Dapprima
dico subito grazie a tutti coloro che salvano gli animali dalla guerra,
anche quella di ogni giorno, che fa il mondo a loro.
“L’allevamento degli
animali contribuisce al riscaldamento globale per un 40% in più rispetto a
tutto il settore mondiale dei trasporti nel suo complesso; è la causa numero
uno dei cambiamenti climatici” scrive ripetutamente Jonathan Safran Foer, scrittore e saggista
statunitense che nel 1999 andò in Ucraina per fare ricerche sulla
vita di suo nonno ebreo.
In Italia
siamo passati dai 20/21 kg degli anni Sessanta e una media di 79 chili, di
carne di animali ammazzati, da mangiare. Non esiste, secondo le analisi
di Greenpeace, un modo sostenibile per continuare a nutrire gli
animali allevati oggi in Europa. È piuttosto considerata necessaria una
riduzione del 70% del consumo di carne e latticini in Ue entro il 2030,
accompagnata da una normativa comunitaria rigorosa, per smettere di importare
beni prodotti attraverso la deforestazione. Intanto, in occasione della guerra
in Ucraina, ci troviamo di fronte a un deficit mondiale di cereali. Per
compensarlo, ricordano le associazioni ambientaliste, basterebbe una riduzione dell’8% dei
cereali usati nell’Ue per l’alimentazione animale.
C'è un
monumento dedicato agli animali caduti in guerra: è un memoriale “Animals in War Memorial Found”
in cui, con sculture ed epitaffi, sono ricordati tutte le vittime animali del
conflitto mondiale , inaugurato nel 2004. L’epitaffio più significativo: “They
had no choice”…”Essi non ebbero scelta”.
McDonald's
ha lasciato la Russia a maggio scorso con la vendita completa delle
sue attività (850 ristoranti) a un acquirente locale, in seguito all'invasione
dell' Ucraina da parte di Mosca. McDonald's ha sottolineato che la crisi
umanitaria causata dalla guerra ha reso di fatto "insostenibile, né
coerente con i nostri valori" mantenere le attività in Russia....e ci vuole una faccia a dire certe cose vantandosi...
Nella foto
che ho messo si vede un allevamento intensivo di maiali, molte femmine
allattano, sono tutti chiusi serrati in gabbia, è anche un allevamento
"pulito". Viene da un articolo del 2019, titolato: La Svizzera pensa di
abolire gli allevamenti intensivi di animali: “Dannosi anche per
l’ambiente”.Chissa come è finita, c'è sempre una buona ragione per aggirare gli
ostacoli posti dagli "ambientalisti", vero? Umberto Veronesi a febbraio del 2011,sosteneva che “soprattutto il consumo
eccessivo di carne va evitato. Per alimentare i 3 miliardi e mezzo di animali
d’allevamento destinati a soddisfare il palato dei carnivori viene
utilizzato un terzo dei prodotti agricoli mondiali, che potrebbero sfamare
intere popolazioni e l’assurdo è che i carnivori si ammalano di più, e
spesso muoiono a causa del loro tipo di alimentazione"
In
Italia la grande maggioranza degli animali
allevati non ha accesso al pascolo e trascorre tutta la
vita in capannoni chiusi. Questo vale anche per le eccellenze del Made in Italy
e persino per una parte dei prodotti certificati “bio”. Che ne è stato delle
petizioni inviate ai vari Ministeri dell' Agricoltura nel corso di questi anni?
Giugno 2021: "Cosa
succede negli allevamenti intensivi di mucche?Le mucche che vengono sfruttate
per la produzione di latte sono destinate a una vita di dolore fisico ed
emotivo. Entrano giovanissime in un ciclo di inseminazione artificiale
sfiancante e frenetico che le porta a partorire 3 o 4 volte prima di essere,
attorno ai 5 anni di età, mandate al macello perché non più produttive. Non
sono rari i casi in cui questo avviene mentre sono ancora incinte.Le gravidanze
continue servono a far sì che producano latte in quantità massicce a ritmi
innaturali, fino a 30 litri al giorno.Le mungiture si susseguono a ritmi
incessanti: due al giorno per 300 giorni all’anno. Una volta macellata, la loro
carne verrà venduta come prodotto di seconda scelta.Una volta nati i cuccioli
delle mucche da latte vengono separati dalla madre a poche ore dal parto,
causando forte stress e dolore a entrambi. Sono poi smistati in base al genere:
se sono femmine verranno introdotte nel ciclo della produzione di latte,
rimpiazzando, di fatto, le loro stesse madri. Anche loro, dopo 4 o 5 anni, non
riusciranno a mantenere i ritmi di produzione e verranno messe su un camion
diretto al macello.Se maschi saranno rinchiusi in piccoli box e allevati per
pochi mesi. Qui saranno nutriti con un surrogato del latte volutamente mancante
di fibre e ferro che li farà crescere anemici, così da ottenere una carne più
tenera e apprezzata dai consumatori. Intorno al sesto mese di età anche loro
finiranno al macello per essere venduti come “carne bianca di vitello”."
