Dal blog https://www.lindipendente.online/
Sono 1173
i minori stranieri non accompagnati (MSNA), ovvero i
minorenni stranieri che si trovano sul territorio italiano privi di adulti
responsabili della loro assistenza, scomparsi in Italia nei soli primi
4 mesi del 2022. Si tratta di quasi 10 bambini o ragazzi al giorno, svaniti
nel nulla dopo essersi allontanati dalle strutture cui sono dati in affidamento
dalle forze dell’ordine o dalle prefetture. Un fenomeno silenzioso, che non
cattura l’attenzione dei mezzi di informazione, se non in forma episodica,
nonostante la tendenza crescente degli ultimi anni.
Si definisce minore straniero non
accompagnato il “minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione
europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è
altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e
di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per
lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento
italiano”. Si tratta di giovani di età inferiore ai 18 anni rintracciati sul
territorio dalle forze dell’ordine, o giunti sul suolo italiano a seguito di
sbarchi insieme ad altri migranti, che una volta intercettati vengono inseriti
in apposite strutture dalle prefetture.
Con
l’entrata in vigore della l. 47/2017, la cosiddetta “legge Zampa”, è infatti
fatto divieto il respingimento alla frontiera dei MSNA a prescindere dal motivo
per il quale questi facciano ingresso sul suolo italiano. Secondo la normativa
vigente (art. 403 cc) questi devono essere inseriti in un “luogo sicuro”
individuato dalle autorità. Tuttavia, come mostrano i dati forniti dagli stessi report
governativi, il numero di minori che ogni anno sparisce dalle strutture adibite
alla loro accoglienza è incredibilmente alto: nei soli primi 4 mesi del 2022 sono 1173
i MSNA “usciti di competenza” dal sistema per “allontanamento”, a fronte
dei 5239 in ingresso in Italia nello stesso periodo (dei quali 2746 provenienti
dall’Ucraina). Confrontando i dati disponibili, è possibile notare come nel
2021, a fronte di 11.578 MSNA rintracciati sul territorio italiano, siano 3776
i casi di “allontanamento” complessivi dalle strutture. I dati possono essere
confrontanti con quelli del ministero dell’Interno sui minori stranieri
scomparsi: nel primo semestre del 2021 erano 3434, a fronte dei 1627 del 2020 e
dei 2243 del 2019. Come sottolineato dal prefetto Silvano Riccio, «È peraltro
evidente che gli stranieri che si allontanano dai centri di accoglienza
presentano maggiori difficoltà sotto il profilo della ricerca e del possibile
ritrovamento, atteso che molti di questi considerano l’Italia
come Paese di transito e raggiungono altri Paesi, soprattutto del Centro e Nord
Europa».
Tra le
ragioni che spingono i minori ad allontanarsi dalle strutture, nella maggior
parte dei casi per essere inseriti nei circuiti dell’economia sommersa e
dell’illegalità, vi sono i lunghi ed estenuanti iter delle procedure di
accoglienza, che
possono durare anche anni prima di essere portati a compimento, e il bisogno di
ripagare i debiti di viaggio. Giunti spesso in Europa sulla base
della richiesta di ingenti somme da pagare da parte dei trafficanti, complice
l’estrema dilatazione dei tempi di regolarizzazione, molti di questi giovani
finiscono spesso per essere prede dei circuiti di sfruttamento.
La
sparizione dei minori nella trattazione mediatica è spesso un tema preso sottogamba, «probabilmente perché non
percepiti come portatori di conflittualità sociale, né di minaccia alla sicurezza
nazionale. […] La loro non-presenza sul territorio è demarcata con espressioni
come: irreperibili; scomparsi in reti criminali di sfruttamento; in transito
verso altri Paesi; scappati dal sistema di accoglienza; sottrattisi
all’identificazione, definizioni perlopiù utilizzate nella reportistica
istituzionale e delle ONG sul tema, e poi riprese dai mezzi di informazione».
Si tratta di
un’emergenza che non riguarda solamente l’Italia, ma l’intera Europa: sono
infatti almeno 18 mila i MSNA giunti nel continente e
poi scomparsi tra gennaio 2018 e dicembre 2020, secondo l’indagine svolta
dal Guardian e Lost in Europe. Il dato
potrebbe tuttavia essere fortemente sottostimato, poiché non tutti
i Paesi europei avevano a disposizione dati aggiornati o esaurienti da fornire.
A ciò va anche aggiunto il fatto che le procedure di segnalazione di scomparsa
non sempre vengono effettuate a dovere, come mostra report della Fondazione ISMU, la
quale denuncia come “l’insufficiente cooperazione tra le diverse autorità” e la
mancanza di “pratiche consolidate riconosciute e un protocollo per la
cooperazione transfrontaliera” rendano difficili le procedure di ricerca a
livello europeo.
Nessun commento:
Posta un commento