Negli ultimi
dieci anni, l’Italia ha visto scomparire oltre 140.000 attività al dettaglio,
di cui quasi 46.500 appartenevano al commercio di vicinato, con una perdita
significativa per migliaia di comunità locali.
Questa
progressiva desertificazione commerciale sta trasformando il tessuto sociale di
intere aree del paese, lasciando più di 26 milioni di italiani senza accesso
immediato a beni di prima necessità e servizi di base come alimentari, edicole,
bar e distributori di carburante.
Secondo i
dati presentati nel dossier “Commercio e servizi: le oasi nei centri urbani”,
elaborato da Confesercenti e discusso ieri a Roma alla presenza del Ministro
per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, il fenomeno interessa in
particolare i comuni più piccoli e rurali. Sono oltre 5.653 i comuni colpiti, e
quelli con meno di 15.000 abitanti sono i più esposti a questa emorragia di
attività: in molte aree, la popolazione è ora costretta a percorrere chilometri
per trovare prodotti di uso quotidiano, un disagio che aumenta le difficoltà di
chi vive in contesti già svantaggiati.
Tra i
settori più colpiti c’è quello alimentare, dove i numeri raccontano una realtà
difficile per milioni di italiani. La chiusura delle panetterie ha lasciato
senza pane fresco 3,8 milioni di persone in 565 comuni, e per altre categorie
alimentari la situazione è simile: 3 milioni di cittadini non trovano più un
negozio di bevande, 2,3 milioni non hanno una pescheria, 2,1 milioni hanno
perso l’accesso a negozi di frutta e verdura e 1,6 milioni devono rinunciare a
una macelleria nel proprio comune.
La
desertificazione non riguarda però solo l’alimentare: l’abbigliamento e i beni
non alimentari seguono un trend altrettanto critico. In molte aree, 3,2 milioni
di italiani non hanno un negozio di biancheria vicino, 3,1 milioni devono
spostarsi per acquistare vestiti per bambini e 1,2 milioni hanno perso
l’accesso a un negozio di abbigliamento per adulti.
Anche
l’elettronica e le librerie stanno scomparendo, lasciando milioni di italiani
senza possibilità di acquisto nel proprio comune. A peggiorare la situazione
contribuiscono la chiusura di numerose edicole e empori locali, con un impatto
sulla vita quotidiana e sull’accesso alla cultura e all’informazione.
Infine, la
riduzione dei servizi di vicinato colpisce anche attività come parrucchieri e
bar, che rappresentano non solo servizi, ma veri e propri luoghi di
aggregazione e socialità nelle comunità locali.
In 273
comuni, parrucchieri e barbieri hanno chiuso, mentre i bar sono scomparsi in
246 comuni, lasciando quasi 150.000 persone senza un punto di incontro
tradizionale, in particolare nei piccoli centri sotto i 5.000 abitanti.
Questi dati
dipingono il ritratto di un’Italia dove la vita nei piccoli borghi diventa ogni
giorno più difficile, evidenziando il crescente rischio di un paese in cui i
servizi essenziali sono sempre più limitati e le aree interne sempre più
isolate.
da qui
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