E' invece
del maggio 2022 l'articolo che
racconta degli attivisti di Greenpeace provenienti da tutta Europa che hanno
bloccato nel porto di Amsterdam una nave cargo con 60 milioni di chili di soia.
"...Ma perché l’Europa importa tanta soia? Sarebbe un errore attribuire
questo commercio al consumo di tofu, burger vegetali e sostituti del latte. Lo
scopo di queste importazioni non è infatti quello di alimentare il crescente
mercato vegano, ma è piuttosto quello di sfamare i nostri animali, in
particolare polli e maiali, ma anche bovini, soprattutto quelli rinchiusi negli
allevamenti intensivi. Infatti, nonostante due terzi dei terreni agricoli
europei siano già destinati alla produzione di mangimistica, almeno l’85% della
la soia importata viene utilizzata come mangime ed è proprio
per sostenere questo tipo di impiego che, negli ultimi 25 anni, la produzione
mondiale di soia è più che raddoppiata.Con quest’iniziativa, l’organizzazione
ambientalista vuole portare ancora una volta alla pubblica attenzione il
contributo dell’Europa alla deforestazione globale. Le importazioni di prodotti
a base di soia nel nostro continente (circa 33 milioni di tonnellate all’anno),
provenienti per il 65% dal Brasile e dall’Argentina, sono infatti così massicce
da rappresentare il principale contributo dell’Unione europea alla distruzione
globale delle foreste a cui, secondo un recente rapporto del WWF,
l’Europa contribuisce complessivamente per il 16%.In questo mercato, i Paesi
Bassi sono la principale destinazione delle importazioni, mentre l’Italia, con
il 10% della soia importata, è il quarto importatore europeo. In particolare
nel 2021, nonostante i gravi attacchi all’ambiente e ai diritti umani
perpetrati dal governo brasiliano di Jair Bolsonaro, il nostro import di soia
dal Brasile è aumentato ulteriormente. Eppure, secondo un articolo pubblicato
nel 2020 da Science, circa il 20% delle
esportazioni di soia dall’Amazzonia e dal Cerrado brasiliano potrebbe derivare
da deforestazione illegale persino secondo le normative ambientali brasiliane
che, in particolare nel Cerrado, sono decisamente di ‘manica larga’. Inoltre,
in Brasile e in Argentina la soia è per il 95% geneticamente modificata e la
sua coltivazione implica un uso massiccio di erbicidi, pesticidi e agenti
chimici potenzialmente pericolosi."
A marzo del
2022 veniva scritto: "...l’Associazione
Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici, parla di “conseguenze
devastanti per gli allevamenti” se non si troverà un canale alternativo per
importare i mangimi dopo che il conflitto ha bloccato le esportazioni di mais
dell’Est Europa."
Concludo con
un pensiero dello scrittore Jonathan Safran Foer, citato
all'inizio “Manipoliamo i geni di questi animali e poi gli diamo
gli ormoni della crescita e ogni genere di farmaci di cui non sappiamo
abbastanza. E poi ce li mangiamo. I bambini di oggi sono la prima generazione
che cresce con questa roba, e noi li usiamo come cavie. Non è strano quanto si
arrabbi la gente per qualche giocatore di baseball che prende gli ormoni della
crescita, quando facciamo queste cose agli animali che mangiamo e poi li diamo
ai nostri figli?"
Il bello, si
fà per dire, è che si dice di una persona rilassata che è stravaccata e
di uno che non ha limiti nel mangiare e in certi abitudini che è un porco,
di chi ci casca in un tranello che è un pollo...Neanche la guerra
in corso cambia dunque le nostre abitudini? Tanto per partire dal piccolo
piccolo,quel piccolo noi, che abbia a cuore non solo cani e gatti.
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