ReCommon pubblica oggi “Snam, giù le mani dalla Sardegna”, un’analisi di come gli interessi di una delle più importanti aziende italiane, fortemente spalleggiata dal governo, stiano penalizzando in maniera molto pesante il percorso di giusta transizione energetica che invece avrebbe potuto intraprendere una delle regioni italiane più segnate in passato da un processo di industrializzazione dannoso per l’ambiente e le comunità.
Snam, giù le
mani dalla Sardegna
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Il “DPCM
Energia” datato inizio maggio, infatti, conferma che il futuro dell’isola sarà
incentrato sul gas. Fuori tempo massimo, visto che mai questo combustibile
fossile era stato utilizzato in Sardegna, dove si auspicava una reale
transizione energetica basata sulle fonti alternative, una volta abbandonato
definitivamente il carbone.
Sono anni
che Snam spinge per la metanizzazione della Sardegna. Tramite la controllata
Enura, la multinazionale ha trasformato il progetto della “ dorsale”, ovvero un
gasdotto che avrebbe dovuto attraversare l’isola da nord a sud, in tre
“mini-dorsali”, ossia delle reti di distribuzione concentrate nei tre poli
dell’isola dove sono presenti le grandi industrie e i centri abitati più grandi,
collocati a nord-ovest nell’area di Porto Torres, nell’oristanese, nel
sud-ovest nell’area del Sulcis Iglesiente e nel cagliaritano nella zona di
Sarroch.
I punti di
rifornimento saranno due nuovi rigassificatori, uno a nord e uno a sud, per
l’importazione di gas fossile via nave.
L’emergenza
guerra ha contribuito a creare la basi per legittimare un piano a dire poco
anacronistico, che mette una pesante ipoteca sul futuro della Sardegna. Il
“DPCM Energia” rilancia la costruzione di terminali di rigassificazione e
stoccaggio come alternativa all’importazione di gas russo, non solo in
Sardegna, ma anche sulle coste della penisola italica e alla necessità di
trovare altri fornitori principalmente di gas liquido trasportato via nave.
“La Sardegna
non merita continue promesse di sviluppo, illusorie e fuori dal tempo.
Meriterebbe invece le bonifiche attese da anni, una pianificazione energetica
radicata nei territori, basata sulle comunità energetiche di iniziativa locale
e la partecipazione della popolazione. Purtroppo come stiamo vedendo il gas è
una dipendenza che ha delle conseguenze non solo sui cambiamenti climatici.
Snam sembra far finta di niente per non mettere in discussione i propri piani
di sviluppo futuro, in cui la Sardegna è solo una mappa da colorare” ha
dichiarato Filippo Taglieri di ReCommon, autore del rapporto.
“Non è
accettabile mettere un’ipoteca così pesante sul futuro di una terra che da
decenni è sacrificata a servitù militari e a un modello industriale che ha
inquinato e minato la salute delle persone. Con il prezzo del gas alle stelle,
e l’evidenza degli impatti del modello economico in cui si fonda, la Sardegna
dovrebbe cogliere l’opportunità per voltare pagina dall’economia delle fossili,
e pianificare dal basso il proprio futuro energetico, fuori dal modello
estrattivista e a partire dai territori” ha affermato Elena Gerebizza, anche
lei autrice del rapporto.
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