficaci per far cristallizzare i cambiamenti indispensabili.
In Ecuador infatti, per molte organizzazioni della società civile questi diritti rappresentano un importante cambiamento di visione, sono uno strumento di lotta. Ciò non sorprende dal momento che diversi movimenti sociali, in particolare i movimenti indigeni e contadini, molto prima dell'emanazione costituzionale di questi diritti, hanno difeso la Natura nelle lotte per i loro territori. Ciò che è interessante ora è che questi diritti rafforzano i meccanismi di protezione dei loro territori e anche dei difensori della Pachamama, spesso criminalizzati per le loro lotte.
Al di là dell'Ecuador, ci sono progressi nel mondo. Secondo le Nazioni Unite, sono già 37 i Paesi che hanno recepito in qualche modo questo tema a livello ufficiale e istituzionale. Citiamo alcuni esempi. Nel novembre 2016, in Colombia, il fiume Atrato e il suo bacino hanno ottenuto i diritti dalla Corte Costituzionale; così com'è successo nel 2018 con l'Amazzonia colombiana. Nel 2016, la Corte Suprema dell'Uttarakhand in Naintal, nell'India settentrionale, ha stabilito che i fiumi Gange e Yumana sono esseri viventi. Nel 2017 il fiume Whanganui in Nuova Zelanda è stato riconosciuto come soggetto di diritti: anche lì, nel 2013, il Parco Nazionale Te Urewera è stato considerato persona giuridica con diritti di una persona. A Toledo, Ohio, USA, alle urne del 26 febbraio 2019 si è deciso che il lago Erie, l'undicesimo più grande del mondo e che fornisce acqua potabile a 12 milioni di americani e canadesi, ha diritti. Panama ha recentemente segnato una pietra miliare notevole con una importante Legge sui Diritti della Natura. Inoltre, ci sono altre proposte in corso per accettare costituzionalmente la Natura come soggetto di diritto: in Messico e nello Stato Libero di Baviera, in Germania, per citare solo due casi.
Questa eco internazionale si allarga. Trattandosi di una questione di ripercussioni globali, è quindi urgente per noi che sempre più paesi costituzionalizzino questi diritti e che si compiano progressi nella costruzione della Dichiarazione Universale dei Diritti della Natura, come proposto a Tiquipaya, in Bolivia, nell'anno 2010; riunione è stata il detonante per l'emergere del Tribunale Internazionale per i Diritti della Natura, formato dalla società civile di tutti i continenti, come passaggio preliminare a un tribunale formale nell'ambito delle Nazioni Unite per sanzionare i crimini contro la Madre Terra.
Dice bene Eduardo Gudynas quando afferma: “il riconoscimento dei valori intrinseci della Natura impone mandati universali, poiché la vita deve essere protetta in tutti gli angoli del pianeta. I problemi ambientali globali, come il cambiamento climatico o l'acidificazione degli oceani, rafforzano sempre più questa etica come valore essenziale”. E così, prima o poi, la globalizzazione di questi diritti seguirà la strada dei diritti umani, che è servita ad avviare il dittatore cileno Augusto Pinochet verso l'arresto in Europa per i suoi crimini contro l'umanità. Un'iniziativa in questa direzione era già stata espressa un paio di anni fa nell'azione pubblica per impedire la costruzione della Centrale Idroelettrica di Bello Monte, in Brasile, che mirava a difendere il fiume Xingu e i suoi abitanti lungo il fiume, facendo riferimento ai Diritti della Natura della Costituzione ecuadoriana.
Nonostante l'ignoranza di alcuni e la difesa dei loro privilegi da parte di altri, l'accettazione dei Diritti della Natura è inequivocabilmente una questione globale e inarrestabile. Il Cile ha ora l'opportunità storica di essere il secondo paese al mondo a liberare costituzionalmente la Natura dal suo status di oggetto, così come quando emancipò gli schiavi nel 1823. E di essere, tra l'altro, un grande esempio a livello mondiale.
Infine, l'affermazione che i diritti umani sarebbero limitati assumendo la Natura come soggetto di diritti è insostenibile. I Diritti della Natura non si oppongono affatto ai Diritti Umani. E ciò se non si possono tollerare modelli di sviluppo che saccheggiano la vita degli esseri umani e non. Pertanto, entrambi i gruppi di diritti si completano e si rafforzano a vicenda. Inoltre, accettiamo che senza i Diritti della Natura non ci saranno pieni Diritti Umani.


Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network

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